Capitolo 16

24 2 4
                                    

Kilian

Un giorno il re interpellò l'oracolo per sapere quale sarebbe stata la sorte del suo regno. L'oracolo rispose che sua figlia Danae avrebbe avuto un bambino che lo avrebbe ucciso. Il re allora, per evitare che questa profezia si realizzasse, fece rinchiudere la figlia in una torre. Zeus però si trasformò in pioggia d'oro e penetrò nella torre seducendo la ragazza. Nacque così un bambino di nome Perseo. Quando il re scoprì l'esistenza del bambino, fece chiudere la figlia col piccolo Perseo in una cassa di legno, e li fece abbandonare in mare. La cassa con i due ancora vivi arrivò sull'isola di Serifo. Polidette, tiranno dell'isola, quando vide Dane se ne innamorò. Decise così di ospitare nella sua corte la donna e il bambino. Polidette cercava di convincere Danae a sposarlo, ma Danae pensava solo al figlio e non aveva tempo per altro. Così Polidette decise di eliminare Perseo con un inganno. Annunciò di voler sposare un'altra donna e chiese a tutti gli amici un cavallo come regalo. Perseo non possedeva il cavallo ed ha detto al re che, se avesse smesso di importunare la madre, gli avrebbe donato qualsiasi cosa volesse. Così il re gli ha chiesto la testa di Medusa come regalo di nozze, sicuro che Perseo non sarebbe sopravvissuto a questa impresa. Medusa, infatti, era un mostro con i capelli fatti di serpenti, e chiunque la guardasse direttamente si trasformasse in pietra. Viveva in un'isola in mezzo all'oceano insieme ad altre due Gorgoni. Ma Perseo era figlio di Zeus e venne aiutato dagli dèi. Egli ricevette l'elmo dell'invisibilità da Ade, un paio di sandali alati di Ermes, uno scudo di bronzo riflettente da Atena e una spada da Efesto. Arrivato sull'isola Giunto finalmente dalle Gorgoni, Perseo le trova addormentate e, senza guardare direttamente Medusa ma fissandone l'immagine riflessa sullo scudo donatogli da Atena, riesce a tagliarle la testa senza essere pietrificato. Dal sangue di Medusa nasce Pegaso, un cavallo alato che aiuta Perseo a sfuggire dall'inseguimento delle altre due Gorgoni e che lo accompagna in altre numerose e mirabolanti avventure.

 Dal sangue di Medusa nasce Pegaso, un cavallo alato che aiuta Perseo a sfuggire dall'inseguimento delle altre due Gorgoni e che lo accompagna in altre numerose e mirabolanti avventure

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Tu non preoccuparti? Io non so cosa fare quando lei andrà via. È tutto così strano, in neanche una settimana è successo tutto questo. Assurdo. "Non ci pensare. Io non lo sto facendo. Tra alti e bassi, mi godo il momento. Dovresti provarci". Sbuffo arreso, ma se ci rifletto, ha ragione. "D'accordo, ma dimmi, un professore sexy, lo vorresti nella tua vita?" Chiedo facendole un sorrisetto sghembo. Lei si morde le labbra. È in panico. "Te l'ho già detto..." "Vuol dire che non l'ho sentito. Potresti ripetere?" Si, mi piace fare lo stronzo. Lei in risposta ruota, tanendo le gambe a penzoloni sulla sedia. Si sposta i capelli di lato senza smettere di guardarmi negli occhi. Mi sta provocando, cazzo! Le sue pupille si ingrandiscono, passa la lingua sulle labbra, vogliosa. Lo scollo del vestito mi sta costringendo a guardarle il seno quasi scoperto. I pantaloni iniziano a starmi stretti. Porca puttana. Inizia a muoversi sulle mie gambe, facendo scontrare le intimità di tanto in tanto. "Ti basta come risposta?" Annuisco senza smettere di fissarla. Kilian, mantieni il controllo. Non ce la farò. Avvicina la sua bocca alla mia, ma poi la allontana di proposito. Allora le prendo le guance con le mani a coppa e la spingo sulle mie labbra, dando spazio a un bacio mai visto. Lei ansima in cerca di fiato. "Mai svegliare il cane che dorme. Ricordalo Delia, perchè poi sarà difficile farmi riaddormentare". Dico con voce rauca. La prendo dai fianchi facendola sedere sul tavolo. Le alzo il vestito fino ai fianchi e le scosto le mutandine. "Cazzo, sei bagnata". Sorrido compiaciuto, mentre affondo un dito tra le sue pareti. Spalanca la bocca ma subito dopo riprende a baciarmi, mentre infilo un altro dito, e un altro... alterno movimenti lenti a veloci, facendola godere tantissimo. Dalla sua bocca escono solo gemiti di apprezzamento. "Cazzo Kilian... Ti voglio. Ora". Affannata, inizia ad armeggiare con la cerniera dei pantaloni, che tira giù velocemente. Poi passa ai boxer. Prendo un preservativo dalla tasca dei pantaloni che sono al livello delle ginocchia e lo infilo. "Sei sicura?" Domando. La voglio cosciente, ma non perché non mi assumo le mie responsabilità, ma perché voglio che si ricordi questo momento per sempre. Lei annuisce in modo svelto, così penetro dentro di lei. Butta la testa all'indietro mentre mi muovo lentamente, per abituarla. È così confortevole. Anche la sua vagina mi piace, cazzo. Entro ed esco con delle forti spinte. Cerco il suo sguardo e quando lo trovo ci baciamo. Scendo sulla gola, poi sullo scollo. Quando veniamo entrambi, lei si accascia su di me. La poggio alla sedia ed entrambi ci rivestiamo. "Il sesso migliore che abbia mai fatto". Confesso prendendola per un fianco. "Già... Ma temo che non succederà più". Il suo sguardo si incupisce. "Ma tu lo hai denunciato, Delia! Con me stai bene, giusto?" "Certo, con te sto da Dio, ma lui è sempre nei miei pensieri. E poi non è detto che io vinca la causa. Insomma, lui è Alan Bianchi! Un fottuto proprietario di fabbriche!" Esclama presa dal nervosismo. Vorrei esserci io nei suoi pensieri. Sempre. "Tu la vincerai perchè lui ha un torto marcio assurdo. Solo tu puoi distruggerlo". Dico convinto stringendole le mani. "Okay, grazie". È ancora molto pensierosa. "Non mi piace che dopo un esperienza da urlo tu pensi a lui. Per me non ha neanche un nome". "Lo so, Kil. Hai ragione. Però si è fatto tardi, devo tornare in camera". "Certo. Ti accompagno".
