capitolo 18

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Vincenzo's pov

Chiusi il finestrino mentre acceleravo, andandomene il più in fretta possibile da casa di Lucrezia.
Mi accesi l'ennesima sigaretta, e bevetti l'ultimo sorso della birra che avevo con me.
Prima di dover parlare con Lucrezia, sentivo sempre il bisogno di disinibirmi con l'alcol.
Non perché volessi evitare di essere serio, ma perché la sua intelligenza mi metteva in soggezione.
Affrontare una conversazione con lei, anche parlando del più e del meno, mi era una delle cose più difficili.
Mi sentivo un coglione in confronto a lei, che nella sua semplicità non era mai scontata.
Questi erano i pensieri che continuavano a tormentarmi mentre guidavo verso casa.
Andavo veloce, volevo starmene solo. Volevo restare isolato con i miei pensieri.
Non volevo nessuno, o meglio, volevo solo lei, ma non potevo averla.

Non riuscivo a non pensarla, e a come avessi rischiato di perderla definitivamente a causa di uno che non aveva fiducia in me.
È vero, non ero mai stato un ragazzo raccomandabile.
Anzi ero tutto il contrario, avevo sempre vissuto una vita sregolata e pericolosa, sia per me che per quelli che mi circondavano.
Probabilmente Lucrezia era pure troppo per uno stronzo come me.
Ma non me la sarei lasciata sfuggire così facilmente.
Avevo bisogno di conoscerla, di parlarci seriamente, almeno per una volta.
Mi ero ripromesso di mettere la testa a posto, ed ero disposto a farlo anche per lei.

Parcheggiai l'auto nel garage.
Scesi lentamente, sbattendo lo sportello prima di dirigermi verso la porta di casa.
Inchiavai bene tutte le serrature in casa, come facevo ogni sera.
Ormai erano le 04:45.
La voglia di tornare da lei era incontrollabile.
Ma sapevo che per il bene del nostro rapporto avrei dovuto tenere a freno il mio carattere.
Ma era una tortura non poterla vedere.
Speravo solo leggesse il mio biglietto, così forse avrebbe capito che la colpa in fondo non era tutta mia.
Aprii Whatsapp e scrissi istintivamente a una persona.
Mandai almeno 5 messaggi, prima di spegnere il telefono e provare a dormire un po'.

l'ultimo messaggio inviato da parte di Vincenzo:
"Se non le dici la verità lo faccio io"

Lucrezia's pov

Passai la notte in bianco, non riuscii a chiudere occhio.
Erano le 7:15 quando scesi in giardino per fumarmi una sigaretta.
Prima di andare però, guardai il biglietto di Vincenzo, rimasto sul comodino.
Non l'avevo aperto, avevo paura di quello che ci potesse essere scritto.
L'aveva scritto per me. Ed ero spaventata, Vincenzo mi aveva ferita abbastanza. Non volevo rimanerci di nuovo male.
Però sapevo che prima o poi l'avrei dovuto leggere, così pensai fosse meglio farlo subito, per togliermi il pensiero.
Presi il foglio, ripiegandolo su sè stesso, per poi mettermelo in tasca.
Arrivai in giardino e mi misi seduta sotto la tettoia di casa.
Mi accesi una sigaretta, per poi tirare fuori il biglietto di Vincenzo.
Lo guardai per qualche istante, senza riuscire ad aprirlo.
Poi presi coraggio, e finalmente lo lessi.

"Se mi chiedi cosa provo
Pensa come a quando fuori piove
Non mi bagna perché la pioggia
È dentro di me
Amami quando non lo merito
È lì che ne ho bisogno
Che ti ho dato sempre il meglio
Ma il mio meglio non è molto
Oggi che fuori piove ti racconto la mia storia
Tra fame, strada e gloria"
Questo è un estratto di un mio testo, più precisamente della canzone "quando piove" dell'album Salvatore.
In questa canzone, parlo di me, della mia vita, del mio passato.
Non è tutto, questo è solo una piccola parte del mio vissuto.

Girai il biglietto dall'altro lato.

Ci sono cose che non posso raccontare al pubblico, ma che se me ne darai l'occasione, dirò a te.
Perché di te mi fido, pur non conoscendoti.
Se ti parlano male di me, hanno ragione, sono uno stronzo, ho sbagliato tante volte, e non posso prometterti che non rimarrai coinvolta nella mia merda se mi frequenti.
Ma posso invece prometterti che farei di tutto per una come te.
E che stavolta la colpa non è mia, ma di qualcuno che conosciamo entrambi.
Pensaci.

Ripiegai il foglio.
Ero ancora confusa, ma ora almeno sapevo che intenzioni avesse Vincenzo con me.
Era dolce se voleva.
Decisi di ascoltare quella canzone che mi aveva scritto nel biglietto, "quando piove".
In quel pezzo Vincenzo si raccontava, e finalmente capii cosa lo rendeva così duro con gli altri.
Aveva sempre un velo di tristezza negli occhi, e questo fatto mi aveva incuriosita sin dal primo momento.
Non mi spaventava il suo passato, o la merda in cui era immischiato.
Io lo volevo per com'era, ed ero pronta a tutto.
Volevo, anzi dovevo conoscerlo meglio.

cuore con le ali || PAKYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora