Capitolo 4

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Da quando Alessia si era separata da Martina quel giovedì pomeriggio non aveva fatto altro che inviarle continui messaggi per sapere se avesse deciso di andare a quella festa. Non che Martina avesse tanta scelta, in un modo o nell'altro sarebbe dovuta andare: uno perché non poteva fare brutta figura con il suo capo e due perché con Alessia le battaglie sono sempre state tutte perse, ma Martina più ci pensava più voleva scappare perché non importava quanto avesse blaterato sul pretendere delle scuse pubbliche, rimaneva in lei un po' di timidezza che si portava dietro fin dalle scuole elementari; quindi poteva lamentarsi e pretendere tutto ciò che voleva, ma obiettivamente non si sarebbe presentata mai davanti  a Dusan Vlahovic intimandogli di fare l'intervista e pretendendo si scusasse davanti a tutti.

Il suo flusso di pensieri fu interrotto da una chiamata da parte della sua amica:

"Pronto A, non ho ancora preso una decisione ed il fatto che tu me lo ripeta non mi farà accelerare i tempi..." disse tutto d'un fiato.

"No, Mart momentaneamente il discorso festa è chiuso...ti volevo solo dire che Umberto ha ricevuto dei biglietti in più per la partita di questa sera...Juve-Monza...lo so che le cose organizzate all'ultimo non ti fanno impazzire, ma ti prego non lasciarmi in tribuna da sola"

Martina ci pensò qualche secondo, poi si disse che in un modo o nell'altro quella partita l'avrebbe vista comunque e quindi rispose:

"Va bene A! Grazie per l'invito...ci vediamo a casa mia per le 19:00 così facciamo strada insieme"

"No macché! Usiamo l'auto aziendale di Umberto così non abbiamo problemi al ritorno qualora fossimo stanche...mi occupo io di tutto! Adesso devo tornare al lavoro, ci vediamo più tardi amica mia"

Martina non ebbe nemmeno il tempo di ricambiare il saluto che Alessia aveva già chiuso.

Si immerse in ciò che amava, ovvero il suo lavoro e così facendo tra una revisione ed un'altra fece passare il tempo e si ritrovò alle 18:00 in macchina direzione casa sua.

*_*_*_*

Nonostante Martina ed Alessia praticamente quasi vivevano all'interno dello Stadium per via del lavoro che svolgevano; entrarci da tifose regalava alle ragazze sempre emozioni nuove, che le facevano rimanere sempre a bocca aperta. 

L'atmosfera che si respirava lì dentro era tutta diversa tanto dalla sala stampa, quanto dalla tribuna ed il fatto che le ragazze erano qualche fila più su della panchina bianconera regalava ad Alessia la possibilità di scattare delle foto mozzafiato ed a Martina di percepire qualsiasi stato d'animo aleggiasse su ciascun giocatore, tecnico dei bianconeri.

Ad un tratto si spensero le luci e partì l'inno della Juve, subito una voce si alzò dalla curva nord, le due amiche, seppur in un altro settore, si alzarono in piedi e si unicorno cantando all'unisono.

"LADIES AND GENTLEMEN! JUVENTUS FOOTBALL CLUB!"

Mentre riecheggiavano in tutto lo stadio queste parole, ecco che i ragazzi scesero in campo ed un brivido percorse la schiena di Martina.

Lo sguardo della ragazza inconsciamente si posò sul serbo che, con aria fredda e concentrata, si stava riscaldando senza dar troppo peso a quello che gli accadeva intorno.

"Guarda che se continui a fissarlo lo consumi..." esordì Alessia con un sorriso malizioso.

"EH?! Ma di cosa stai parlando" arrossì.

"Avanti Mart...te lo stavi mangiando con gli occhi"

"Ma cosa vai blaterando...è solo un montato, maschilista, stereotipato"

"Affascinante...adesso si dice così quando si è interessati a qualcuno? Adesso mi spiego il perché ti fossi incaponita con l'intervista, con la storia dell'aiuto...ti piace!"

"EH, COSA VAI DICENDO! A ME NON PIACE PROPRIO NESSUNO...LUI È SEMPLICEMENTE IL CALCIATORE PIU' IN VOGA AL MOMENTO...TUTTO QUI!"

Alessia scosse la testa con aria divertita, ma non ebbe il tempo di rispondere perché lo stadio era diventato un'altra volta tutto al buio e dalle casse riecheggiava la voce dello speaker che annunciava le formazioni.

Lo sguardo di Martina ricadde nuovamente sulla figura di Dusan, che era intento ad occuparsi di un bimbo che cercava disperatamente di coprirsi dal freddo. Il serbo non ci aveva pensato due volte e gli aveva dato la sua felpa.

"ALEEEEEE! Scatta immediatamente la foto a Dusan mi serve per l'intervista"

"Ma quale intervista?? Mica ha accettato"

"Taci e scatta la foto"

Alessia non disse nulla, si limitò a eseguire l'ordine impartito dall'amica salvo poi riguardare la foto e vedere tutta la scena.

Alessia non disse nulla, si limitò a eseguire l'ordine impartito dall'amica salvo poi riguardare la foto e vedere tutta la scena

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"Guarda un po' al nostro amico piacciono pure i bambini...magari non è poi così freddo" disse Alessia con fare provocatorio.

Martina non rispose si limitò a sospirare e a concentrarsi sul grande campo verde dove l'arbitro aveva appena fischiato il calcio d'inizio.

*_*_*_*

Dusan, quella sera, era più indiavolato del solito; sapeva che si giocava una partita importante nonostante non si trattasse chissà di quale Big di seria A.

La partita non era cominciata nel migliore dei modi per lui, continuava a commettere errori che neanche un principiante avrebbe mai fatto e per questo il suo temperamento stava cambiando troppo.

Fu il rigore sbagliato ad accenderlo, quando si accorse che il portiere del Monza lo stava sbeffeggiando...non capì più nulla fiondandosi addosso a lui. Da quel momento in poi non si ricordò molto se non il fischio dell'arbitro e l'estrazione del cartellino rosso nei suoi confronti.

"Vaffanculo" bisbigliò e a testa bassa più arrabbiato che mai, uscì dal rettangolo verde.

Camminando verso la panchina gli venne in contro Chiesa, che non gli disse nulla semplicemente lo abbracciò.

Dusan continuava a camminare e sentiva piano piano delle lacrime scendergli giù dagli occhi; Mister Allegri sbraitava contro di lui, ma non lo ascoltò minimante perché nella sua mente si susseguivano le immagini di ciò che era accaduto e guardandosi intorno, forse alla ricerca di un po' di confronto, vide solo tutto lo stadio rivoltarsi contro di lui, ma lo sapeva bene che tutti avevano ragione...li aveva delusi dal primo all'ultimo e non se lo sarebbe mai perdonato.

Si sedette in panchina in mezzo agli altri suoi compagni sempre mantenendo il silenzio e la testa basta; la alzò solo un momento, giusto qualche fila più su del suo posto e per un breve instante beccò lo sguardo dell'unica persona che forse non lo stava accusando, ma al contrario sembrava lo capisse. Non ci fece più di tanto caso, si girò di nuovo e si mise a fissare i suoi compagni come per volergli chiedere scusa.

 Non ci fece più di tanto caso, si girò di nuovo e si mise a fissare i suoi compagni come per volergli chiedere scusa

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Take my hand- Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora