Capitolo 15

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Delia

Orfeo, Figlio del re di Tracia Eagro e della Musa Calliope, è poeta e musicista, il più importante e famoso mai esistito, che ha imparato a suonare direttamente dalle Muse la lira che Apollo stesso gli ha donato. La natura lo ascolta al punto che mentre suona e canta piega gli alberi e muove le rocce, doma le fiere e devia il corso dei fiumi. Ma Orfeo, oltre ad essere un bravo musicista, è anche molto coraggioso. Parte infatti insieme agli Argonauti verso la Colchide per recuperare il Vello d'oro. Al ritorno, sposa Euridice. Ma un giorno, nei pressi di Tempe, nella vallata del fiume Peneo, Euridice incontra Aristeo che cerca di abusare di lei,: nella fuga la donna calpesta un serpente che la morde. Euridice muore. Orfeo, disperato, decide di scendere nel Tartaro per riportarla sulla terra. Arrivato nell'Oltretomba, Orfeo non solo riesce ad incantare con la sua musica Caronte il traghettatore, Cerbero e i tre giudici dei morti, ma fa cessare le torture dei dannati riuscendo anche ad addolcire il cuore di Ade, che si convince infine a restituire Euridice al mondo dei vivi. Ade, però, pone una condizione: che Orfeo, durante l'ascesa del Tartaro non si volti mai indietro e non parli mai finché Euridice non sia arrivata alla luce del sole. Per tutto il viaggio di ritorno la ragazza segue il suono della lira di Orfeo. Ma, appena intravista la luce, il ragazzo si gira per controllare se Euridice sia ancora con lui, perdendola così per sempre. Quando Dioniso invade la Tracia, Orfeo dimentica di onorarlo, iniziando invece i suoi fedeli ad altri misteri e condannando i sacrifici umani. Ogni mattina Orfeo saluta l'alba dalla sommità del monte Pangeo e afferma che Apollo sia il più grande di tutti gli dei. Dioniso, irritato, incarica le Menadi di vendicarsi per questo affronto. Le Menadi seguono Orfeo a Deio, attendono che i lori mariti entrino nel tempio di Apollo e, prese le armi, uccidono tutti gli uomini e fanno a pezzi Orfeo. Gettano quindi la sua testa nel fiume Ebro che galleggia, sempre cantando, fino nell'isola di Lesbo. Le Muse addolorate seppelliscono le membra di Orfeo a Libetra, ai piedi del monte Olimpo, dove si narra che il canto degli usignoli sia più dolce che in qualsiasi altre parte del mondo.

 Le Muse addolorate seppelliscono le membra di Orfeo a Libetra, ai piedi del monte Olimpo, dove si narra che il canto degli usignoli sia più dolce che in qualsiasi altre parte del mondo

