Capitolo 19

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"Indossare un completo a giugno a Los Angeles dovrebbe essere illegale", sbuffò Niall di fronte allo specchio, intento a sistemarsi la cravatta.

"Se ti presenti davanti al giudice in pantaloncini ti dò 100 dollari, giuro."

"Non lo farei mai, sono un uomo serio. Ma Cristo santo! Sto già pezzando!", esclamò, voltandosi verso sua moglie e sollevando le braccia in aria, mostrando il piccolo alone che iniziava già a presentarsi.

Laura scosse la testa divertita e lo raggiunse, stringendogli meglio la cravatta.

"No amore ti prego, così soffoco sul serio."

"Niall, stiamo andando in tribunale, non in uno strip club...ti si vede tutto!"

"Ammettilo che mi copri solo perchè altrimenti ti ecciti", disse ammiccando, e ricevendo un pugno sul braccio poco dopo. "Ahio! Non ti ho insegnato la box per colpire me!"

"Lo so. Ma è divertente!"

Salutarono velocemente Nick e Abby, che sarebbero rimasti a casa con Basil, poi salirono in macchina, diretti verso il tribunale. Appena salirono in macchina calò il silenzio, essendo entrambi troppo agitati per il processo. Gli avvocati avevano lavorato duramente per richiedere la pena maggiore, solo così avrebbero potuto davvero tenere al sicuro i loro figli, ed entrambi speravano di ottenerla. Di certo non avrebbero permesso ad Andrea di fare i suoi giochetti sporchi in tribunale un'altra volta, anche perchè, in caso di esito negativo, Niall lo avrebbe sicuramente ammazzato.

"Andrà bene", disse Niall, cercando di convincere anche se stesso. Laura capì subito che suo marito era più agitato di lei, per questo gli accarezzò la gamba, cercando di rassicurarlo.

"Questa volta non ha scampo, Ni", disse.

E per fortuna, Laura aveva ragione. Due ore più tardi infatti il giudice aveva dichiarato il verdetto: 30 anni per sequestro di persona aggravata. Erano finalmente liberi, al sicuro e, soprattutto, insieme, ma Niall aveva ancora quel formicolio alle mani.

"Ti raggiungo tra un attimo", sussurrò all'orecchio di sua moglie mentre tutti stavano lasciando l'aula. Si diresse poi verso la stanza in cui avevano portato Andrea, sorvegliata da due guardie.

"Mi potete dare un attimo?", chiese.

"Signor Horan, non posso farla entrare."

Niall estrasse delle banconote dalla tasca della giacca e gliele mostrò. "5 minuti", disse, e l'agente annuì, facendolo entrare e lasciandolo solo con Andrea.

L'italiano era ammanettato, seduto su una sedia in silenzio, fissava Niall davanti a sé senza dire una parola, con sguardo quasi vittorioso che al cantante faceva solo incazzare ancora di più. Niall non disse nulla, lo fissò solo.

"Che c'è, Horan? Ancora non ti sono cresciute le p-."

Non riuscì a terminare la frase che si ritrovò sbattuto a terra da un pugno sferrato dall'irlandese.

"Questo è per aver messo le tue luride mani addosso a mia moglie", disse, sferrando poi un altro pugno. "Questo per aver traumatizzato mio figlio." Un altro. "E questo per aver distrutto la mia famiglia."

Andrea non diceva niente, e nemmeno opponeva resistenza. Niall avrebbe tanto voluto continuare, ma pensò ai suoi figli, all'esempio che voleva essere per loro, pensò che lui non era come Andrea, e continuando lo sarebbe diventato. Così si voltò verso la porta, intento ad andarsene, ma fu fermato dalla voce dell'italiano.

"Non sono stato io a distruggere la tua famiglia, Horan, hai fatto tutto tu, con quella ragazzina...come si chiama? Ah già...Evelyn."

Niall si voltò di colpo, afferrando Andrea per le spalle e sbattendolo come il muro. "Come diavolo fai a sapere di lei?!"

Andrea ridacchiò. "Io so tutto, Horan."

If you leave me | Sequel di If I could flyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora