14. I'll never leave you alone

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And I remember that fight, 2:30 AM
As everything was slipping right out of our hands
I ran out, crying, and you followed me out into the street
Braced myself for the goodbye
'Cause that's all I've ever known
Then you took me by surprise
You said, "I'll never leave you alone"





«Dai tesoro, non ti preoccupare, ci vediamo stasera come al solito!» esclamò al telefono, abbozzando un sorriso. «Charlie, davvero! Devi allenarti, è più importante!»

Dall'altro capo della chiamata si sentì uno sbuffo leggero: «Ma io voglio vederti» mormorò lui, facendole scalpitare il cuore nel petto. «Non mi basta la notte, Lil...»

«Troveremo una soluzione, te lo prometto, ma sappi che nemmeno io voglio più solo le serate. È solo perché oggi pomeriggio finisco prima qui a scuola, altrimenti sarebbe stata una giornata normale. Ma comunque ribadisco, tra poco tornerai in pista, hai bisogno di essere concentrato e, soprattutto, allenato!»

«Sì, ma mi dispiace darti buca»

«Non mi dai buca, tranquillo!» asserì, il tono dolce che non lasciava trasparire alcun cenno di menzogna. «È giovedì oggi...» sembrò realizzare poi, un'idea che le si andava a formare in testa.

«Lavori al locale, no?»
Le chiese cauto, come se non volesse affatto rivelarle di aver speso ore intere a memorizzare i suoi turni precisi.

«Sì, e visto che hai detto che non ti bastano le notti...»

«Mi stai proponendo di venirti a trovare?» domandò, un sorrisetto gli comparve in volto.
Peccato che tu non possa vedermi, gorgeous.

«Beh, perché no? Del resto... Selene dice che si è innamorata di Lewis il giorno in cui lui l'ha stalkerata fino al locale! Chi lo sa, magari porta bene, non credi?»

«Indubbiamente»

Peccato che io lo sia già.
Innamorato di te, dico.

«Ci sei?» lo richiamò, quando non sentì più alcun suono da parte sua. «Charlie?»

«Sì, gorgeous, ci sono. Stavo pensando»

«A cosa?»

«Al fatto che mi manchi»

«Mi manchi anche tu...» sussurrò. «Veramente tanto»

Non fece nemmeno in tempo a sentire che cosa Charles le stesse dicendo, che venne immediatamente distratta da un rumore proveniente alle sue spalle.
Quando si voltò, dovette sbattere le palpebre per ben più di quattro volte per rendersi conto di non star sognando.

«GIUSEPPE!» urlò, richiamando il bambino in piedi accanto alla parete azzurra dell'asilo. «CHE STAI FACENDO?!»

«Oddio, è successo qualcosa di grave?» si affrettò a domandare il pilota, allarmato. «Devo chiamare qualcuno??»

«Lascia stare, tesoro, ti chiamo dopo, c'è Giuseppe che sta mangiando il muro...»

«Prego?»

«Hai sentito, ma per favore, non fare domande... GIUSEPPE, METTI GIÙ IL PEZZO DI CARTONGESSO!»
La risata di Charles le scaldò l'animo, ma non aveva tempo per fermarsi a fare la ragazzina innamorata.
«Ciao tesoro, ci vediamo dopo» ripeté, ed attaccò il telefono. Corse verso Giuseppe strappandogli il muro dalle minuscole dita.

«No, piccino! Così non si fa!»

«Perché?»
Le fece gli occhioni dolci.

«Beh, perché...»

Gorgeous - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora