𝑺𝒐𝒎𝒆𝒕𝒊𝒎𝒆𝒔 𝒅𝒂𝒓𝒌𝒏𝒆𝒔𝒔 𝒄𝒐𝒎𝒆𝒔 𝒊𝒏 𝒑𝒂𝒊𝒓𝒔
"La verità ha molte facce.
È come l'antica strada che
portava ad Avalon:
dipende dalla tua
volontà, dai tuoi pensieri.
Da dove la strada ti
condurrà."
Due gemelli identici e opposti e l...
⚠️ATTENZIONE TWINNIES⚠️ Doppio aggiornamento: dopo questo capitolo ne verrà pubblicato un altro. Ormai ci siete abituate, ma io vi avverto lo stesso perché non mi fido di Watty💜
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Mi piacerebbe venirti a prendere. Non dove sei adesso, ma dove sei rimasta. Con gli occhi fissi a guardare una giostra che non ti diverte più. Bambina già grande, tu.
🌓🌕🌗
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Quattro anni prima
Dicembre era l'Impero della mia decadenza, del mio leggero sfiorire.
Dicembre mi costringeva a crearmi castelli tra le nuvole in cui andarmi a rifugiare, molto più rispetto a qualsiasi altro mese. In quel periodo più che in tutto il resto dell'anno, vivevo in favole di ghiaccio e pattinavo sulle lastre incrinate delle mie fantasie. I cieli incandescenti dell'inverno in arrivo facevano apparire Glastonbury in lontananza, come la città delle ceneri.
Era il mese in cui il glicine fioriva, solo da noi, e in nessuna altra parte del mondo. Questo perché Glastonbury si trovava proprio al centro di un ciclone artico, e dopo qualche giorno di limpido gelo e immobilismo atmosferico, a Wysteria Wood fioccava sempre con una tale violenza da costringerci a restare in casa per almeno due settimane.
A 16 anni la mia voglia di rimanere segregata a strettissimo contatto con i miei familiari era pari a quella di farmi un giro tra le bestie feroci, perché i miei genitori mi odiavano a morte e i miei fratelli mi ignoravano, evitandomi come se avessi una malattia contagiosa. Soprattutto da quando ero visibilmente cresciuta e tutti mi guardavano come se dentro al reggiseno mi stesse crescendo un drago a tre teste.
Tutto quello che sapevo era la loro percezione della mia vita filtrava attraverso quel cancello sbarrato in ferro che non avevo ancora compreso se impedisse agli altri di entrare, o a me di uscire.
E passavo tante ore incollata alla finestra della mia stanza, talmente tante che non seppi più se quello che vedevo era reale o meno. E mi domandai se non fossi impazzita, quando vidi un bambino dell'istituto in cui ero cresciuta fino a sei anni era appena scivolato nel lago di casa mia.