SPIN-OFF 2.3 || Mom

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Mama, ooh, didn't mean to make you cry
If I'm not back again this time tomorrow
Carry on, carry on as if nothing really matters






[ Gracie ]

Sto ancora stringendo la mano di Nate, che si è addormentato con la testa sulle mie gambe, quando zia Selene e zio Lewis finalmente arrivano.
Arianna ed Alice, che se ne stanno sedute vicino a me con l'aria preoccupata, si spostano immediatamente per fare spazio all'ex pilota e a sua moglie.

Non ho mai visto la zia in queste condizioni, che non fanno altro che lasciar trasudare l'amore immenso che prova per Nate: gli occhi sono rossi e gonfi, mentre sulle guance sono ben visibili i segni del suo pianto prolungato. Le tremano le mani quando si abbassa di fianco a me, sfiorando il viso di suo figlio.

Le sfugge un singhiozzo, con lo zio che subito la tira a sé, anch'egli con l'espressione disperata e dilaniata. «Gracie...»

«Quando l'abbiamo trovato era sveglio, più o meno. Secondo me si tratta soltanto di una sbornia molto pesante, per questo gli ho chiesto di dormire. Abbiamo chiamato l'ambulanza però, per sicurezza» comunico, potendo finalmente asciugare a mia volta le lacrime.

«Gracie...» ripete ancora la zia, baciandomi i capelli. Le trema la voce mentre parla. «Grazie per averlo riportato da noi»

Lo zio fa per sollevarlo dalle mie gambe, ma mi oppongo. «No!» esclamo. «Gli ho promesso che non gli lascerò la mano»
La mia presa si fa un po' più salda.

No, non gliela lascio la mano.

Gli zii si scambiano uno sguardo preoccupato, ma poi, di fronte alla mia determinazione, sanno di non poter fare altro, perciò annuiscono. «Aspettiamo l'ambulanza, allora»

«Grazie» mormoro, la mia attenzione ferma sul ragazzo dormiente su di me. «Tía

«S-sì?»

«Nate pensa che vogliate riportarlo all'orfanotrofio»

La sorpresa nel suo sguardo non mi stupisce, perché mai farebbero una cosa del genere.

«Ma di cosa stai parlando? È questo l'indietro di cui dicevi prima al telefono?» si aggiunge lo zio, la mano salda sul fianco della sua compagna.

«Mh mh» annuisco. Debolmente, scosto qualche ciocca scura dal viso del ragazzo, che dorme tranquillo pur avendo i lineamenti facciali tormentati da chissà quale incubo. «Non lo farete, non è vero?»

«E perché mai dovremmo? È nostro figlio!»
La zia sembra quasi offesa dalla mia domanda.

Sospirando, decido di fare l'unica cosa che avevo promesso a Nate di non fare: parlare.
«Mi ha raccontato della bambina, tía»

«Oh»

«Già... ha detto di aver passato la serata della mia festa di compleanno a montare i mobili per lei. Era veramente contento, si vedeva, ma... ma credo che poi la realizzazione abbia colpito»

«Di che realizzazione parli?»

«Nate è sempre stato rimandato indietro, zio» rispondo ad uncle Lewis. «Si è convinto che lo farete anche voi per fare spazio alla bambina. Appena si sveglierà... dovete parlarci, vi prego!» supplico.

«Che razza di genitori siamo?» bisbiglia la zia, in preda all'incredulità. «Se il mio stesso figlio pensa che non lo voglia più è solo colpa mia, che non sono stata in grado di fargli vedere quanto io lo ami!»

La risposta dello zio viene mascherata dal suono delle sirene dell'ambulanza che si avvicinano. Sigillo con più forza la mano intorno a quella di Nate, che ruota leggermente la testa sulle mie gambe, le sopracciglia più rilassate che mai.

Gorgeous - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora