"Come hai fatto a sapere che ero io?" chiesi entrando nella sua casa."Ho riconosciuto il rumore dei tuoi passi" disse lei, ovunque fosse.
In qualunque posto fossi entrata era interamente buio.
Non si vedeva proprio niente.
Tranne che per il piccolo fascio di luce che entrava dalla porta ancora aperta, ma quando la chiusi...
rimase solo il buio.Cominciai ad andare avanti tastando alla ricerca di un lampadario, un interruttore o una finestra; lei che mi sentì tastare in giro mi disse:
"qui non c'è illuminazione, vedi a me non serviva e il mio gatto è abituato al buio""Gatto?" chiesi
"Sì adesso sta dormendo sulla poltrona alla mia sinistra""Come lo sai?"
"Sento il suo rantolio mentre dorme"
"Ah" dissi io
"Già " disse lei abbassando di qualche grado il tono di voce.
"Non ci sono nemmeno finestre?"
"No, non mi servivano e questo mi ha permesso di pagare un affitto minore, nessuno vuole vivere in una casa senza finestre a quanto pare" mi spiegò lei che doveva trovarsi a un metro da me sulla base di dove proveniva la sua voce."Beh effettivamente mette un po' di inquietudine" le dissi io e subito me ne pentii.
Mi chiedevo come fosse per quella ragazza vivere sempre così, senza colore, senza punti di riferimento.
"Per me è indifferente" disse lei.
Dopi ci fu un silenzio imbarazzante per qualche secondo.
"Perché sei qui?"
"Dovevamo vederci no?""Sì alle 3, invece sono 2 ore che stai seduta al quarto piano"
"Ma come..."
mi interruppe subito.
"I miei sensi sono molto più sviluppati dei tuoi, penso per una questione di sopravvivenza, riuscivo a sentire il tuo respiro fino a qui"."E perché non hai risposto quando ho bussato?"
"Non lo so, forse avevo paura che avessi strane idee". mi disse lei
"Che strane idee?" chiesi, non capivo proprio cosa volesse dire.
"Non ci arrivi? Sei veramente ingenua"
Mi sentivo leggermente offesa però con tutte le frasi poco carine che le avevo detto io era il minimo.
"No spiegami"
"Quanti assenti hai visto nella tua vita Aria?"
nel pronunciare il mio nome sentii l'aria buttata fuori dal suo respiro raggiungermi la pelle. Era calda."Nessuno"
"E ti sei chiesta perché?"
"Perché siete rimasti in pochi"
"È quello che ti hanno detto?"
"È quello che so"
"Beh non sai niente"
"Allora raccontami" le dissi io con desiderio di sapere, di capire.
Ci pensò su in un attimo di titubanza ma poi iniziò a parlare.
Cominciai a percepire il lieve russare del gatto.
"Vedi" iniziò " molto tempo fa di noi ce ne erano tanti e ce ne sono ancora, ma la maggior parte è stata costretta a scappare"
(giusto per loro doveva essere un inferno vivere in una città come quella)...allora capii.
"Avevi paura che avessi detto a qualcuno di te".
"Esatto e vedi a me piace restare inosservata".
"Beh ti basterà sapere che non è così, io non sono come loro"
"Se lo dici tu, resti comunque una di loro"
"Lo so" dissi facendo un passo avanti e
abbassando il volto a terra.Il rumore delle mie scarpe sul pavimento mi assordò.
Lì dentro era tutto così quieto.
Come se il buio ci isolasse dal resto del mondo, come se fuori non ci fosse nessuno a giudicarci.
Io non avevo paura di quel buio, si all'inizio era disorientante ma mi stavo abituando e più parlavo con lei più il buio mi diventava amico.
Allora lei mi fece la domanda di cui avevo tanto paura"Quindi cosa ci fai qui?"
" Sono qui per chiederti di scappare con me" dissi tutto di un fiato.
Anna si dimostrò molto interessata alla storia della mia corsa via dalla sala della scelta fino a lì. Le raccontai tutto, compreso che ero caduta di faccia.
Lei rideva."Perché ridi?"
"Ho immaginato la scena, ed è abbastanza esilarante nel mio modo di vedere la realtà ".
Allora la rividi anche io nella mia testa e mi resi conto che lo era abbastanza anche nel mio, ma magari quello scorrere di immagini nella mia testa con alcuni tagli poco eroici, come la scena della caduta di faccia, e l'aggiunta di una musica potente e ritmata avrebbero potuto renderlo un momento fondamentale di una storia.
Parlammo per ore su quello che avremmo potuto fare, all'inizio era stata incerta ma poi aveva accettato di aiutarmi, almeno fino a un certo punto.
Mi promise che mi avrebbe accompagnato alla casa dell'amico di Philos e poi ci saremmo divise. Avrei voluto chiederle perché non voleva venire con me, perché non voleva trovare un posto dove fosse accettata, dove ci fossero altri come lei.
Ma non glie lo chiesi.
Non erano affari miei, era già troppo che fosse disposta a aiutarmi.E nemmeno lei mi fece troppe domande sulle motivazioni di quella fuga improvvisa e ne fui felice, non ne volevo parlare.
Non avrei saputo come rispondere, non c'era una grande motivazione e allo stesso tempo ce ne erano mille più piccole.
Sapevo solo che ne avevo bisogno, che il mio cuore mi stava dicendo di andare via con tutte le sue forze da un'intera vita e io finalmente avevo trovato il coraggio di ascoltarlo.
Ci addormentammo sul piccolo letto in fondo a quella stanzetta che era tutta la sua casa( non servivano le luci per capire che fosse uno spazio molto piccolo) e per poco non caddi di nuovo inciampando nella poltrona lì vicino.
"Anna" la chiamai sdraiata con la schiena rivolta contro la sua.
"Si"
"Domani prima di andare devo fare una cosa"
"Che cosa?"
"Prendere un libro che ho lasciato a casa mia"
"Un libro?" disse un po' sorpresa.
"Si è importante"
"Va bene" disse e tornò il silenzio.
Lei non sapeva nemmeno cosa volesse dire leggere...non poteva capire l'importanza che potesse avere immergersi in un'altra storia, in un altro mondo, in un altro tempo.
Lei non poteva scappare voltando una pagina dopo l'altra, gli dei glie lo avevano negato, a lei che forse ne aveva bisogno più di tutti.
Mi sentii improvvisamente grata, per tutto ciò che avevo, le possibilità che potevo crearmi, il destino che avrei potuto scrivere per me stessa ma sopratutto per il supporto che quella sconosciuta mi aveva dato, a me che avevo sempre avuto tutto quello che a lei era stato portato via, e che magari,da quel momento in poi, avrei potuto iniziare a chiamare amica.
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GLI ASSENTI (Soulless chronicles)
Fantasía"Nell'esatto momento in cui alzai il volto, la figura alzò il suo verso il mio... I suoi occhi erano in fiamme." La città di valor è governata da un rigido ordine. 5 sensi per 5 ale. Li chiamano i senz'anima, persone private di uno dei 5 sensi fonda...