25. The Smallest Man Who Ever Lived

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I would've died for you sins
Instead, I just died inside
And you deserve prison, but you won't get time
You'll slide into inboxes and slip through the bars
You crashed my party and your rental car
You said normal girls were boring
But you were gone by the morning
You kicked out the stage lights
But you're still performing
And in plain sight you hid
But you are what you did
And I'll forget you, but I'll never forgive
The smallest man who ever lived





Si asciugò le lacrime debolmente, non spostando lo sguardo neppure per un secondo dalla croce che fissava da chissà quanto con attenzione.
Un'ora, due, tre, una settimana, un anno... lei comunque non l'avrebbe percepito.

Se ne stava inginocchiata sul cuscinetto delle panche della chiesetta in silenzio, le mani incrociate, mentre teneva gli occhi saldi sull'immagine scolpita nel legno di Cristo crocifisso.

E pregava.

Pregava chiunque esistesse lassù che tutto quel dolore potesse finire, che quella sofferenza potesse essere soltanto passeggera. Pregava che non stesse per perdere un'altra persona amata, pregava che non stesse per perdere la sua unica ragione di vita.

Gracie non sembrava avere intenzione di svegliarsi.
Erano passati giorni e la sua bambina dormiva ancora.
In un sonno troppo profondo, in un oblio che non riusciva a superare.
In un'oscurità che, se la conosceva bene come credeva, le faceva fin troppa paura.

Doveva toccare a lei.

Doveva essere lei quella a rischiare la vita, cazzo.
Doveva essere lei a patire le pene dell'inferno.
Doveva essere lei, perché era stata colpa sua.

Si era fatta abbindolare come la scema che era.
Come l'idiota che amava vedere il buono nelle persone.
E così facendo, così agendo, aveva messo in pericolo sua figlia.

Gracie...

«Dio, ti prego» mormorò.
«Ti prego» supplicò. «Portami via tutto, ma non lei. Ti prego. Ti prego, mia figlia no»

Altre lacrime le attraversarono le guance, come falci lungo una distesa di cadaveri.

«Non portarmi via la mia bambina, ti prego»

Non si riconosceva nemmeno più.
Con il polso racchiuso in un tutore, un busto a stringerle il petto per rimetterle a posto le costole e una benda a coprirle l'occhio che aveva subito un intervento, quando quella mattina si era finalmente alzata dal letto e si era guardata allo specchio era sobbalzata.

Il fantasma di ciò che era stata prima le era comparso alle spalle in un baleno, un coltello tra le dita per pugnalarla con il peso della coscienza.
La realizzazione di ciò che aveva fatto a dilaniare ogni castello di sabbia che aveva eretto nella speranza di essere libera.

Ma nessuna costruzione di quel tipo può resistere al peso indomabile dell'oceano.
Ed anche lei aveva pagato il peso dell'ingenuità.

Trattenendo un singhiozzo, a fatica si alzò in piedi - la caviglia slogata che la fece ricadere in ginocchio, ogni parte del corpo che le vibrò di dolore. Strinse la mano non bloccata intorno allo schienale della panca.
«Farò tutto quello che vuoi. Dio, mi convertirò, entrerò a far parte di un ordine religioso, rinuncerò a tutto quello che vuoi. Solo.... solo ridammi mia figlia, non mi importa cosa mi chiederai in cambio»





«Sai, tesorino...»

La voce ironica e sarcastica che prima aveva detestato e che tanto aveva imparato ad amare la raggiunse, distraendola dai suoi pensieri.

Gorgeous - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora