Capitolo 9

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Delia

Zeus era adirato perché Prometeo aveva rubato il fuoco dall'Olimpo per donarlo agli uomini. Decise quindi di punire sia Prometeo che gli uomini. Per punire gli uomini, ordinò a Efesto, il dio del fuoco e fabbro degli dèi, di creare la prima donna mortale: una ragazza con bellezza, grazia e doti straordinarie. Efesto eseguì l'ordine e modellò una fanciulla con un impasto di creta e acqua. Poi, ciascuna divinità dell'Olimpo contribuì donando alla ragazza una virtù. Atena infatti le insegnò l'arte della tessitura; Afrodite la rese bella e desiderabile; Ermes la rese spudorata. La ragazza fu chiamata Pandora, che in greco significa colei che dona tutto. Ermes, il dio alato messaggero degli dèi, portò poi Pandora tra gli uomini. Epimeteo, lo sprovveduto fratello di Prometeo, la vide, se ne innamorò e la sposò. Zeus inviò come regalo di nozze un vaso, raccomandando di non aprirlo per nessun motivo. Pandora, invece, che aveva ricevuto da Ermes il dono della curiosità, lo aprì per vedere cosa contenesse. Fu così che dal vaso aperto uscirono e si diffusero tutti i mali e le sciagure che affliggono l'umanità: la fatica, la malattia, l'odio, la vecchiaia, la pazzia, l'invidia, la passione, la violenza e la morte, cambiando per sempre l'esistenza del genere umano. La vendetta di Zeus si era compiuta, ma non completamente perché sul fondo del vaso era rimasta la Speranza, che uscì per ultima per alleviare le lacrime e le sofferenze dell'umanità.

 La vendetta di Zeus si era compiuta, ma non completamente perché sul fondo del vaso era rimasta la Speranza, che uscì per ultima per alleviare le lacrime e le sofferenze dell'umanità

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Ho sempre creduto che per innamorarsi servisse tempo, servisse la fiducia guadagnata con la perseveranza. Ma questa sera ho capito che mi sbagliavo. Questo ragazzo mi fa uscire fuori di testa. Per innamorarsi serve la persona giusta, quella che al primo incontro subito ti colpisce. E lui mi ha colpita. Ma non per il suo metro e novanta, la corporatura muscolosa, i capelli corvini, gli occhi blu elettrico, il naso dritto, le labbra carnose, gli innumerevoli tatuaggi. Mi ha catturata sin da subito con i suoi atteggiamenti. È stato sempre gentile e disponibile nei miei confronti, si è mostrato fiducioso verso una ragazza che aveva appena conosciuto. Mi ha fatta sentire parte del gruppo per non farmi restare sola. Io e Alan ci frequentiamo da quasi due anni e ancora non sono innamorata. Ancora non gli ho detto il "ti amo" che tanto ambisce.
Quando poco fa, Kilian, mi ha baciata, lo stomaco era in subbuglio. Sicuramente avevo le guance arrossate e le iridi di un verde intenso. Quando ci siamo staccati mi sono sentita vuota per un attimo. Aveva i capelli scompigliati dal vento, le iridi scure, le pupille dilatate e i muscoli facciali contratti. Però mi è sembrato felice.
Dopo un attimo di silenzio, iniziamo a fissarci. Io ancora con la testa sul suo petto, mentre mi accarezza i capelli. "Cosa penserebbe il tuo ragazzo se ti vedesse qui, ora, con me?" Chiede Kilian. "Non voglio pensarci ora... comunque grazie per avermi raccontato la tua storia!" Rispondo beandomi del suo profumo e delle sue carezze. Non risponde, ma sorride. "Cazzo! È quasi l'una e mezzo!" Esclamo guardando l'orologio da polso, sollevandomi subito. "Alan sarà furioso appena mi vedrà! Sicuramente mi starà ancora cercando!" Sono in panico. Kilian mi ferma dalle spalle. "Devi stare tranquilla. Ci sono io! Ora andiamo insieme da lui e cercherò di calmarlo". Okay, ora mi sento leggermente meglio. Mi affianca, mentre a falcate veloci cerchiamo di raggiungere la reception. Ma quando stiamo per uscire dalla grande balconata, il mio ragazzo ci si piazza davanti. "Amore ciao!" Urlo, quasi, per cercare di essere convincente, in preda al panico. Kilian si allontana di poco da me. "Ti ho cercato da per tutto, Delia. Ma dove eri finita?!" Il suo tono è calmo, e anche se di tanto in tanto guarda il ragazzo al mio fianco, fa finta che non ci sia. "Sono sempre stata qui. Avevo bisogno di aria, mi stavo sentendo male, e Kilian mi ha aiutata. Non volevo disturbarti, eri preso dai tuoi amici!" Mi sto miseramente parando il culo. "Si, ha ragione, signore!" Conferma. "Okay. Ora vedo che stai bene, andiamo!" Mi strattona il braccio e mi tira con lui, lasciando Kilian, lasciando tutto il bene con cui sono stata. Mi porta in camera, mi butta sul letto e mi spoglia. Mi inizia a colpire violentemente da per tutto. Ad ogni botta mi sento bruciare. "Ti ha aiutata, poverina! Ti ha aiutata o ti ha baciata eh?! Ho il rossetto sbavato! Fai schifo!" Urla più che può e mi chiedo come facciano i vicini a non sentirlo. Piango. Piango lacrime amare. "Ti prego, Alan, ragiona! Non è successo niente!" Ho la voce spezzata. Respiro a fatica. Continua a colpirmi, fin quando, sembra stancarsi, così mi lascia senza forze sul letto ed esce dalla cabina sbattendo la porta. Mi rivesto velocemente e mi avvicino alla porta. Controllo se il mio ragazzo è fuori, ma non vedendolo decido di uscire. L'orologio sul muro del corridoio segna le tre e un quarto di notte. Osservo il mio riflesso sulla parete specchiata. Ho il mascara colato, gocce di lacrime nere sulle guance e i capelli arruffati. Sono un mostro. Ma chi vuoi che stia in giro a quest'ora. "Delia! Oh, Dio!" Kai mi risveglia dai pensieri. "C-ciao! Che ci fai qui?" Rispondo balbettando. "Ho appena staccato, mi facevo un giro. Ma tu, tu sei messa male. Che ti ha fatto? Ti ha messo le mani addosso? Figlio di puttana!" Mi riempie di domande cariche di preoccupazione. "Kai, tranquillo. Non, non..." Non riesco a dirlo. Si, mi ha messo le mani addosso. Mi lascio cadere in un pianto liberatorio. Il ragazzo mi si avvicina e lentamente mi circonda con le braccia possenti. Mi aiuta a sedermi sulle gradinate, continuando ad abbracciarmi. Poggio la testa sulla sua spalla. "Mi dispiace tanto... io ho cercato di essere più forte". Mi sento debole. "Tu non hai colpe. È uno stronzo. So che non possiamo fare granchè, ma sappi che io, Soleil, Harley, Jordan, ma soprattutto Kilian, ci siamo. Sempre. Ci sei entrata nell'anima. Con i tuoi meravigliosi modi di fare, la tua tenerezza, la tua dolcezza, la tua testardaggine e anche stronzaggine. Sei carina, educata e strabiliante. Non facevamo nuove amicizie da anni! Invece tu... fai uscire il nostro lato migliore. Di solito io, Jordan o Kilian non siamo così dolci o protettivi. Ma con te è diverso. Sei speciale!" Ora sul mio volto ci sono lacrime di gioia. "Non ho mai avuto amici. Sin da piccola, tendo ad isolarmi, infatti Alan mi era sembrata un'ottima persona. Invece..." Sul suo volto si dipinge un sorriso, mentre mi stringe accarezzandomi la schiena. "Saremo lieti di essere i tuoi primi amici. E non preoccuparti se tra qualche giorno non ci vedremo più. Troveremo il modo di restare in contatto!" Il suo tono di voce è estremamente rassicurante. Restiamo qualche minuto in silenzio, ma lo sento che mi sta osservando. "Comunque anche se fa lo stronzo, a Kilian piaci. Tanto!" Sussurra dopo poco. Io annuisco e rispondo con un semplice "lo so". "Hai dei bellissimi occhi". Confessa. "Grazie, anche tu". Lui ha degli occhi del colore del vetro. Azzurro quasi trasparente, che fanno un bellissimo contrasto con i capelli cortissimi biondi. È bello parlare con lui. Lo vedo come un ragazzo a cui si può dire di tutto. Poi ha sempre quel sorriso stampato in faccia, che ti rassicura. Non pensiamo neanche alla possibilità che Alan sia tornato in cabina. "C'è qualche ragazza che ti piace, Kai?" Chiedo di punto in bianco. "Anche se fosse?" È imbarazzato. "Sai, Soleil è una bellissima ragazza!" Avevo notato sguardi o attenzioni particolari tra loro due. "Dove vuoi arrivare, Delia?" "Da nessuna parte, ho solo detto che Sole è bella!" "Si, è bella. E allora?" Scoppiamo a ridere. "Dai, è così dolce!" Mi fa tenerezza. Restiamo a parlare per altro tempo, fin quando, entrambi ci ritroviamo stanchi e sonnolenti. "Notte Kai!" Lo saluto. "Notte Delia!" Ricambia dandomi un bacio sulla fronte, per poi entrare nell'ascensore. Torno in camera. Di Alan nessuna traccia, così mi lancio nel letto cadendo in un sonno profondo.
La sveglia suona alle sette e trenta, ma non è la mia. È quella del mio ragazzo, che si sta svegliando. Ha dormito sul divano. "Buongiorno Delia". Mi chiama raramente per nome. I suoi occhi sono spenti, privi della solita superiorità. "Buongiorno Alan". Mi viene vicino e si siede sul letto. "Mi dispiace per quello che è successo ieri. Non volevo. Ho capito che tra te e lui non era successo nulla. Ho capito il mio sbaglio. Perdonami. Per favore!" Mi sta supplicando. Non dovrei farlo. Non devo. Non devo. Non devo. Mi ripeto nella mente sempre queste due parole. "Ciò che hai fatto ieri è sbagliato, Alan. Lo vuoi capire che tutti i tuoi attacchi di rabbia sono sbagliati?! Tutto quello che mi fai è sbagliato!" Ho la voce spezzata, le lacrime minacciano di uscire, ma faccio prevalere la parte più forte di me. "Si, ho sbagliato tutto. Lo so, ma perdonami!". Non voglio rispondergli, e per fortuna, una voce ci interrompe. "Buongiorno a tutti. Tra mezz'ora è previsto l'arrivo presso il porto di La Valletta. Queste sono delle brevi informazioni sulla sicurezza: nei luoghi affollati o nei mezzi pubblici, il borseggio può essere una grande minaccia. Come misura precauzionale, vi invitiamo a prendere poco denaro, lasciare nella cassaforte nell'armadio gioielli e oggetti di valore, conservare telefono e carta d'imbarco nella borsa o zaino. Siate vigili verso i truffatori. In caso di rapina, non offrite resistenza". La ragazza all'altoparlante ci fornisce varie informazioni, che poi traduce in inglese, spagnolo, tedesco e francese, ma io capisco tutto benissimo. "È meglio se iniziamo a prepararci". Dico al mio ragazzo. Lui annuisce con sguardo basso. Indosso un pantalone della tuta e una maglietta nera aderente a maniche corte. Prendo una borsa nera e indosso delle sneakers bianche. Faccio una coda alta e tirata e infilo una collana di perle. Inforco gli occhiali da sole, un po' di profumo e sono pronta. Abbiamo da poco attraccato al porto, ora scendiamo a fare colazione. "Che ne dici se oggi non facessimo l'escursione e andassimo per conto nostro? Ieri ho fatto delle ricerche e ho visto che ci sono splendidi posti da visitare!" Dico una volta seduti al tavolo. "Va bene". Risponde soltanto facendo un sorrisetto forzato. "Dici che dobbiamo ricaricare la carta? Questo pomeriggio vorrei andare alle terme". Chiede dopo un po'. "Credo di si". Finiamo di mangiare e ci dirigiamo alla reception. Dopo un po' di fila, ci serve una ragazza che io conosco. "Buongiorno signori!" Dice a testa bassa, mentre compila fogli. Non si è ancora accorta di noi. Intravedo Kai, seduto di fianco a lei, intento ad aiutare una coppia di anziani. Lo saluto senza farmi vedere dal mio ragazzo, andrebbe in escandescenza per come è geloso. "Delia! Ciao!" Esclama la ragazza alzando lo sguardo. "Ciao Soleil!" Il mio ragazzo ha uno sguardo interrogativo. "Vi-vi conoscete?" Chiede. "Si, ci siamo conosciute in piscina". Rispondo esaustiva. "Come posso aiutarvi?" "Vorremo ricaricare la carta". Dice il ragazzo al mio fianco. "Certo! Datemela".
Siamo appena scesi dalla nave e poco distanti dal porto, ci sono vari pullman che fanno il giro dell'isola. Sono talmente tanti che c'è l'imbarazzo della scelta. Noi ascoltiamo tutti i venditori, e alla fine optiamo per quello che ci sembrava migliore. Ci offrono delle cuffie per ascoltare la spiegazione. Durante il giro, ci sono vari paesi e attrazioni nelle quali scendere, ma noi scegliamo i più importanti. Dal finestrino osserviamo le bellissime villette, le strade piene di fiori e cespugli, il gran numero di parchi verdi e le innumerevoli nuove costruzioni. La prima cittadina in cui scendiamo si chiama Mosta. Visitiamo la Chiesa di Mosta Rotunda, che è molto simile al Pantheon di Roma, per la sua cupola. Ha uno stile neoclassico ed è realizzata in pietra locale. Poi ci sono le Catacombe di Ta' Bistra e la Cappella della Speranza, famosa per la leggenda legata alla sua costruzione. Si racconta che durante l'invasione turca, in questa vallata si trovavano due giovani sorelle impegnate a far pascolare le pecore di famiglia. All'arrivo dei turchi, la più grande riuscì a scappare, ma la più giovane non riusciva a correre velocemente perché leggermente zoppa. La piccola si nascose in una grotta e pregò la Madonna di salvarla, promettendo in cambio la costruzione di una cappella a lei dedicata. La Madonna intervenne e fece sì che un ragno costruisse subito una grande ragnatela sull'ingresso della grotta. I turchi arrivarono poco dopo e, vedendo la ragnatela intatta, non pensarono che qualcuno si fosse nascosto lì dentro e passarono oltre.
Riprendiamo il bus e arriviamo a Mdina, la vecchia capitale di Malta. Prendiamo una granita e iniziamo a girovagare. Entriamo nel centro storico tramite un arco e subito veniamo colpiti da un'insegna: Le Prigioni sotterranee di Mdina. "Alan, le visitiamo?" Chiedo facendo il labbruccio. "Si, va bene!" Facciamo il biglietto ed entriamo. Per primo c'è una ghigliottina dove molti si fanno le foto, così lascio il telefono al mio ragazzo, infilo la testa e le braccia nell'attrezzo di tortura e tiro fuori la lingua, che è rossa a causa della granita alla fragola che ho appena finito di bere. Alan mi scatta la foto che sembra vera, ma anche simpatica. Ci sono vari strumenti di tortura e prigioni con figure a grandezza d'uomo che generano suoni raccapriccianti. Quanto mistero! ADORO. Quando usciamo da lì sotto ho un sorriso stampato in faccia. Sembro una bambina a Natale. Adoro i film e i libri horror. "Ti vedo divertita!" Esclama il mio ragazzo. "Certo, era una mostra bellissima!" Rispondo eccitata. "Si, hai ragione". Riprendiamo a camminare nella Piazza San Paolo dove si erge la Cattedrale dedicata al santo. Alla fine del centro storico, c'è una specie di balconata in mattoni dalla quale si vede parte di Malta. Un paesaggio mozzafiato! Mi faccio scattare innumerevoli foto. Riprendiamo l'autobus che ci porta direttamente a La Valletta, pronti per visitarla. Percorriamo tutto il centro, fermandoci nei musei e nelle chiese. Visitiamo, prima di tutte, la cattedrale di San Giovanni, dove al loro interno si sta svolgendo l'escursione della nave, quella che avremmo dovuto fare noi. Non so perchè, ma mi ritrovo a cercare Kilian con lo sguardo. Eccolo, in piedi dinnanzi all'altare, mentre spiega i dipinti di Caravaggio sparsi per tutta la chiesa. Attira verso di sé anche la folla di turisti che non fa parte dell'imbarcazione. Tutti lo guardano con ammirazione, strabiliati dai suoi racconti. Quel suo lieve accento siciliano contribuisce a rendere il tutto più orecchiabile. Sembra una sirena della mitologia greca, che con la sua voce attira tutti. Julia, la sua assistente, non smette di tenergli gli occhi addosso, e mi provoca fastidio. Persino il mio ragazzo lo ascolta senza battere ciglio. Noi ci troviamo infondo alla chiesa, dietro tutta la morsa di gente, ma riusciamo a capire tutto perfettamente, perchè nessuno proferisce parola, nessuno osa interrompere quella voce angelica. "La decollazione di San Giovanni è l'opera più importante e presiede una grande sala annessa alla cattedrale. Si tratta di uno dei capolavori di Caravaggio, che risiedette a Malta per un certo periodo e prese parte all'Ordine dei Cavalieri di Malta". È davvero bravo nel suo lavoro. È un'enciclopedia vivente. Si vede perfettamente quanto sia appassionato. "Perfetto, ora spostiamoci altrove, il nostro giro sta per finire. Seguitemi!" Tutti si spostano per farlo passare, e quando arriva all'ingresso della chiesa, i suoi occhi profondi si posano sulla mia figura. Si sofferma a guardarmi, senza farsi scoprire da Alan. Mi saluta con un cenno della mano, che io ricambio con un sorriso, poi va via. Usciamo dalla cattedrale e decidiamo di prendere un gelato, da mangiare nel tragitto fino al porto. "Mi sono divertito oggi!" Esclama il mio ragazzo. "Si, anche io. Se solo tu ti comportassi sempre così..." Mi voglio subito rimangiare quelle parole, ma è troppo tardi. "Lo so, ma a volte non riesco a contenermi...". Non rispondo, continuiamo a camminare. Ci mettiamo un bel po' ad arrivare a destinazione a causa del sole cocente di questa settimana. Per fortuna è stato tutto in discesa, perchè La Valletta si trova molto più in alto rispetto al porto. "Bentornati a bordo!" Jordan ci invita a salire, facendo finta di non conoscermi. Oramai hanno capito che è meglio così, altrimenti io me la vedrò con Alan. Gli sorridiamo e ci rifugiamo al fresco dell'imbarcazione. Sono le tredici e mezza, perciò andiamo a pranzare al buffet. Poi torno in cabina e infilo un costume, prendo la borsa e scappo in piscina, mentre il mio ragazzo riposa.
Mi stendo sul primo lettino che trovo, per mia fortuna vicino a una doccia, mi spalmo un velo di crema solare e, caparbia come sono, mi voglio abbronzare.

Spazio autrice:
Ecco un capitolo più lungo del solito. Questo è il lato di Alan che Delia più preferisce, ma sarà sempre così?
Si sono baciati!!!
Kilian farebbe di tutto per difenderla.
Fatemi sapere cosa ne pensate e mettete stelline.
-Kri💚

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