Chapter 10 - Old nightmare.

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Chapter 10.



Sono le 2.00 del pomeriggio e fa tanto caldo, quasi non si respira, c'è un'afa che invade il Tennessee e in particolar modo la mia città, Memphis.

E' una di quelle giornate tipiche che si registrano nel sud degli Stati Uniti, quelle in cui il tasso di umidità è così cospicuo ed elevato che sembra che gli abiti si attacchino al corpo.

Tuttavia, all'interno della mia abitazione, sembra che il caldo non sia un problema.

Si respira un clima adrenalinico, ci sono persone che si muovono da un perimetro all'altro dell'immensa villa, sembrano nervose, come se temessero di sbagliare il proprio lavoro.

Sono seduta sul tappeto persiano, è il mio preferito, è decorato da ampi arabeschi colorati, i quali si estendono verso una notevole razione di stoffa e gli regalano l'idea di un disegno astratto.

Io, secondo la mia immaginazione, ho sempre creduto che fosse un uccello colorato, il cui corpo possedeva delle piume dotate di innumerevoli colori.

Accanto a me c'è Ginger, una ragazza molto simpatica, gioca spesso con me e mi racconta delle bellissime favole.

All'improvviso si alza dal divano sul quale è seduta, non mi dice niente, si dirige a passi veloci verso la rampa di scale che conduce al secondo piano, senza guardarsi indietro.

Sembra preoccupata.

Comincia ad urlare, parla così velocemente che non riesco a capire ciò che dice, il suo tono della voce è estremamente alto che giunge fino alle mie orecchie.

"Al! Joe! Venite subito in bagno!" – Grida con la voce soffocata da alcuni singhiozzi, non riesce a parlare, nonostante ci provi.

Due uomini già visti prima salgono immediatamente al piano di sopra, giungendo dove la voce di Ginger si fa sempre più potente e stridula, alimentata da qualcosa che io non riesco a capire.

Cosa sta succedendo?

Non voglio rimanere sola, mi annoio terribilmente, non ho nessuno con cui giocare quando sono a casa di papà.

Non ci sono bambini della mia età e trascorro gran parte del tempo ad ascoltare la musica, quella non manca mai, è sempre una grande compagnia in ogni momento della giornata.

Mi alzo dal tappeto, reggendomi con le braccia al suolo, una rapida spinta con le gambe e sono in piedi.

Salgo le scale senza fretta, mi guardo intorno, osservando gli enormi quadri posti sulle pareti.

La porta della camera di papà è aperta, c'è la luce accesa, anche se il sole riesce ad illuminare abbondantemente la stanza, senza richiedere la necessità della luce artificiale.

Entro.

Intravedo la figura esile ed elevata di Ginger, i suoi capelli scuri le coprono parte della schiena, rendendola ancora più bella.

E' poggiata all'uscio in legno della porta del bagno, la raggiungo, non riuscendo a scorgere la situazione da vicino.

Mi addosso al suo corpo in preda a dei fremiti e ad un forte pianto.

Papà è steso a pancia in su sul pavimento freddo e marmoreo, è seminudo, ha gli occhi chiusi, il volto violaceo e i capelli arruffati.

I due uomini che avevo intravisto in precedenza sono al suo fianco, uno di essi gli solleva le gambe, mentre un altro tenta disperatamente di massaggiargli il busto.

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