capitolo 22

322 10 2
                                    

Tutto sembrava così magico, che sussultai all'arrivo del cameriere, che appoggiò con delicatezza i piatti fumanti davanti a noi.
"Buon appetito" disse Vincenzo, spostando il tovagliolo da sotto il piatto.
Lo ringraziai e ricambiai, e iniziai a mangiare.
Parlammo del più e del meno, mentre i nostri piatti iniziavano pian piano a svuotarsi.
I camerieri passarono a sparecchiare, e Vincenzo mi versò un calice di vino.
"Ora però spiegami come hai fatto a leggere quelle chat" mi disse lui, mettendo su un sorrisetto.
"L'ho fatto per sbaglio"
"Immagino" rispose lui in tono sarcastico.
Gli tirai un calcio sotto il tavolo, e lui mi guardò divertito.
"Matteo aveva dimenticato il telefono in giardino, e ho visto che stavano arrivando dei messaggi da parte tua. Non sono riuscita a contenere la curiosità, e ho letto le prime notifiche"
spiegai bevendo un sorso dal bicchiere.
"Non mi resisti proprio eh" disse lui sdrammatizzando la situazione, che si stava nuovamente facendo tesa.
Lo guardai facendo una smorfia schifata, per prenderlo in giro, e lui mi tirò un bacio con la mano, ridendo.
"Non ci ho pensato due volte, ho aperto la chat e ho letto tutto. Ho fatto giusto in tempo a rimettere il telefono sul tavolo, che mi sono ritrovata Matteo alle spalle" continuai io gesticolando, con espressione turbata.
Vincenzo fece una risatina, e poi alzò la testa, guardandomi.
"Dai, allora ti è andata bene".
Annuii, pulendomi la bocca con il tovagliolo.
Vincenzo si fermò per un attimo, sembrava stesse pensando a qualcosa.
Poi, mi guardò negli occhi.
"Se non fosse successo tutto sto casino, con Matteo, eccetera..." disse lui, giocando con le posate in modo nervoso "Credi che tra noi ora ci sarebbe altro?" disse fissandomi dritta negli occhi.
Ora sul suo viso c'era un'espressione seria, ma anche speranzosa.
Bevvi un sorso dal calice, e mi sentii le guance andare a fuoco.
Lui se ne accorse, e abbassò lo sguardo divertito.
Ma proprio in quel momento sentii il telefono squillare.
"Pronto" dissi in tono interrogativo, tenendo la voce bassa.
Vincenzo mi guardava, cercando di capire chi fosse.
"Ma dove sei? Perché non c'è la macchina a casa?" chiese Matteo, in tono piuttosto teso.
Vincenzo riconobbe subito la voce, che usciva forte e chiara dal telefono, e si mise le mani in faccia sbuffando.
Matteo urlava parecchio, e dovetti dirgli di abbassare i toni.
"Sono a cena fuori. Appena finisco torno" risposi io, cercando di tranquillizzarlo.
"Lucrezia so con chi sei. E so che sei passata allo studio oggi. Ma cosa cazzo ti viene in mente" mi disse Matteo, continuando ad urlarmi.
Non avevo scuse. Probabilmente uno dei ragazzi aveva detto di avermi vista in studio, e che fossi andata via insieme a Vincenzo.
"Tu rischi per un mezzo criminale. Sei solo un'immatura" continuò Matteo.
Il suo tono mi faceva rabbrividire.
Vincenzo aveva sentito tutto.
E non ebbi il tempo di replicare, che Vincenzo mi prese il telefono dalle mani.
"Non ti devi permettere" iniziò lui, alzandosi dal tavolo.
I commensali si girarono immediatamente nella nostra direzione.
"L'unico a rischiare qua sei tu Matte', non le devi parlare così".
Mi alzai da tavola.
Vincenzo lasciò i soldi sul tavolo, e mi fece cenno di seguirlo.
Continuava ad urlare al telefono, io presi velocemente le mie cose e lo rincorsi.
-
"Come cazzo ti permetti di chiamarmi criminale, ma poi di fronte a lei" gridava Vincenzo al telefono.
Stringeva i pugni, e il modo in cui camminava mi spaventava parecchio.
Arrivammo al parcheggio.
"Sì certo, arrivo subito, così ne parliamo meglio" disse Vincenzo in modo sarcastico, per poi chiudere la chiamata e passarmi il telefono.
"Vincenzo non fare cazzate" provai a fermarlo, ma lui aveva già aperto lo sportello dell'auto.
Prima di salire, mi prese di scatto il viso, lasciandomi un bacio sulla fronte.
Io rimasi lì come una scema, senza riuscire a dire o fare nulla.
"Vattene a casa. Queste sono cose che dobbiamo risolvere io e lui"
disse Vincenzo, prima di sedersi alla guida dell'auto.
"No Vincenzo, se devi andare vengo anche io" dissi cercando di contenere il nervosismo, anche se era difficile farlo.
"No Lucrezia"
"Ti ho detto che vengo anche io" sbottai, sbattendogli lo sportello dell'auto in faccia.
Non riuscii a controllare il tono della voce, e vidi Vincenzo sgranare gli occhi vedendomi così alterata.
"Si bell pur quand stai incazzata" mi disse, mentre metteva in moto l'auto.
Mi girai di scatto, incamminandomi verso la mia macchina.
Salii sbattendo la portiera, per poi mettere in moto e partire, seguendo Vincenzo.

cuore con le ali || PAKYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora