15: lutto

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Alcuni giorni passarono e la febbre di Atid era passata totalmente ma il suo umore era sempre più a terra. Quando in torno c'era Koray, cercava di sorridere e comportarsi in modo disinvolto. Però, il maggiore, lo aveva imparato a conoscere e capì che qualcosa non andava.

Quella mattina, il padrone di casa era ancora più silenzioso dei giorni precedenti. Si trovava in cucina, con lo sguardo basso e perso nel vuoto mentre era intento a preparare la colazione. Il maggiore, vedendolo in quello stato, gli si avvicinò e gli cinse i fianchi in un abbraccio. Gli accarezzò la pelle coperta dalla maglia e gli diede alcuni baci sulla guancia. Il più piccolo apprezzò i tentativi per tirargli su il morale, ma non aveva alcuna forza per sorridere.

- "Cos'hai piccoletto? Sono giorni che sei giù di morale."

- "Oggi sono passati quattro anni dalla morte di mio padre."

- "Mi dispiace."

Disse Koray in un sussurro e continuò a tenere stretto a sé Atid per paura che, appena lo avesse lasciato, sarebbe caduto al suolo. Il più piccolo diede delle pacche delicate sulla mano del maggiore e si girò verso di lui con gli occhi lucidi e le lacrime che minacciavano di uscire. Ma era più forte di quelle goccioline d'acqua e le cacciò via.

- "Da quando non c'è più papà, mamma è andata in America per lavorare, la vedo raramente. Per tutti questi anni sono rimasto senza il suo sostegno, soprattutto in questo giorno. Quando c'era papà era tutto più bello, eravamo una famiglia unita e avevo tutto l'amore del mondo...vorrei che fosse ancora qui per insegnarmi tutto ciò che i papà insegnano ai loro figli. Sai, quando ero piccolo avevo paura del buio ma lui si impegnò così tanto, a farmi passare questa paura, che un giorno non ebbi più bisogno della luce per dormire. Prima di andarsene mi disse che non avrei mai dovuto essere triste, che avrei dovuto portare felicità alle persone che avevo intorno e che sarei rimasto sempre l'Atid altruista che aveva visto crescere e che amava con tutto il suo cuore. Ad oggi non so se ho mantenuto questa promessa."

- "L'hai mantenuta raggio di sole. Sono sicuro che tuo padre ti stia guardando e che sia davvero tanto fiero di te, così come lo sono io. Facciamo così, oggi andremo insieme a ricordare la memoria di tuo padre. Gli portiamo i fiori e faremo delle offerte insieme. Questa volta ci sarò io al tuo fianco e porterò via da te ogni dolore. Ok?"

Atid non riusciva a pronunciare alcuna parola, si limitò ad annuire e abbracciare il maggiore fino a sentirne le ossa. In risposta, Koray infilò una mano tra le ciocche rosse del minore e gli accarezzò dolcemente la testa. Sapeva che quelle parole non avrebbero aiutato a cancellare via tutto il dolore dal cuore del suo ragazzino, ma sperava di averlo alleviato almeno un po'.

Lasciò che Atid, rimanesse avvinghiato al suo corpo e terminò lui di preparare la colazione. Lo guidò fino al tavolo e lo fece sedere, poi portò la colazione in tavola e mangiarono senza proferire parola. Terminato il pasto, Koray fece salire il più piccolo in stanza per vestirsi e lui pulì ciò che avevano usato per il primo pasto della giornata. Una volta terminato, raggiunse Atid e si vestì a sua volta mentre l'altro era intento a leggere gli amorevoli messaggi dei suoi amici che volevano tirargli su il morale e che gli promettevano che nel pomeriggio sarebbero andati da lui.

Uscirono di casa e andarono a comprare dei fiori. Si diressero poi al cimitero ed entrarono. Passarono tra le lapidi fino a trovarsi davanti a quella dove, sotto, giaceva il padre di Atid.

Dalle labbra del più piccolo uscì un sospiro amareggiato, congiunse le mani e si inginocchiò davanti il pezzo di marmo. Sopra era inciso il giorno di nascita, quello di morte e il suo nome. L'uomo si chiamava Siro Chantara. Il suo nome significa "Stella splendente". Amava molto la sua famiglia e lo dimostrava ogni giorno e quando morì lasciò nei suoi familiari un vuoto enorme impossibile da colmare.

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