Poco dopo siamo nel corridoio che conduce alla sua cabina. "Grazie di tutto. Es war wunderschön". Sussurra in tedesco. La sua origine. "Cosa significa?" "È stato bellissimo, significa". Sorrido compiaciuto e le do un bacio sulle labbra. "Buonanotte". "Sognami, ti prego". Confessa sottovoce, poi va via senza darmi il tempo di rispondere. Una volta in camera, esaudisco il suo desiderio.
"Ma che cazzo vuoi?!" Esclamo sollevando piano il busto dal letto. Mi sono appena svegliato per colpa di un continuo bussare. "Apri stupido, è tardi!" Mi volto verso l'orologio e per poco non mi prende un infarto. "Arrivo!" Mi catapulto giù dal letto e faccio entrare in camera Gavin. "Ti rendi conto di che ore sono? Sono le undici! Tra un'ora e mezzo devi lavorare!" Mi rimprovera. "Si, lo so. Ero stanchissimo". Mi giustifico, ma a lui non sfugge niente. Infatti, sul suo volto si dipinge un sorrisetto compiaciuto. "Ci hai dato dentro eh?" Che bastardo. Rido. "Sta zitto, stronzo". Mi puntella le dita sulla schiena. "Kilian ha scopato?! Dopo quanto? Mesi probabilmente". Mi chiudo nel bagno per cambiarmi, ma lui continua a parlare. "Mi sembravi una suora di clausura! Datti una svegliata!" Esclama prendendomi in giro. "Non gioco con le donne, a differenza tua". Ribatto prontamente, uscendo dal bagno e finendo di infilare la maglietta. Mi siedo sul letto e prendo un paio di scarpe. "È bello. Dovresti provare". "Mai". Mi affianca. "E dimmi... scopa bene la tigrotta?" Mi alzo velocemente. "Che cazzo di domande fai?! Non sono affari tuoi!" Dico sull'uscio della porta, iniziando a camminare per il lungo corridoio. "Potresti farmi fare un giro". Propone seguendomi per tutto il tragitto. "Assolutamente no". Questa suonava molto protettiva. "Scherzo amico! Mi piace quella ragazza, ma niente di più dell'amicizia. Sta tranquillo". Mi mette un braccio sulla spalla quando siamo nel pieno centro della nave. Non nego che siamo osservati da tutti. Soprattutto ragazze che sussurrano tra loro e ci troviamo a rispondere cordialmente ad innumerevoli buongiorno. Io con bermuda beige e maglietta azzurra con lo stemma della compagnia e Gavin con l'uniforme da marinaio. Qui mi chiamano il "bello e impossibile" ma non mi ritengo tale. Sono bello e questo mi piace, ma non impossibile. O perlomeno sono molto selettivo. Non mi faccio la prima che passa, al contrario del mio amico. "Adoro tutte queste attenzioni". Sussurra il ragazzo affianco a me sorridendo. "Lo dici come se fosse una novità". Arriviamo al bar e prendo solo un caffè, mentre mi soffermo a guardare fuori dalla grandissima vetrata. Abbiamo attraccato alle otto, e ora siamo in mare, perchè, qui a Mykonos, si fermano molte navi da crociera e non c'è spazio per tutte nel porto, così alcune approdano in pieno mare, a circa cinque minuti di motoscafo dalla costa. Infatti oggi, per scendere, bisognerà prendere una navetta. "Sai chi ha guidato tutta la notte e non ha segni di cedimento?" Dice di punto in bianco Gavin. "Fammi pensare, tu?" Lui annuisce. "Tu invece, con una scopatina, sei ceduto". "Shh, abbassa questa cazzo di voce. E poi non è stato solo sesso, abbiamo parlato tanto". "Capisco... ora sbrigati, hai solo dieci minuti!"

"Buongiorno a tutti! Benvenuti a Mykonos!" Esclama Julia allargando le braccia. "Ci siete tutti?" E poi inizia a fare l'appello. "Perfetto, possiamo partire". Prendiamo il bus e facciamo un giro panoramico dell'isola. Di tanto in tanto, mi soffermo a cercare Delia, per essere sicuro che sia sempre qui, e a volte incrociamo gli sguardi.
"Eccoci arrivati nel centro della città. Questo è il villaggio di Ano Mera, uno dei rari luoghi non contaminati dalla modernità. Possiamo osservare il campanile e la famosa cupoletta rossa del Monastero di Panagia Tuorliani. La chiesa, fondata nel 1542, deve il suo nome ad una icona della Vergine Maria che si dice compia miracoli. Ci sono domande?" Chiedo osservando la cerchia difronte a me. "Ci sono artisti che hanno prodotto qualcosa all'interno della chiesa?" Domanda una voce troppo riconoscibile, quanto irritante: Alan. Da tutti mi sarei aspettato un intervento, meno che lui. Lo sta facendo per mettermi in difficoltà? Probabilmente si, ma su questo non mi batte nessuno. Riesco a rispondere a tutto e tutti. "Monastero, signore, non chiesa". Lo correggo anche. "Comunque, si, ci sono delle iconostasi, opere di artisti fiorentini della seconda metà del 1700, che presentano una delle piccole icone incastonate in una struttura in legno dipinta di verde e rosso e decorata da miriadi di foglie e fiori dorati". Concludo sorridendo vittorioso. "Ora spostiamoci sulla costa". Dice Julia conducendo i turisti sul pullman. Una volta arrivati ci spostiamo in un posto all'ombra e inizio il mio discorso. "Questa è Kalafati Beach, una spiaggia molto calma e tranquilla, adatta a chi ama la solitudine. Lì infondo potete notare l'isola Dragonissi, a forma di drago che dorme. Avete da adesso, mezz'ora di tempo libero per scattare tutte le foto che volete". La folla si disperde e io e Julia ci sediamo ad un tavolino di un bar vicino al mare. Osservo la spiaggia perfetta, popolata da poche persone, l'acqua cristallina. Un luogo di pace. Mi immagino qui con quella ragazza a cui non faccio che pensare, soli, a fare una nuotata rinfrescante, mentre le racconto di me e la riempio di complimenti, di amore, e lei mi inghiottisce con quegli occhi che al sole diventano verde acqua. Mentre sorseggiamo una spremuta di arancia, Alan ci interrompe. Si rivolge alla ragazza affianco a me. "Mi scusi signorina, mi saprebbe indicare un bagno?" "Può controllare nel bar se c'è". Lui la ringrazia ed entra nella caffetteria. Noto da lontano Delia da sola, che fotografa l'ambiente con un sorriso innocente sul viso. La fisso con le gambe accavallate. È così bella in quel corpetto senza spalline del colore dei miei occhi e quel pantalone bianco leggero. Si abbina perfettamente all'aria greca, con i colori greci. In qualsiasi luogo, lei non stona mai. Dappertutto sembra centrare sempre. Decido di fare una pazzia. Me ne pentirò? Forse si, ma non mi dispiacerà. Mi alzo in piedi e percorro tutta la passerella fino ad arrivare a riva, dove la ragazza sta inquadrando il mare. La affianco e inizio a parlare. "Come stai, piccolina?" Si gira nella mia direzione. "Bene ora, grazie". "Sono venuto per fare una cosa". Chiedo ad un turista di scattarci una foto ma Delia sembra non capire. La prendo per i fianchi e faccio combaciare le sue labbra con le mie. Lei è sorpresa, ma subito mi asseconda. "Ho fatto ragazzi". Ma continuiamo, non ci stacchiamo. Ci siamo solo noi. Poso la fronte sulla sua. "Sei pazzo". Pronuncia felice. "Chiunque potrebbe dirgli tutto. Lo sai Kilian?" Sussurra, capendo al volo a chi si riferisse. "È lo sbaglio migliore che abbia mai fatto". Confesso. Da quando sono diventato così romantico e sdolcinato? Non lo so, ma non voglio smettere. "Se stare con te comporta una pena, sono pronto a scontarla. Mi basta che l'errore lo abbia fatto con te e per te". Mi meraviglio di me stesso. Riprendo il telefono. "Grazie mille". "Di nulla. Siete una bellissima coppia". Magari... Ritorno da lei. "Nessuno mi aveva mai detto queste parole". "Lo so. Per questo l'ho fatto io". Le mostro lo scatto. Ci siamo noi, con dietro uno sfondo paradisiaco. La foto perfetta. "Vai via. Sta arrivando". Mi avverte subito dopo. A passo svelto ritorno al bar, lasciandola nelle mani di quel mostro. Mi guarda sorridente. Credo che anche lei sia contenta. Si leggeva in faccia. Ritaglio leggermente l'immagine e la metto come sfondo della schermata home del telefono. Ora sarà sempre con me.
"Eccoci nella parte di Mykonos chiamata 'Piccola Venezia'. È costituita da casette che si affacciano direttamente, senza barriere sul mar Egeo. E spostandoci su quell'altura, ci sono i mulini a vento. Risalenti al sedicesimo secolo, per oltre 400 anni sono stati una delle risorse economiche più redditizie dell'isola, grazie ai venti favorevoli che permettevano ai mulini di macinare il grano che veniva poi esportato in tutto il mondo. Lasciati poi in stato di abbandono, ne rimangono solo sette in tutta l'isola. Restaurati, sono diventati uno dei suoi simboli più caratteristici. Ora, come prima, avete mezz'ora per fare tutte le foto che volete. Poi si torna a bordo".
"Che stanchezza!" Esclamo poggiandomi al bancone della reception. "È andata bene, no?" Domanda Soleil alle prese con dei documenti. Prendo il telefono e mostro la foto ai due ragazzi. Spalancano la bocca. "NON CI CREDO!" Quasi urla Kai. "E come hai fatto?" Domanda strabiliata Sole. Spiego tutto senza omettere dettagli. "Tu sei matto. Hai rischiato tantissimo". Annuisco. "Bene ragazzi, è stato un piacere parlare con voi. Ora vado a mangiare che è tardi. A dopo".

Spazio autrice:
Un po' di 🔥...
Quanto è dolce Kyky!!!! La fotooo
Lo voglio nella mia vita ADESSO!
Me lo immagino quando spiega tutte le opere, io con la bava alla bocca🤤
Fatemi sapere cosa ne pensate e mettete stelline.
-Kri💚

Colpo di Fulmine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora