Capitolo 8

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Kilian

Un tempo gli uomini partecipavano ai banchetti degli dei sull'Olimpo, durante i quali ricevevano la parte peggiore del cibo. Non appena toccò a Prometeo fare le parti, il titano lasciò agli uomini la carne migliore; agli dei, invece, lasciò le ossa e le interiora, dopo averle nascoste in una crosta di grasso dorato. Era un affronto troppo grande per Zeus, che pieno di collera tolse il fuoco agli uomini e li scacciò dall'Olimpo. Senza il fuoco, gli uomini soffrivano il freddo ed erano costretti a nascondersi nelle caverne. Inoltre, la notte non potevano muoversi ed erano facili prede per le bestie selvatiche. Prometeo era tanto dispiaciuto per loro che decise di rubare il fuoco per restituirglielo. Così, salì sull'Olimpo di notte, mentre tutti gli dei dormivano; prese una torcia dal carro di Elio, la accese e la rubò, per restituirla agli uomini. Non appena Zeus si accorse del furto, decise di punire Prometeo per l'eternità: lo fece incatenare sulla cima di una montagna, completamente nudo. Ogni giorno, un'aquila piombava su di lui, gli squarciava il petto con i suoi artigli e gli divorava il fegato; la notte, ogni notte, la ferita si rimarginava.

Questa mattina, mi sono divertito da morire a spiegare i monumenti

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Questa mattina, mi sono divertito da morire a spiegare i monumenti. Adoro stare a contatto con la gente, rispondere alle loro infinite domande... poi però c'è stato il bacio tra lei ed Alan. Non nego che un po' mi abbia dato fastidio, ma che ci posso fare, stanno insieme! Quella discussione in piscina mi ha deluso. Ho usato parole dure, ma erano pura verità. Lei non sarà qui per molto tempo ancora. Ora, scosso, mi ritrovo a camminare per i bellissimi ambienti di questa crociera, per andare a fare visita al capitano. Devo risolvere il casino che ho combinato ieri sera. Ecco perchè questa mattina Alan sembrava così tranquillo, aveva parlato! Mi stiro la maglietta bianca e il pantalone blu scuro con le mani e mi preparo. So che il comandante Harris sarà clemente, ma sono comunque nervoso. È speciale, lui, per ognuno di noi. Tocca i tasti giusti quando ci parla. Sa rimproverarci, senza essere aggressivo. Anzi, sembra capirci più di tutti. È come se fosse nostro padre, un nostro amico, un punto di riferimento per tutto l'equipaggio. Ha insistito nel vedermi ad uno degli innumerevoli bar. Questo si chiama "La DolceVita", è raffinato, sui toni del marrone e bianco crema. Lo trovo già seduto, mentre si gratta la barba brizzolata. Si passa una mano nei capelli castani e mi guarda. "Ciao Kilian, accomodati!" Mi invita, anche se così sembra una seduta dallo psicologo. "Buongiorno comandante!" Si avvicina un cameriere. "Salve capitano! Cosa ordinate?" "Io prendo un bicchiere d'acqua con ghiaccio, grazie!" Dice sorridendogli. "Coca con ghiaccio!" Dico solamente, ma non per essere scortese, sono solo molto teso. "Allora? Io so già tutto, ma voglio che me lo racconti tu. Innanzitutto come stai?" Ecco che in quell'istante arriva da bere. "Potrei stare meglio. È successo tutto così velocemente... eravamo alla festa di benvenuto, quando ho visto il signore che le ha parlato aggredire la sua ragazza. Allora ho chiesto a Kai Lopez di andare a separarli e portarla dal nostro gruppo, per farla divertire e svagare. A lui non sono mai andato a genio. Crede che gli possa portare via la ragazza. Lei viene da noi ed iniziamo a divertirci, quando Harley Garcia si ritrova a ballare di fronte a lui. Lei cercava di coinvolgerlo quando lui le ha strattonato i polsi e le ha graffiato le braccia. Quindi io, Kai e Jordan Leroy siamo andati a difenderla. Lui rivoleva indietro la ragazza esponendoci tutto ciò che le avrebbe fatto una volta in camera. E, si fidi, niente di buono e innocente. Allora io, preso dalla rabbia, il nervosismo e l'agitazione, gli ho dato un pugno sul naso e poi sono andato via. Lui è scoppiato a ridere e ha iniziato ad insultarmi, così sono tornato indietro e gli ho tirato un pugno nello stomaco e mi sono ritirato in camera". Concludo il resoconto della serata. Nei suoi occhi c'è compassione. "Tu sei affezionato a questa ragazza, vero? Altrimenti non si spiega". Ha un intuito magico. Annuisco. "Dalla prima volta che l'ho vista all'imbarco, mi è sembrata così piccola e indifesa, che mi è venuto naturale proteggerla. Mi sono rivisto da piccolo e non volevo che succedesse altro". Spiego calmo, lui coglie al volo. "Ti capisco. E va bene così, ma ricorda che la violenza non è mai la soluzione giusta, okay?" "Lo so, ma l'impulso era forte. Mi sono messo in testa di non avvicinarmi troppo a lei, perché se ne andrà, ma non voglio". Solo il capitano ha la capacità di farmi aprire così tanto. "Non tutto sarà per forza come ti aspetti. Tutto può succedere, Kilian. Ora però devo tornare al comando. Ho paura di lasciare Gavin al timone. Al momento ti è andata bene, ma che non accada più!" Si alza, mi sorride e mi carezza i capelli, per poi andare via. Resto seduto per un po' a pensare alle sue parole. Forse sto sbagliando ad allontanarla, ma è più forte di me.
Sono oramai le undici di sera quando poso il libro sul comodino del mio letto. Non voglio uscire questa sera. Voglio concentrarmi sulla escursione di domani. Ho mangiato soltanto un piatto di patatine fritte con maionese, cosa che non ha fatto per niente piacere alla mia dieta. Toc, toc, toc. Non so perchè, ma mi ritrovo a pensare, o forse sperare, che sia lei a bussare. Invece ho davanti Jordan. "Amico, vieni! Hai bisogno di svagarti!" Mi trascina per un braccio fuori dalla cabina, richiudendola. "Dai Jor, non ho voglia!" Mi lamento. "Smettila di fare il vegetale e reagisci, cazzo!" Questo ragazzo ha una carica infinita nel corpo. Sarebbe capace di non dormire per giorni di fila ed essere sempre reattivo. Dopo varie preghiere da parte sua, lo accontento, seguendolo dagli altri. "Ciao ragazzi!" "Kilian! Non ti vediamo da 'stamattina! Finalmente!" Soleil mi abbraccia ed io mi ritrovo ad accarezzarle la testa. È così dolce! "Vieni, andiamo a ballare!" Ed ecco che ci ritroviamo a muoverci nella calca di gente, cercando di animare la serata. D'improvviso mi sento pesante, non riesco a respirare bene. Raggiungo una delle vie d'uscita più vicine, senza far preoccupare gli altri. Mi ritrovo, così, a poppa della nave, in uno spiazzo che da' sul mare aperto. È uno spazio enorme, ma alquanto deserto ora che sono tutti dentro. Mi siedo ai piedi dello scivolo che si trova al centro dello spiazzo e prendo una sigaretta da dentro una tasca del mio pantalone. Non sono solito fumare, ma quando sono nervoso ne ho davvero bisogno. All'improvviso, sento dei ticchettii di tacchi correre dietro di me. La figura si sporge sulla lunga balconata vista mare, cercando di scavalcarla. Osservo tutto dalla penombra e la donna sembra non accorgersi di me. Mi avvicino piano, per capire prima di tutto di chi si tratta. "Tu! Chiunque sei! Non avvicinarti o mi butto!" È la sua voce che ora minaccia di suicidarsi. "Stai tranquilla, Delia. Sono io, Kilian. Ti prego, scendi da lì. Sappi che se lo fai io sono costretto a venirti a salvare!" Cerco di convincerla a tornare indietro. "Con quale coraggio cerchi di salvarmi, dopo che mi ignori, Kilian?" Il mio nome nella sua frase sembra quasi un insulto e la capisco. "Ho sbagliato. Scusami! Ma ti prego non lo fare. Non me lo perdonerei mai. Delia, vieni da me e parliamo. Risolviamo così puoi spiegarmi cosa è successo!" Mi avvicino piano e le tendo una mano. Lei la afferra e la tiro verso la luce. Ha il volto coperto di lacrime e il mascara sbavato, ma è sempre la ragazza più bella. I suoi occhi sono tristi, non più selvaggi e pieni di vita. È fasciata da un top senza spalline rosso scuro, un pantalone nero e dei tacchi rossi. Ci sediamo ad una delle panche con la veduta sull'acqua. Le prendo una mano e la stringo. "Non dire più che ti ignoro. Tu sei sempre nella mia testa. Ho pensato a te tutto il pomeriggio, e non perchè mi fai tenerezza o compassione... ma perchè sei bella, dolce, umana!" Queste parole mi costano una grandissima fatica. Non sono tipo da dichiarazioni sdolcinate, ma lei mi sta facendo scoprire un altro lato di me. "D-davvero?" Non mi capacito di come questa ragazza non riesca a capire che quando passa tutti vorrebbero essere al posto di Alan! Io annuisco sorridendo. "Certo! Ora ti va di raccontarmi cosa è successo?" Le carezzo la testa, facendo scorrere la mano sui lunghi capelli biondi. "Io e il mio ragazzo eravamo a bere qualcosa con dei nostri amici al bar, iniziamo a parlare e ciò che dico secondo lui è sempre sbagliato e fuori luogo, così ho parlato poco e niente. Quando sono andati via, siamo andati in bagno e mi ha riempita di botte e insulti perchè non avevo parlato e temeva che avrebbero sospettato qualcosa sulle sue violenze, ma i nostri amici sono talmente presi dai lussi che non sanno neanche chi siamo. Avrei voluto tranquillizzarlo, ma non ne ho avuto modo. Sono scappata schizzandogli l'acqua addosso e sicuramente mi starà cercando". Parla lentamente, come se facesse fatica a ricordare. Non capisco perchè esistano queste persone. Insomma, chi sarebbe capace di fare del male ad un suo simile! "L'ho conosciuto un anno e mezzo fa in una delle cene piene di ricconi organizzata dai miei genitori. Subito si mostrò educato e disponibile, ed io mi innamorai di quel suo lato. Ci iniziammo a frequentare e credevo di vivere la storia dei miei sogni, ma dopo circa tre mesi cambiò radicalmente. Non lo riconoscevo più. Mi aveva fatto un complimento e io non lo avevo ringraziato, così mi tirò uno schiaffo. Ma più passava il tempo, più diventava violento. I miei genitori lo adorano e credono che io stia vivendo la vita dei miei sogni, ma non è così. Ho paura di lasciarlo, soprattutto perchè i miei scoprirebbero che gli ho sempre mentito. Non vorrei dare il cattivo esempio alla mia sorellina. Ci tengo troppo, così cerco di sopportare più che posso. Ieri mi ha lanciato una valigia addosso. Prima di partire mi ha colpito alla testa con una bottiglia di metallo piena! Ora ci sei tu e lui teme di esserti inferiore, così ti tratta male. Ho paura di lui!" Conclude il suo racconto carico di episodi gravissimi. Non so che fare, così la abbraccio. Lei non se lo aspettava, ma ricambia subito. La stringo forte tra le braccia, come se avessi paura che sparisca. Si abbandona sul mio petto, singhiozzando. Poi si solleva e mi sorride. "Gli abbracci mi danno forza!" Mormora asciugandosi le lacrime. "Allora te ne darò a sufficienza quando ne avrai bisogno". "Io ti ho raccontato un pezzo della mia vita, ora tocca a te!" Cambia discorso dopo attimi di silenzio. Non so cosa dire. Scelgo di raccontarle qualcosa di cui odio parlare. Non lo faccio mai, ma voglio che lei lo sappia. "Lavoro qui da più di un anno". "Deve mancarti la tua famiglia!" Mi aspettavo questa risposta. Me lo dicono tutti quando lo dico. "Non ho una famiglia. Non mi hanno mai voluto". Le mie parole sono dure. Il suo sguardo diventa vuoto. Credo di averla colpita. "Non ho mai avuto una vita facile. Ho sperato più volte che la morte porti via il mio corpo, ma purtroppo non sono stato accontentato. Sono il primo figlio di due genitori che non sanno esserlo. Sono stato curato e accudito da loro fino all'età di due anni. Fino a quando è nato mio fratello, Alvin. Da quando c'è lui, i