capitolo 7

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Aprii gli occhi, rigirandomi nel letto.
Il mio primo pensiero fu ovviamente quello.
"Porca troia. L'uscita con Matteo è oggi"
Mi girai verso il comodino, cercando il telefono.
Appena lo schermo si illuminò, lessi quello che non avrei mai voluto leggere in quel momento.
L'ora: le 14:00.
"COME HO FATTO A DORMIRE COSÌ TANTO" dissi parlando ad alta voce.
Qualcuno bussò alla porta della mia camera, e al mio "avanti", entrò.
"Buongiorno bella addormentata nel bosco. Pensavo fossi in stato comatoso"
"Non fai ridere Matteo lasciami in pace" sbuffai ancora assonnata.
"Come vuoi, ma ricordati dell'impegno che hai ogg-"
Prima che potesse finire la frase, scagliai con forza il mio cuscino sulla sua faccia.
"Stronza" mi disse lui ridendo.
"Vattene" risposi io con tono scherzoso.
-
Mi presi un caffè velocemente, per poi salire le scale di corsa e precipitarmi in bagno per farmi una doccia.
Iniziai poi a vestirmi, e non sapendo cosa mettere, chiamai Matteo per farmi aiutare.
"Io ti consiglierei questi due" disse lui indicando una tuta nera e una maglia larga.
"Ma sono i vestiti più brutti che ho!"
"Ti sconsiglio di vestire elegante Lucrezia... saresti di gran lunga fuori contesto" ridacchiò.
"Cosa intendi? Non mi dire che usciremo con dei malesseri, perché non lo farò"
"Taci e vestiti" disse mostrandomi l'ora dal suo Iphone
Le 14:56.
"MERDA" urlai andandomi a truccare di corsa.
Matteo rise prendendomi in giro "non sapete proprio essere in orario voi donne eh?"
"Ma taci rincoglionito" replicai urlando dal bagno.
-
Matteo guidò almeno per mezz'ora prima di arrivare dove dovevamo incontrarci.
Ero accaldata, e alquanto nervosa.
Con chi ci saremmo visti?
Ti prego Dio, non dei maranza.
Questo pensiero mi suscitò una piccola risata.

Matteo lasciò l'auto in un grande parcheggio sotterraneo, e venne ad aprirmi lo sportello.
"Prego scenda" disse sarcastico.
Risposi con un sorrisetto nervoso e iniziai a seguire Matteo verso il luogo dell'incontro.
Lì c'era un'auto, nera, con i vetri completamente oscurati.
"Oh ciao" disse scendendo dalla macchina un ragazzo.
Era biondo con gli occhi chiari, disse di chiamarsi Giacomo.
Si scambiò un abbraccio con Matteo, probabilmente non si vedevano da tanto, e successivamente mi presentai a lui.
"Piacere mio cara" Mi rispose il biondo con un sorriso.
Non sembrava male.
Intanto, dall'auto erano usciti altri due ragazzi, che salutarono Matteo allo stesso modo, per poi presentarsi a me.
Uno era moro con i capelli rasati mentre l'altro aveva i capelli lunghi e biondicci, intecciati in dei dread. Si chiamavano rispettivamente Luca e Samuel.
I due continuavano a guardare l'auto da cui erano appena usciti, come se stessero aspettando che qualcun'altro ne venisse fuori.
Ad un certo punto, Matteo interruppe il silenzio.
"Dai non fare il timido, Vincenzo"
Iniziai a sentirmi il battito aumentare.
Fai che non sia lui, fai che non sia lui.
...
Calò un certo silenzio tra noi, aspettando che il ragazzo uscisse dall'auto.
Ad un certo punto, sentimmo una voce.

"Oh non siete nemmeno capaci di aspettare un attimo?"

Riconobbi subito la voce.
Il tono con cui scandiva le parole, la cadenza, e perfino la risatina finale.
Riconobbi tutto, senza nemmeno vederlo.

Non lo so, non ci capivo più niente in quel momento.
So solo che Vincenzo uscì dall'auto, si incamminò verso di noi con passo composto, e salutò gli altri.
Senza rivolgere a me un singolo sguardo.
"Ma che stronzo del cazzo" pensai tra me e me, lanciandogli un occhiataccia.
Mi sentii un po' delusa in quel momento. In fondo sapevo ci sarebbe stato anche lui, e già mi aspettavo un caloroso saluto, visto come si era comportato con me quella sera fuori dalla discoteca.
Ma nulla, Matteo aveva proprio ragione: Vincenzo era solo un donnaiolo stronzo e arrogante.
Probabilmente quella sera aveva provato a sedurmi solo per quel fine lì. Ma no, con me non funziona.
Non ce la farà mai con me.

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