Capitolo 2

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Quel pomeriggio faceva parecchio caldo per essere inizio marzo a Londra e per questo, dopo aver pranzato, la famiglia Horan decise di andare all'Hampsted Heath Park in bicicletta. Nei cestelli di Niall e Laura, la palla da calcio e il piccolo Choko, il loro labrador color cioccolato di 5 mesi.

Appena arrivarono al parco, Niall e Nicholas si misero a fare qualche passaggio con la palla, mentre la piccola Abby giocava con Choko con un bastone che gli lanciava nell'acqua e che lui le riportava. Laura invece rimase seduta sul telo, a tenere d'occhio la sua famiglia e a riposarsi un po'.

"Papi!", lo chiamò a un certo punto la bambina. "Posso giocare anch'io con la palla?"

"Ma il calcio è da maschi!"

"Nicholas!", lo riprese subito suo padre, "non esistono sport da maschi e sport da femmine. Se tua sorella vuole provare può benissimo farlo. Anzi, sai cosa? Le spieghi tu come si fa."

"Ma papà!"

Nicholas tentò di liberarsi della sorellina, ma suo padre non voleva sentire nessun ma.

"Fai come ti ho detto, altrimenti niente chitarra per due settimane! Chiaro?"

E dopo la minaccia ricevuta dal capo Horan, fece avvicinare Abigail alla porta da calcio che c'era nel parco e iniziò ad insegnarle a calciare, mentre Niall raggiunse Laura per riposarsi un po'.

"Va tutto bene amore?". Niall si era accorto che qualcosa non andava in sua moglie, era troppo tranquilla, troppo in silenzio.

"Sono solo stanca. Al lavoro ci sono sempre più cose da fare, penso che prima o poi impazzirò", la ragazza rise, ma suo marito sapeva benissimo che era una risata di copertura, che usava per nascondere quello che provava davvero.

"Lau, cosa ci siamo promessi?", le disse, prendendole le mani nelle sue. "Di dirci tutto, sempre. Sai che con me non devi fingere."

Laura sospirò e posò lo sguardo sui suoi figli e Choko, che rincorreva anche lui la palla per il campo.

"Nick compie dieci anni tra poco. Sta diventando grande", disse.

"E quindi?"

"Dobbiamo dirglielo, Niall."

Il cuore del cantante smise di battere per qualche istante e sentì un brivido gelido attraversargli il corpo. Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare quell'argomento, valutare se dire la verità o no a Nick, ma lui non poteva sopportarlo. Come avrebbe potuto dire al suo bambino, al bambino che aveva cresciuto e amato, che gli aveva sempre mentito e che non era il suo papà? E come avrebbe potuto reagire Nick a una notizia del genere? E se lo avesse rifiutato? Niall non voleva nemmeno pensarci, per questo lui era contrario all'idea.

"No. Assolutamente no."

"Ni, dobbiamo farlo noi prima che lo scopra da solo. Accadrà prima o poi."

"Laura. Non esiste. E se iniziasse a odiarci? E se smettesse di chiamarmi papà e di volermi bene? E come pensi di dire a un bambino di 10 anni che suo padre è un mostro che per anni ha stuprato sua madre e l'ha quasi uccisa?!"

"Non c'è bisogno di andare così nei dettagli."

L'irlandese non capiva come facesse l'italiana ad essere così tranquilla e a parlarne con il tono così calmo. Solo lui stava annegando nella paura?

"Io non ce la faccio Lau. Sono io suo padre e lo sarò sempre. Fine del discorso."

Ora era Niall quello che guardava altrove, cercando di ricacciare indietro quelle lacrime che spingevano per scorrere fuori dai suoi occhi blu.

"Qualche settimana fa mi ha chiesto perché lui non è mancino come te e Abby. E so che non è così scontato, che se sei figlio di un mancino allora lo sei pure tu, ma sono andata in crisi Ni. Pensa al gruppo sanguigno, quello è semplice. Quando lo studierà a scuola come gli spiegherai il fatto che siamo tutti A tranne lui che è AB?"

If you leave me | Sequel di If I could flyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora