If you leave me | Sequel di If I could fly

Epilogo

Il pass dell'O2 Arena ondeggiava sul petto di Niall ormai 47enne mentre attraversava il corridoio che, in trent'anni di carriera, aveva percorso centinaia di volte. Molto era cambiato da quando aveva calcato per la prima volta quel luogo iconico: i poster erano stati sostituiti, le pareti ridipinte, i camerini ristrutturati. Ma la sensazione che lo pervadeva, quella era sempre la stessa.

Si fermò davanti a un poster che riportava il suo nome: 3 settembre 2024, The Show Live on Tour. La mente corse a quando aveva pianificato quel tour insieme al suo team. Ricordava chiaramente come Marco, il suo manager, gli avesse subito proposto l'O2 Arena, ma lui aveva esitato, dicendo: "Non riempirò mai quel posto." Aveva optato per l'OVO Arena Wembley, più contenuta. E invece, quel posto lo riempì davvero, così come, qualche anno più tardi, aveva riempito anche il Wembley Stadium.

"Ancora ce l'ho con te per aver cantato Flicker al posto di Science quella sera, sappilo."

La voce di sua moglie lo riportò al presente. Era lì dietro di lui, chissà da quanto tempo.

Niall scoppiò a ridere, ricordando la sfuriata che aveva ricevuto dopo quel concerto, come se l'avesse tradita. "Non ti ricordi nemmeno cosa hai mangiato ieri e ti ricordi ancora questa cosa?" disse, voltandosi verso di lei con un sorriso divertito.

"È ovvio! Mi sono sentita veramente tradita quella sera!" rispose lei, fingendosi ancora offesa, poi cambiò tono. "Ti stavo cercando, comunque. Dobbiamo andare, e non riesco a trovare quei due scalmanati dei tuoi figli."

"Saranno andati a tormentare qualcuno della crew," rispose Niall, incamminandosi verso l'area tecnica. Lì trovarono Josh e Tania, rispettivamente responsabili dell'audio e del video, intenti a dare direttive ai loro team per assicurarsi che tutto fosse pronto per l'inizio dello show. Ecco dove stavano Daphne e Frankie: seduti su un amplificatore, osservavano ogni singolo movimento dei tecnici con sguardi rapiti.

"Daphne, Frankie, quante volte vi abbiamo detto di non allontanarvi senza avvisare, soprattutto in posti così affollati?"

"Ma papà! Ci stavamo annoiando!" protestò suo figlio, di nove anni.

"Avete una stanza piena di giochi solo per voi nel backstage," replicò Laura, inarcando un sopracciglio.

"Ma mamma, quelle cose sono noiose! Noi vogliamo vedere cosa fanno Josh e Tania così un giorno potremo fare lo stesso!" rispose Daphne, con l'entusiasmo di chi ha trovato la propria vocazione.

Daphne e Frankie erano parte della famiglia Horan da quando avevano sei mesi. Niall e Laura ricordavano bene quel giorno. Si erano recati all'ospedale di Londra dopo una chiamata dall'assistente sociale, che li aveva informati della possibilità di adottare un neonato abbandonato. Mentre visitavano la nursery, notarono altri due piccoli, anch'essi senza un nome.

"Anche loro sono stati adottati?" chiese Laura.

"Oh, no. Sono due gemelli e hanno sei mesi. Molti genitori esitano ad adottare gemelli, specialmente così piccoli," spiegò l'assistente sociale.

L'italiana e l'irlandese si scambiarono uno sguardo, capendo all'istante di avere preso la stessa decisione.

"Se adottiamo loro, un'altra coppia potrà adottare lui, giusto?" chiese Niall, riferendosi al bambino che avevano originariamente considerato.

"Sì, certo. Abbiamo altre coppie in lista per lui nel caso preferiate i gemelli. Ma... siete sicuri? Pensavo foste interessati solo a uno."

"Sì, è vero, ma non possiamo lasciarli qui un giorno di più," rispose Laura, decisa. E così, quel giorno, tornarono a casa non con uno, ma con due bambini.

Crescere due gemelli, con già due figli in casa, non fu facile, e Niall dovette trascorrere più tempo a casa di quanto avesse previsto, ma ogni sacrificio fu ripagato. Anche i gemelli svilupparono una passione per il mondo della musica, ma in modo diverso dai fratelli. Entrambi avevano un'ossessione per la tecnologia e, trascorrendo molto tempo nei backstage dei concerti del padre, Daphne si appassionò alla parte video, mentre Frankie si concentrò sull'audio.