capitolo 11

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Appena tornata iniziai a prepararmi il pranzo.
Ormai si era fatto tardi e i miei familiari stavano per rientrate.
Notai che Matteo mi aveva scritto su Whatsapp.
Così aprii la sua notifica.
"Dove sei stata?"
In che senso? Come faceva a sapere che fossi uscita?
"A fare la spesa" risposi io, per poi continuare con un secondo messaggio
"Perché scusa?"
Matteo visualizzò subito i messaggi, e mi rispose
"Non mi raccontare cazzate Lucrezia"
Ma chi pensava di essere? Mio padre?
"Non riesci a stargli lontano eh?"
Sussultai a quel messaggio.
Si riferiva a Vincenzo, era chiaro.
Continuai a negare il tutto, ma non ero credibile.
"Boh non ti capisco, ne parliamo dopo"
Spensi il telefono, non volevo parlarne.
Non ce la facevo, sapevo di aver sbagliato in fondo e mi sentivo in colpa, ma non avrei ammesso di aver sbagliato così.
Ero troppo testarda per farlo.
-
Sentii la porta aprirsi.
"Siamo tornati!"
Cazzo. Non avevo voglia di parlare con Matteo.
"Ciao" risposi flebilmente.
Cercai di andare di sopra senza fare troppo rumore, e appena arrivata in camera chiusi la porta e mi stesi sul letto.
Ma in men che non si dica, Matteo era lì.
"Cazzo non puoi bussare almeno?" dissi io incazzata.
"No. Questa è casa mia e faccio come voglio" rispose lui freddo.
Era proprio arrabbiato.
"Senti non so cosa ti hanno detto, ma io stamatt-"
"No ascoltami tu. Devi darmi retta, almeno per una volta. Non ti fidare"
Mi interruppe lui scandendo le ultime tre parole.
Restai in silenzio, mettendomi le mani fra i capelli.
Mi innervosiva il suo comportamento, alla fine avevo 19 anni, e lui mi trattava come una bambina.
"Ascolta, io sono libera di prendere le mie decisioni, e comunque non voglio nulla da lui, come lui non vuole niente da me. Mi ha solo dato un passaggio, chiaro?"
Matteo rimase ad ascoltare, ma poco dopo sbottò.
"Fai come vuoi, a me non frega più un cazzo. Però non dire che non ti avevo avvertita" esclamò prima di sbattere la porta.
Io sbuffai e il nervoso mi stava salendo sempre di più.
Come si permetteva? Sembrava mia madre.
Però forse in fondo lo faceva perché mi voleva bene.
E magari dovevo starlo ad ascoltare di più.
Scesi di sotto a fumare, e in giardino trovai Matteo, anche lui intento ad accendersi una sigaretta.
"Scusa Matteo" dissi io sputando fuori le parole con difficoltà.
Non era facile per me chiedere scusa.
"Scuse accettate, ma veramente te lo chiedo per favore, non fare sempre di testa tua" mi disse lui prendendomi le mani "Te lo dico, non è uno serio"
"E va bene, ti darò più ascolto da oggi in poi" dissi io sorridendo.
"Però dimmi, cosa ti piace così tanto in lui" mi chiese Matteo guardando il vuoto.
"Allora intanto non mi piace"
Lui a quelle parole si girò dandomi una pacca sul braccio, come a prendermi in giro.
"No sul serio. Non mi piace, però devo dire che quando sto con lui provo una strana sensazione".
"E va bene, però stai attenta" rispose lui sorridendo.
Mi diede un bacio sulla fronte prima di rientrare, mentre io restai a fissare il tramonto.
Come posso far finta di non provare nulla?
Devo iniziare ad evitarlo.

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