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Ho ascoltato la conversazione tra Kilian e Gavin, e ne sono rimasta contenta: entrambi ci tengono molto a me.
Ora sono in sala, a braccetto con il mio ragazzo, mentre mi presenta ad innumerevoli coppie di trentenni. Tutti uguali: abito di marca scuro per entrambi, scarpe lucide lui, tacchi bassi neri lei, orologio più grande del polso lui, collana di diamanti per lei, capelli ricchi di gel per lui, semi-raccolto con treccia laterale per lei e con una pochette che stringe tra le mani. Io invece sono l'opposto: abito verde smeraldo, tacchi neri a spillo, gioielli fini d'argento, capelli mossi che mi ricadono liberi sulle spalle. Ma mi piaccio così, mi sento più sicura con il mio stile. Adoro essere sfacciata, sicura di me, invincibile, la migliore di tutte, davanti agli altri. Ma quando mi confido con qualcuno, diventò vulnerabile, dolce, sensibile... E quando mi innamoro, è finita.
Vorrei essere desiderata, vorrei ricevere dei complimenti spontanei, vorrei passare notti insonni a chiacchierare, vorrei essere stretta in vita con dolcezza, non con possesso. Non vedo l'ora di essere libera!
"Dove sei stata tutto questo tempo?" Domanda Alan portandomi fuori dal salone, in uno spazio più appartato. I suoi occhi si incupiscono. Estraggo il telefono dalla borsetta, e apro la fotocamera, che imposto su video. Aziono, mentre lui mi strattona per il braccio. "Mi fai male!" Mi lamento guardandolo negli occhi. Mi sbatte contro il muro e il suo volto si fa sempre più vicino. "Credi che mi importi del dolore che provi? Povera illusa!" Queste parole fanno più male di qualsiasi cosa. "Un fidanzato, una persona che mi ama, o perlomeno lo fa credere, non dovrebbe dirmi queste cose". Vorrei mordermi la lingua. Perchè non sto mai zitta?! "Io ti amo!" Urla assestandomi uno schiaffo sulla guancia. "Allora perchè fai così? Dimmelo! Perché sembra che tu mi odi!" Alzo la voce iniziando a lacrimare. "Perchè sei troppo bella! Tutti ti guardano e questa cosa mi infastidisce! Tu sei mia!" Non per molto ancora, spero. Mi bacia passionalmente, ma io cerco di staccarmi. Lui continua a fare pressione sul mio corpo, quasi schiacciandomi contro la parete. Subito dopo, mi sento più leggera. "Lasciala stare!" Gavin lo scaraventa per terra. Mi affianca, circondando le mie spalle con le sue possenti braccia. "Giù le mani dalla mia ragazza!" Alan si rimette in piedi. "Non finchè non torni in te. Ora non ragioni, saresti capace di tutto! Perfino ucciderla". "Ragazzino, non ti conviene giocare con me, finiresti male". Lo minaccia il mio ragazzo. Gavin gli si avvicina, sovrastandolo con la sua altezza. Mette le mani nelle tasche posteriori dei suoi pantaloni. China il volto sul suo, facendo ricadere i capelli biondi sulla fronte dell'uomo che ha davanti e scoppia a ridere. "Io, dovrei avere paura di te? Ma mi hai visto? Queste braccia sollevano tre volte te e queste gambe sarebbero capaci di prenderti a calci fino domani sera. Tu, cosa puoi fare con quelle braccia molli e quella pancia lievitata che ti ritrovi? Non capisco cosa questa bellissima ragazza abbia trovato in un vegetale del genere". Gavin sputa acidamente queste parole, mentre io non smetto di registrare e guardare la scena da non troppo lontano. Mi piace la sua sfacciataggine. È diretto! "Meglio io al naturale, che te pompato di siringhe". Sibila con un sorriso furbo sulle labbra. Il ragazzo allinea gli occhi con i suoi. "Sono il vicecomandante di questa fottuta nave, potrei farti sbarcare proprio ora, in mezzo al mare, quindi è meglio che ti mantieni calmo. Ora lei viene con me e non diremo una parola sull'accaduto. Intesi?" "D'accordo. Ma non finisce qui. Ne con te, ragazzino, ne con te, puttanella che non sei altro!" A quel punto Gavin gli tira un pugno dritto sul naso. Alan si allontana da noi barcollando. Spengo la registrazione e d'istinto abbraccio il ragazzo che mi ha salvata. Lui ricambia affettuosamente. "Non so come ringraziarti, davvero!" Affondo la testa nel suo petto solido, che lui massaggia delicatamente. "Tranquilla, posso solo immaginare come tu ti senta ora. Ho fatto del mio meglio. Mi sei sembrata da subito una ragazza dolce, gentile, simpatica, ma mi trattavi sempre in quel modo e non sapevo come parlarti". Confessa guardandomi negli occhi. Quelle iridi color nocciola mi squadrano. "Scusami, ma ora capisci la situazione: non potevo farmi vedere vicina ad altri uomini. Con Kilian è finita male". Sorrido smorzando il clima teso. "Principessa, ora basta tristezza. Andiamo dagli altri, dai". Mette un braccio sulla mia spalla e ci incamminiamo. "Comunque balli molto bene!" Ammette guardandomi.

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