Capitolo 23

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"Dovresti trattare meglio tuo padre."

"Bear, stanne fuori!"

Il piccolo Payne era arrivato agli allenamenti in bici, poco dopo Nicholas, e non aveva potuto non notare le lacrime sul viso di suo zio Niall subito dopo che Nick era corso via senza nemmeno salutarlo.

"Nick, siamo una famiglia, e non dovremmo permettere che quello che è successo a LA la distrugga."

"Non sai nemmeno cosa è successo", disse il più piccolo, mentre si allacciava le scarpe.

"Certo che lo so, ho sentito papà parlarne con zio Lou e zio Harry."

"E che dicevano?"

"Papà e zio Lou sono parecchio arrabbiati con Niall, zio Harry meno...dice che dovrebbero ricordarsi di come stava e capire. E io sono d'accordo con lui. Senti Nick...", si sedette sulla panchina, accanto al più piccolo. "So che è difficile capire perché l'ha fatto, nemmeno io capisco, ma quando tu sei sparito zio Niall è diventato completamente un'altra persona. Ha allontanato tutti. Non stava bene, e credo che quando è successo, non fosse proprio in sé, Nicholas."

"Ma l'ha fatto lo stesso."

"E sono certo che si sta odiando abbastanza per questo. Non merita anche il tuo odio. Ti prego Nick, perdonalo..."

"Perchè ci tieni tanto? E' mio padre, non il tuo."

"Perchè tu hai la fortuna di avere due genitori che si amano più di ogni cosa al mondo, e non te ne rendi conto! Hai una possibilità di riavere la tua famiglia unita, io non l'ho mai avuta."

Nelle settimane successive Nick non aveva fatto altro che pensare alle parole di suo cugino e aveva osservato attentamente i suoi genitori, soprattutto suo padre, il quale si rinchiudeva sempre di più in sé stesso, giorno dopo giorno. Detestava vedere suo padre star male, anche se cercava di nasconderlo quando era con i bambini, ma Nick lo aveva notato, e aveva finalmente capito cosa intendesse Bear. Rivoleva la sua famiglia, i pomeriggi passati sul tappeto del soggiorno a giocare a qualche strano gioco di società, le colazioni tutti insieme e i pancakes preparati la domenica mattina dai suoi genitori mentre si scambiavano schifosi baci tra una preparazione e l'altra, vedere i suoi danzare per casa senza alcun motivo, le storie della buonanotte che si inventavano ogni sera per Abigail e che lui origliava, i momenti attorno al pianoforte o a una chitarra a cantare. Rivoleva vedere i suoi genitori insieme e felici.

"Abby", la chiamò, entrando nella stanza della sua sorellina.

La piccola alzò subito il viso dal suo disegno per prestare attenzione al fratello, il quale entrò e chiuse la porta, raggiungendola per terra.

"Dobbiamo far tornare insieme la mamma e il papà. Ci serve un piano."

5 giorni dopo

"Come sono andati gli allenamenti?", domandò Niall, tenendo le mani salde sul volante e lanciando un'occhiata veloce ai suoi figli dallo specchietto.

"Bene! Ho imparato un nuovo passo papi!", rispose Abigail.

"Ah si? E come si chiama?"

"Non lo so papi, usano una lingua strana non si capisce!"

Niall scoppiò a ridere, facendo scaldare il cuore di Nicholas. Era da tanto che non sentiva quel suono.

"E' francese, amore."

"Io parlo inglese, italiano, irlandese...perchè francese no papi?"

"Se vuoi impararlo devi chiedere alla mamma, lei lo parla benissimo, può insegnartelo", rispose, mentre parcheggiava l'auto nel vialetto di villa Horan.

If you leave me | Sequel di If I could flyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora