Capitolo 12

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Kilian

Da Iaso e Climene figlia di Minio nacque Atalanta. Il padre, che desiderava dei figli maschi, la espose, ma un'orsa veniva spesso ad allattarla, fino a che non la trovarono dei cacciatori che la allevarono presso di loro. Diventata adulta, Atalanta si manteneva vergine e viveva cacciando, armata, in luoghi disabitati. I Centauri Roico e Ileo cercarono di farle violenza, ma lei li abbatté a colpi di freccia. Insieme agli eroi più valorosi partecipò alla caccia del cinghiale Calidonio e nelle gare istituite in onore di Pelia lottò con Peleo e lo vinse. Più tardi ritrovò i suoi genitori e poiché suo padre la spingeva a sposarsi, si recò in un luogo che aveva le dimensioni di uno stadio e piantò nel mezzo un palo alto tre cubiti; di là lei partiva di corsa, armata, dopo aver lasciato che i pretendenti la precedessero nella gara: per chi veniva raggiunto c'era la morte sul posto; per colui che non veniva raggiunto, c'erano le nozze. Molti erano già morti quando Melanione, che si era innamorato di lei, venne a prendere parte alla corsa, recando con sé tre mele d'oro che gli aveva dato Afrodite; mentre lei lo inseguiva, le gettò a terra. Atalanta si chinò per raccoglierle e perse la gara. Melanione la sposò. E si narra che un giorno, durante una caccia, essi penetrarono nel tempio di Zeus e qui, mentre si amavano, furono trasformati in leoni.

 E si narra che un giorno, durante una caccia, essi penetrarono nel tempio di Zeus e qui, mentre si amavano, furono trasformati in leoni

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"Sono molto affezionato a quel luogo anche se non dovrei. Per i primi due anni di vita venivo trattato come un figlio, anche se mia madre mi raccontava quanto mio padre già non mi sopportasse. Diceva che quando piangevo lui minacciava di sbattermi fuori dalla porta di casa perchè gli disturbavo il sonno. Poi, nacque mio fratello e la mia vita diventò un incubo. Per accudire lui, dimenticavano perfino di darmi da mangiare. Più crescevo più il senso di essere trascurato aumentava ed ero sempre solo. Qualsiasi cosa facesse mio fratello io dovevo assumermi le responsabilità. Per loro, ma soprattutto per mio padre, non valevo nulla, ero solo un trofeo da sfoggiare per la mia intelligenza. Venivo insultato tutti i giorni per la mia forma fisica, lo facevano per aiutarmi, dicevano. E io passavo notti intere a riempire il cuscino di lacrime. Alle elementari venivo bullizzato a causa dei miei voti eccellenti e alle medie e superiori non avevo amici. Insomma, ero solo. Ma lo preferivo invece di avere una massa di amici falsi". Mi blocco un attimo per prendere un po' d'aria. Quello che sto per dirle mi pesa molto. Le faccio i grattini sulla schiena, mentre mi avvolge con il suo calore. "Mio padre diceva che ero uno stupido bugiardo, che avevo gli occhi del demonio e la lingua biforcuta. Diceva che il blu elettrico delle mie iridi era troppo pulito per essere puro. Me lo ripeteva in continuazione. Un giorno, eravamo al bar di un centro commerciale, avevo circa sette anni. Facevo i capricci perchè volevo il gelato. Ci sedemmo a uno dei tavolini. Continuavo a lamentarmi, così mio padre mi tirò uno schiaffo talmente forte che la sedia cadde all'indietro con me sopra. Tutti i presenti si precipitarono su di me, per vedere come stavo, non vedevo nulla e non riuscivo a parlare. La cosa che mi ha fatto più arrabbiare è che la mia famiglia, che sarebbe dovuta essere la prima ad assicurarsi sulle mie condizioni, era difronte a me, che se la rideva. Come se fosse uno scherzo. Quando tutti si tranquillizzarono, mi sgridarono per aver attirato l'attenzione. Oppure, un altro giorno, eravamo a mare, sgridai mio fratello che mi aveva lanciato addosso la sabbia volutamente e mio padre disse che ero disabile e che non potevo avvicinarmi a loro, altrimenti li avrei contagiati. E ci sono tanti altri episodi che vorrei raccontarti. Magari lo farò, un giorno". Mi guarda con occhi pietrificati. "Mi dispiace così tanto, Kilian!" Esclama accarezzandomi il viso. "Stai tranquilla. Quando ho compiuto diciotto anni, sono andato via di casa e loro non hanno opposto resistenza. Non gli importava. Trovai lavoro e con i primi soldi, mi comprai un appartamento prima nello stesso paese e poi a Firenze, dove studiai. Ed ora, eccomi qui!" Sono contento delle mia posizione attuale. "Loro, li hai più visti?" Domanda stringendosi a me. "Vivendo nello stesso paesino, a volte li ho incontrati, ma non mi sono mai avvicinato. Oramai non li vedo da cinque anni". Annuisce lentamente. "Ora basta con me. Raccontami qualcosa di te!" Esclamo sorridendo per confortarla. È incerta, lo percepisco. Lo sarei anche io se mi baciassi ragazze dopo tre giorni che le conosco e poi le raccontassi tutta la mia vita. Ma con lei l'ho fatto perchè mi rende sicuro. "Non preoccuparti, puoi dirmi tutto quello che vuoi". Sussurro baciandole la testa. "Sono nata a Berlino il venticinque maggio, mio padre è un chirurgo tedesco, mia madre è un avvocato penale italiana. Ho vissuto in Germania fino ai cinque anni, poi ci siamo voluti trasferire in un paesino della provincia di Taranto, in Puglia, per stare più tranquilli. Il paese si chiama Palagiano, e lì abbiamo comprato una villetta. È molto piccolo, ma abbiamo molti spazi verdi e il mare vicinissimo. Adoravo passeggiare nelle campagne che costeggiavano le periferie. A scuola avevo poche amiche, e questo mi ha portato a fidarmi del primo che incontravo. Infatti, Alan è stato il primo. Stiamo insieme da un anno e mezzo. I miei genitori mi vogliono molto bene, non mi hanno fatto mancare mai nulla. Quando il mio ragazzo fa così, i miei non lo sanno. Ho paura di deludere le loro aspettative. Cinque anni fa è nata Ivy, la mia sorellina. È dolce, adora la natura, i fiori e le farfalle. Passiamo tanto tempo insieme. È bellissima, ha due grandi occhioni verdi e i capelli castani ricci. Ho il costante timore di deluderla in qualche modo. Lui, l'ho conosciuto all'università. Andavamo in classe insieme, solo che all'ultimo ha cambiato facoltà. Io mi sono laureata in lingue da pochi mesi, ed il mio sogno è lavorare qui, a contatto con la gente, continuamente a viaggiare. Non sono mai stata coccolata da lui, e quando dici che se mangio tanta cioccolata è per carenza di affetto, hai ragione". Conclude ridacchiando, ma ora vorrebbe fare tutt'altro. Vorrebbe piangere, urlare. "Qual è il tuo più grande sogno, Kilian?" Domanda dopo un po'. Ci penso. Penso a cosa mi interessa davvero e cosa no. E alla fine giungo ad una conclusione. "Il mio sogno più grande è quello di diventare padre, per non far vivere ai miei figli tutto quello che ho vissuto io. Un riscatto". La mia dichiarazione la spiazza. Non si aspettava di certo qualcosa di serio. "Quanti figli vorresti avere?" "Vorrei avere di sicuro una femmina, magari due. Però vorrei che la madre fosse fantastica, speciale!" "Te lo auguro". Risponde facendo un sorriso tirato. "Sei mai stato affezionato a ragazze?" Chiede particolarmente interessata. "Prima di ora, nessuna". Mi meraviglio io stesso di questa risposta. Sono ancora più convinto che di notte, non è il cervello a parlare, ma il cuore. Lei arrossisce e mi ringrazia. Si sistema meglio su di me, e io la lascio fare. Ne ha bisogno. "Hai degli ottimi amici". Sussurra. "Lo so. Gli devo la vita". Dopodichè non parliamo più. Ci addormentiamo uno incastrato all'altra.
Mi sveglio accecato dal sole e l'occhio mi cade sull'orologio al polso. Sono le sei e un quarto e noi siamo ancora qui su. "Delia! Delia! Svegliati!" La muovo delicatamente, finché non apre gli occhi. "Buongiorno". Dice con la voce ancora impastata dal sonno. "Direi un bellissimo buongiorno!" Aggiungo accarezzandole la testa. "Devi tornare in cabina". Sussurro avvicinandomi a lei. Mi guarda. Non ci vuole andare. Scuote la testa. "Lo devi fare per il tuo bene!" Sbuffa. "D'accordo". Si alza, ma io la tiro indietro per il braccio, facendola cadere addosso a me. "Dove credi di andare, Lia?" Chiedo retorico. Lei mi sorride beffarda. Le bacio il naso, ma non sembra essere contenta. Decido di farla rimanere sulle spine. "Andiamo".
Eccoci davanti alla sua camera. "Devo proprio farlo?" Annuisco, e dopo aver inserito la carta, spinge la maniglia, ma la blocco. "Aspetta". Sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra. La bacio dolcemente, poggiandoci al muro. Poi si stacca. "È meglio che vada. Lui potrebbe vederci!" Le do un bacio sulla testa e vado via. Mi rifugio nella mia camera e cerco di riposare senza pensare a cosa sia successo questa notte.
Al mio risveglio, sono le otto in punto. Indosso la polo che ci hanno dato in dotazione, con il simbolo della compagnia e il targhettino con il mio nome e la mia provenienza, e un pantaloncino blu con delle sneakers bianche sotto. Metto gli occhiali da sole sulla testa e mi dirigo a fare colazione. "Buongiorno a tutti!" Sono contento di vedere tra noi di nuovo Gavin, il mio migliore amico. Indossa la sua solita tenuta da ufficiale. "Bentornato tu, eh!" Lo punzecchio. Oggi niente escursioni, solo navigazione. "Sei pronto per il gala degli ufficiali questa sera?" Domanda sorridente Harley. "Certo! Spero di trovare belle ragazze in giro! E spero di farmene qualcuna". Sussurra ridacchiando. Soleil gli assesta uno schiaffo dietro la nuca. "Non ti vogliamo di nuovo in punizione come i bambini!" Aggiunge lei. "Sapete, circa due giorni fa ho notato una bionda stupenda, alloggia in una Royal Suite. L'ho vista uscire da lì e ci siamo scontrati, lei mi ha dato contro e io non ho risposto. Era una cazzo di dea quella. Aveva lunghi capelli ondulati e un fisico da urlo, ma non sono riuscito a vederle gli occhi che erano coperti dagli occhiali da sole. Spero di vederla sta sera, e perchè no? Magari me la faccio!" Esclama facendo l'occhiolino. Io rido con tutti loro, ma qualcosa mi puzza. "Sei il solito idiota!" Dice Kai scherzando. Continuiamo a chiacchierare per un altro po'. "E tu Kil, niente conquiste?" Domanda il mio migliore amico. "Forse si, forse no. Ti racconto più tardi". Vado via lasciandolo sulle spine.
Sono sulla mia torre di vedetta in piscina, mentre osservo la situazione. Da lontano scorgo varie famiglie, che mi sembrano molto unite e ritrovo a chiedermi come sarei io se la mia famiglia fosse come quelle. Se i miei genitori fossero come nei film. Mi chiedo anche come sarei se non avessi mai avuto una famiglia. Forse sterei meglio. Improvvisamente, qualcuno mi puntella le dita sulla gamba. "Salve giovanotto! Mi saprebbe indicare il centro massaggi?" Chiede un signore anziano accompagnato da sua moglie. Sono belli e vestono davvero bene per la loro età. "Buongiorno. Ponte otto!" Loro mi ringraziano e vanno via.

Spazio autrice:
Ecco che scopriamo qualcosa di più su questi bei giovani!😂
Conosciamo un nuovo protagonista: Gavin, il bad boy dal cuore dolce della situazione!
Cosa succederà al gala di questa sera?
Fatemi sapere cosa ne pensate e mettete stelline!
-Kri💚

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