miei hanno deciso che io non contavo più nulla. Mano mano che crescevo, mi distaccavo da loro. Sentivo che non erano necessari. Mentre erano occupati a vantarsi di mio fratello, non si accorgevano che l'altro loro figlio si stava piano piano spegnendo. Ero la causa di tutti i mali che accadevano, venivo sgridato e maltrattato anche senza motivo. Mio padre faceva violenza verbale a tutti e tre, mia madre soffriva per questo, quindi sfogava la sua frustrazione su di me. Mi minacciavano di morte e questo mi ha portato a passare svariate notti insonni. Speravo di trovare qualcuno con cui scappare da loro. Ero molto intelligente e dotato, quindi ogni occasione era buona per ricordare ai loro amici quanto grande fosse il mio quoziente intellettivo, ma quando rientravo in casa venivo sgridato pesantemente per essermi comportato da maleducato. Avrei voluto passare tutte le giornate fuori casa e ritirarmi a notte fonda, ma spesso, anche solo per aver camminato sul bagnato dopo che mia madre aveva lavato il pavimento, non mi facevano uscire. Mi dicevano che non mi avrebbero mai voluto e che per loro esisteva un unico figlio: Alvin. La mia vita è stata un inferno fino ai diciotto anni, quando, finalmente, sono scappato di casa. Trovai lavoro in un ristorante d'alta classe come capo cameriere che pagava bene, per continuare gli studi. Mi comprai una casa piccola ma confortevole e l'anno scorso mi laureai in storia dell'arte. Ed ora eccomi qui, su questa nave, dopo aver realizzato il mio sogno". I suoi occhi sono velati da lacrime. Sembra commossa dalla mia storia, e lo sono anche io, ma ho imparato a non piangere. "Mi dispiace così tanto! Nulla si può paragonare ad un rifiuto da parte dei genitori". Dice mentre ripassa con le dita i contorni dei miei tatuaggi sulle braccia. Distendo le gambe sulla panchina e lei ci finisce in mezzo. Si accoccola sul mio petto e guarda il cielo. Anche se ci conosciamo da due giorni, sembra passata una vita. È come se aver raccontato le nostre storie ci abbia uniti ancora di più. "Che serata!" Esclama esausta, poi incastra gli occhi con i miei. Il verde della sua foresta si mescola con il blu della mia elettricità. "Hai degli occhi stupendi. La prima volta che li ho visti mi sono incantato!" Confesso ad alta voce. "Adoro i tuoi occhi. Qualche volta posso giurare di vederci dei fulmini". Non mi rendo conto di niente. So solo che la mia testa si muove da sola. Mi piego verso di lei e poso le mie labbra sulle sue. È un bacio lento e casto. Niente lingua. È lei a staccarsi. "Non possiamo..." Sussurra sulle mie labbra, poi mi bacia a stampo. "È sbagliato". Parlo sottovoce, per non rovinare l'atmosfera. Sappiamo entrambi che è una cosa fuori dalle regole, ma c'è qualcosa che ci tiene incollati. E non mi va di finire come un amante di Afrodite. Io sono Poseidone e vorrei essere l'unico per lei, ma invece c'è di mezzo Ares, Alan. "Non permettermi di rifarlo". La avverto, anche se sarà difficile. "Mi chiedi la Luna, Kilian". Ha un sorriso sghembo sulle labbra. Provoca. "Ma conosciamo entrambi la nostra situazione". Annuisco prendendo atto di queste parole. Non so come mi sento. Non so se sono innamorato o se mi piaccia e basta, perchè è tutto così strano. In due giorni... è successo tutto così in fretta. Ma è anche vero che gli amori a prima vista esistono. In Titanic Jack e Rose si sono piaciuti dal primo momento che si sono visti, senza neanche conoscersi. Jack era innamorato della bellezza, zaintelligenza e raffinatezza di Rose; al contrario, Rose si era innamorata dei modi di fare, del modo di parlare, esprimersi e disegnare di Jack.
A tutto questo, io ci voglio credere.

Spazio autrice:
Le confessioni di Kilian!!
Fatemi sapere cosa ne pensate e mettete stelline.
-Kri💚

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