Capitolo 18

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Come ogni mattina, alle 7 spaccate, Laura e Niall vennero svegliati da Choko che li chiamava abbaiando ai piedi del letto.

"Tocca a te stamattina", borbottò l'italiana, voltandosi a pancia in giù e coprendosi la testa con il cuscino.

Niall sbuffò in risposta; amava quel cucciolotto, ma detestava portarlo fuori la mattina presto. Avevano pure un grande giardino tutto a sua disposizione, ma a Choko non bastava, lui voleva andare al parco, dove poteva correre come un pazzo e giocare con i suoi amichetti a quattro zampe.

"Mmhh...ancora 10 minuti...", sbuffò, girandosi sul fianco. A Choko però quella risposta non andava bene e, proprio mentre il cantante si stava per riappisolare, gli lasciò una leccata in pieno viso.

"Choko che schifo!", urlò, balzando per aria e mettendosi seduto. Lo guardò dall'alto. Si era seduto educatamente e lo guardava con le orecchie sollevate, gli occhioni imploranti e il guinzaglio di fronte a sé.

"Ma come faccio ad arrabbiarmi con te? Sei troppo tenero! Ora capisco perchè la mamma non si arrabbia mai con me."

"Niall, smettila di parlare con il cane e portalo fuori prima che ci caghi in camera."

Sbuffò di nuovo, per poi alzarsi dal letto e infilarsi un paio di pantaloncini e una maglietta della gym+coffee.

Al parco c'erano le solite persone che Niall e Laura ormai conoscevano bene. Liberò Choko dal guinzaglio, lasciandolo correre liberamente, per poi andare a prendere posto alla solita panchina all'ombra. Odiava terribilmente il sole di Los Angeles, specialmente d'estate; non vedeva infatti l'ora di ritornare a Londra, ma fra poco sarebbe iniziato il processo contro Andrea e per questo dovevano restare.

Rimase lì seduto, a guardare tutti quei cani giocare e i loro padroni conversare, gustandosi un cappuccino di Starbucks che aveva preso strada facendo.

Ad un certo punto, delle risate attirarono la sua attenzione, facendogli voltare lo sguardo verso il lato destro del parco. Un papà stava giocando a calcio con suo figlio e le loro risate riempivano l'aria, sovrastando pure l'abbaiare di tutti i cani presenti. Subito la sua mente lo riportò a qualche mese prima, quando anche lui aveva quei momenti con Nicholas, con il suo bambino, momenti che ora però non aveva più. Aveva tentato più volte l'approccio con il bambino dopo la faccenda del joystick, ma Nick aveva ricominciato ad evitarlo, assumendo sempre uno sguardo triste quando suo padre si trovava nella stanza.

Tutti continuavano a ripetergli "dagli tempo, tornerà da te", ma Niall era stanco di aspettare, non ne poteva più di stare fermo a guardare mentre suo figlio si allontanava sempre di più da lui. Doveva fare qualcosa.

Si alzò e richiamò Choko, il quale corse trotterellando verso di lui, gli rimise il guinzaglio e si incamminò, diretto verso casa.

Si fece una doccia e sistemò un po' casa per ammazzare il tempo in attesa che Nick si svegliasse, due ore dopo.

"Buongiorno", lo salutò, ricevendo solo uno sguardo distrutto in risposta. Insieme al bambino, anche Laura e Abigail fecero il loro ingresso in cucina.

"Nick, passeresti la giornata insieme a me, per favore?", chiese Niall con voce tremante e guardando suo figlio con occhi pieni di speranze. Nicholas invece cercò aiuto negli occhi di sua mamma, sentendosi in trappola. Anche a lui mancava Niall, ma non era pronto, non ancora. La donna annuì, così fece pure il bambino, guardando suo padre, il quale rispose sorridendo e sospirando.

In macchina regnava il silenzio, un silenzio che tra i due non c'era mai stato, ma che ormai era diventato normale. Per fortuna la destinazione non era molto lontana e dopo 15 minuti di auto erano già arrivati.

If you leave me | Sequel di If I could flyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora