Capitolo 9

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Casa Horan era per tutti la casa della felicità. Era impossibile non sorridere e sentirsi subito a proprio agio non appena si metteva piede tra quelle mura. Sia a Londra che a Los Angeles, Laura e Niall erano riusciti a creare degli ambienti molto calorosi e accoglienti, anche grazie alle persone che ci vivevano. A casa Horan si respirava amore, serenità, spensieratezza.

Semplicemente, felicità. Essere una famiglia famosa non era semplice, anche se erano sempre stati fortunati e non erano mai stati presi di mira da qualche rivista di gossip, erano pur sempre costantemente sotto i riflettori. Solo quando entravano in casa potevano essere semplicemente loro, gli Horan al 100%. Casa Horan era un posto sicuro, ma soprattutto un posto felice.

Da dieci giorni però, casa Horan era tutt'altro che un posto felice. Quando si superava la porta di ingresso, non si respirava più amore, serenità, spensieratezza, bensì angoscia, paura, terrore. Casa Horan era diventata una casa oscura. La luce che entrava dalle finestre e illuminava ogni angolo della casa era sparita, lasciando spazio all'oscurità delle tende sempre tirate. Le risate erano sparite, sostituite solo dai continui singhiozzi. Pure la piccola Abigail aveva ormai smesso di essere la bimba felice e spensierata di sempre, avendo ormai capito che qualcosa non andava. Le mancavano la sua mamma e il suo fratellone, ma, più di tutti, le mancava il suo papà. Dove erano finiti? Perchè in casa c'erano tutte quelle persone, tranne loro? Perchè era rimasta da sola? L'avevano forse abbandonata?

Quei pensieri frullavano nella piccola testolina bionda di Abby da giorni, impedendole di dormire e di mangiare. Proprio come in quel momento.

Erano tutti a tavola. 11 persone, ma regnava il silenzio; gli unici rumori che si sentivano erano dati dalle posate che picchiavano sui piatti, dai denti che trituravano il cibo, e dalle gole che deglutivano acqua. Per il resto, silenzio tombale.

"Abigail, mangia."

Maura lo disse sospirando, con un filo di voce ormai distrutta dalle lacrime che versava costantemente durante l'arco della giornata.

La bambina lanciò la forchetta, facendo sobbalzare tutti i presenti, e si mise a urlare. "No! Voglio la mia mamma e il mio papà!"

"Abby, tesoro, per favore."

Pure Bobby sospirò, esausto.

Gli occhi della bimba si riempirono di lacrime, per l'ennesima volta. Piangeva talmente tanto che non erano più azzurri, ma perennemente rossi.

"Perchè non mi dite cosa è successo? Mi hanno abbandonata, vero?"

Louis si alzò e la raggiunse, abbassandosi sulle ginocchia e prendendole il viso tra le mani.

"Amore mio, no! Non ti abbandonerebbero mai, per nulla al mondo! Loro ti amano tantissimo Abigail, come ti amiamo tutti noi, non dimenticarlo mai."

"E allora dove sono andati senza di me?"

Louis sospirò, non sapendo cosa rispondere. Sapeva, come sapevano tutti in quella stanza, che solo una persona aveva il compito di dirle la verità, ma quella persona era ormai un corpo vuoto steso sul letto.

"Torneranno presto. Ora ci siamo noi con te, e la tua mamma e il tuo papà ci hanno affidato te. E non vuoi che mamma e papà sgridano gli zii e i nonni perché non si sono presi cura di te, vero?"

Abigail scosse la testa, tirando su con il naso.

"Allora mangi un pochino di pasta?"

"Solo se dormi con me stanotte."

"Va bene pulce, stanotte dormi con lo zio Lou, ma ora mangia."

E così Abigail mangiò, e Louis ricevette un "grazie" dai genitori di Laura e di Niall.

If you leave me | Sequel di If I could flyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora