capitolo 12

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sabato, ore 03:45
Stavo dormendo serenamente, quando sentii il telefono vibrare sul comodino.
Dopo 5 minuti buoni di vibrazione, cercai il telefono allungando il braccio, e vidi che qualcuno mi stava chiamando.
Risposi senza pensarci, anche perché ero ancora mezza addormentata.
"Chiunque tu sia, ma ti sembra l'ora di chiamare" dissi istintivamente stropicciandomi gli occhi.
"Scendi stellina"
"Ma chi è?" dissi mettendomi seduta sul letto.
"Scendi per favore, voglio a te ammò"
La sua voce stavolta era diversa, il suo tono era addolcito dall'alcool.
"Vincenzo?"
"E chi sennò"
Era ubriaco, parecchio ubriaco.
"Dai Lucrezia"
Ecco il mio unico difetto.
Non sapevo dirgli di no.
Chiusi la chiamata, e mi vestii velocemente.
Scesi le scale senza far rumore, non volevo svegliare nessuno.
Aprii la porta e uscii accostandola dietro di me.
"Che cazzo fai qua Vincenzo" dissi sottovoce, camminando verso di lui.
Lui vedendomi scese dall'auto, e mi raggiunse ridendo.
"Ciao stella"
A quelle parole sorrisi involontariamente, Vincenzo aveva uno sguardo diverso, più sereno.
Non faceva il duro, era solo sè stesso.
"Non puoi stare qui Vincenzo, dimmi cosa vuoi e vattene" dissi provando a mantenermi seria.
"Nulla, volevo vederti prima di andare a dormire" rispose lui con tono annoiato.
"Beh adesso mi hai vista, puoi andare"
"Tu non sei felice di vedermi?"
Era così tenero in quello stato, sembrava un bambino.
E soprattutto diceva tutto quello che pensava, per una volta non faceva il sostenuto.
"Ma come sei ridotto" dissi io preoccupata "ma poi stai guidando in questo stato?"
"Oh mi sembri mia madre" disse ridendo.
"No Vincenzo sul serio, non puoi tornare a casa così"
Ero seriamente preoccupata, non era assolutamente nelle condizioni di guidare.
"Dai stai tranquilla stella" disse avvicinandosi a me.
Mi abbracciò, era un abbraccio sincero.
Improvvisamente tutto si fermò. Mi sentivo protetta.
Ma in quel momento, sentii una presenza dietro di me, che mi staccò Vincenzo da addosso spingendolo via.
"Ma come cazzo ti viene in mente Vincenzo" esclamò Matteo.
Non l'avevo mai visto così arrabbiato.
"Dai Matte' non fare così" disse Vincenzo sbuffando mentre Matteo lo trascinava verso la sua auto.
"Riaccompagno a casa sto coglione e arrivo" mi disse Matteo mentre si metteva alla guida della macchina di Vincenzo.
Io rimasi lì esterrefatta, avevo paura che Matteo si incazzasse con Vincenzo, ma allo stesso tempo avevo più paura per la sgridata che mi sarei presa da Matteo il giorno seguente.
Mi rimisi a letto ma non riuscivo a dormire, avevo troppi pensieri per la testa, ero preoccupata, nervosa, ma soprattutto non smettevo di pensare al gesto di Vincenzo.
Perché era venuto da me?
Di solito si divertiva a fare il duro, a prendermi in giro, invece questa volta mi aveva solo rivolto parole dolci.
Tutto ciò mi mandava in confusione.
Mi addormentai due ore dopo, pensando a come risolvere la situazione con Matteo.

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