Liv vuole baciarmi.
Era stato il primo pensiero di Charles Leclerc, appena sveglio, in quella mattina di gennaio.
Erano passate alcune settimane da quando avevano aiutato Maggie a rispondere a quel giornalista e da quel momento non era più riuscito a togliersi dalla testa la loro conversazione.
"Perché non lo fai?", gli aveva chiesto. Perché non mi baci?
Maledetto lui e quel suo maledetto senso d'onore. Avrebbe potuto baciarla, e invece no! Invece no, perché era stupido! L'aveva vista l'espressione di Liv, lei voleva che lo facesse. Così non solo aveva deluso sé stesso, ma anche l'inglese. E chissà, magari era pure una sua voglia passeggera: si sarebbe preso a sberle tutta la vita se fosse stato quello il caso.
Da quando le scuole erano ricominciate, finite le vacanze natalizie, Liv era diventata praticamente irraggiungibile. Si sfondava di lavoro dalla mattina alla sera pur di guadagnarsi il necessario per vivere nel Principato e persino tentare di conversare tramite messaggi risultava impossibile.
Charles le aveva lasciato milioni di Whatsapp, anche idioti, e non c'era mai stata una volta in cui Liv avesse risposto prima che fossero passate almeno tredici ore - quando l'aveva raccontato alle ragazze, Maggie scherzando gli aveva risposto che fosse soltanto un riferimento a TSwizzle, cosa che l'aveva fatto ridere, ma comunque non era riuscito a lenire l'angoscia.
Perché qualcosa nel profondo del cuore continuava a dirgli che lo stesse ignorando.
Non ci voleva credere, lui.
Se doveva dirgli qualcosa, Liv gliel'avrebbe detto in faccia, ne era certo.
Eppure...Eppure il dubbio rimaneva.
Così, pur di togliersi qualsiasi sospetto, fece l'unica cosa che poteva fare: si presentò unannounced a casa sua. Del resto, che altra soluzione avrebbe potuto trovare?
Dopo aver osservato i suoi orari per settimane, Charles aveva potuto appurare tre cose: il primo lavoro, la maestra, spaziava tra le otto del mattino e le tredici, poi c'era la sua pausa di un'ora e ricominciava alle quattordici fino alle sedici e trenta. Dopodiché, correva a casa a cambiarsi, si prendeva un po' di riposo e alternando i giorni si divideva nei suoi altri due lavori: il lunedì, il mercoledì, il venerdì e la domenica sera toccava al ristorante, mentre il martedì, il giovedì e il sabato era il turno del bar.
Quella povera ragazza correva da una parte all'altra di Monaco dalla mattina alla sera. Charles non aveva idea di come facesse a non crollare, tanto poco era il riposo che si concedeva.
Era giovedì, quel giorno, il che significava che quella sera Liv avrebbe raggiunto il locale e si sarebbe dedicata al suo lavoro di barista. Ma ciò significava anche che quel pomeriggio avrebbe avuto una pausa più lunga ed era questo che interessava veramente al pilota.
L'aveva riaccompagnata a casa diverse volte ormai ed aveva ben memorizzato il tragitto da fare per raggiungerla. Non ebbe infatti problemi a parcheggiare la sua Ferrari scintillante lì davanti, forse leggermente fuori dalle strisce, e a raggiungere il pianerottolo dell'appartamento.
Che poi, beh, qualche problema a dire il vero ce l'aveva sul serio: l'ansia sembrava divorarlo. Ogni volta che si trovava Liv di fronte temeva di combinare qualche danno o di comportarsi come uno dei bambini che doveva custodire - quante risate ci si erano fatti sopra quei due grandissimi stronzi di Max e Lewis.
Bussò alla porta con il cuore in gola, ignorando il campanello per via dell'enorme cartello appiccicatovi sopra che recitava "ROTTO" a caratteri cubitali.
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Gorgeous - Charles Leclerc
RomanceParte 3/3 - Avvertenza: la storia si può leggere anche da sola, ma nasce come prodotto successivo delle parti 1 e 2, che sono rispettivamente «Survivor - MV33» e «Long Story Short - LH44». «You're so gorgeous it actually hurts» Sei anni fa Charles...