Chapter 4 - 6.00 AM.

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Chapter 4.


Era una rigida giornata invernale, una di quelle giornate durante le quali avrei preferito rimanere a dormire per qualche ora in più del solito, in modo da non provare il freddo e i suoi fastidi.

Il mio desiderio, mio malgrado, non venne esaudito a causa del mio cellulare privato che cominciò a squillare incessantemente, disturbando il sublime stato di sonno nel quale ero caduta.

Aprii gli occhi con difficoltà, gettai immediatamente lo sguardo sulla sveglia elettronica poggiata sul mio comodino in legno e notai, a malincuore, che erano appena le sei del mattino.

Danny non aveva dormito con me quella notte, era a New York per lavorare ad un nuovo disco e sarebbe stato via da casa per un bel po' di giorni, lasciandomi ancora una volta da sola, come da sua abitudine.

Quello non era un problema per me, era diventata una vera e propria consuetudine, tanto che facevo fatica a reputarmi ancora una donna sposata.

Ritornando alla faccenda del telefono, mi chiedevo chi potesse essere ad un'ora simile del mattino, dopotutto era anche sabato e in quel giorno nessuno a Los Angeles lavorava, le persone si lasciavano andare con il riposo come avrei fatto bene anche io se non fosse stato per quel suono stridulo.

Mi alzai con il busto per poggiare la schiena contro la testata del letto, allungai il mio braccio verso la superficie alta del comodino e afferrai il cellulare distrattamente.

Guardai il numero, non lo avevo memorizzato e di conseguenza non comparì il nome del mittente, ma per quanto riuscissi a ricordare non avevo ricevuto mai una chiamata da un numero simile.

"Pronto?" – Biascicai con la voce impastata dal sonno che provai a schiarire con un colpetto di tosse.

"Lisa..."

Dall'altro capo del telefono, una voce sottile e flebile già sentita in precedenza mi fece trasalire, sorprendendomi e lasciandomi di stucco.

Non mi aspettavo di ricevere una chiamata del genere ad un tipico orario, oserei dire improponibile, ma conoscevo abbastanza le sue abitudini e sapevo che per lui fosse una cosa del tutto normale.

"M-Michael." – Balbettai, incredula.

All'improvviso fu come se la rabbia per essere stata svegliata da un sonno profondo fosse del tutto scomparsa, mi bastò la sua voce per ristabilire in me il buonumore e la serenità.

Era assurdo, ma quell'uomo riuscì con la sua voce a rilassarmi, aveva una cadenza così dolce che sarebbe stata capace di tranquillizzare gli animi delle persone.

In realtà lo faceva ed era una cosa che gli riusciva anche piuttosto bene, in fin dei conti era il suo mestiere ed era una delle punte di diamante nel mondo della musica.

"Stavi dormendo? Ti ho svegliata?" – Disse, utilizzando un tono che racchiudeva al suo interno una sensazione di dispiacere che venne immediatamente allo scoperto.

"Non fa niente, mi sarei dovuta svegliare comunque!" – Dissi in tono scherzoso, provando a metterlo a proprio agio e ad evitare che si sentisse in colpa per un'inutile causa.

"Mi dispiace tantissimo, sono mortificato, davvero. Ti prego di scusarmi, non volevo." – Mormorò rapidamente, mostrando il suo evidente imbarazzo alla situazione.

Era mortificato dall'idea di avermi svegliata, era così dispiaciuto che non potei fare a meno di trovare una frase che potesse tranquillizzarlo, era troppo educato e unito alle buone maniere per poter trascurare la faccenda.

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