28. Sleepwalker

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È la chimica mangiata a intervalli regolaria darci questa gioia indurita alle mascelle,

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È la chimica mangiata a intervalli regolari
a darci questa gioia indurita alle mascelle,

a fare di noi fratelli allo specchio
occhi sgranati e denti di coltello.




🌓🌕🌗



Le assi del legno scuro scricchiolarono sotto le mie ginocchia annerite

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Le assi del legno scuro scricchiolarono sotto le mie ginocchia annerite.
Avrei ringraziato anche la fine del mondo, in quel momento.
Avrei sacrificato la mia vita, per salvare la loro.

Se su quel palco si fosse aperto in una voragine e ne fossi stata inghiottita, sarebbe stata solo la giusta fine che meritavo.
Le mie dita sul pavimento tremarono come se stessi contenendo un terremoto, quando me lo trovai lì, davanti a noi.

«Draven.»

In quel labirinto di cause ed effetti c'eravamo finiti tutti e tre insieme, ma chi ne avrebbe pagato le conseguenze avrebbe scontato una pena senza fine.
Il panico puro, la vergogna, il silenzio sibilante che filtrava appena come uno spiffero di vento da una finestra.
E poi, il senso di colpa cominciò a strisciare come un serpente a sonagli e ad affilarsi i denti sulle mie ossa.

Era così che io mi sentivo.
In colpa perché non ero in grado di gestire le mie emozioni, e la narcolessia non bastava più a fermarmi, quando volevo nutrirmi delle attenzioni di qualcuno.

Avevo appena compreso a fondo uno dei motivi per cui Cordelia mi odiasse in maniera così spropositata.
Draven mi ripeteva che gli avevo rovinato la vita per un motivo preciso.
Io avevo rovinato la loro famiglia, e un presagio funesto di rovina mi aveva accompagnata alla porta, quel giorno in cui avevo varcato i portoni di Wysteria Wood.

Gremory aveva i pantaloni aperti, esattamente come Templeton la notte in cui era stato ucciso, Draven rimase a fissare la patta slacciata per una manciata di secondi che furono eterni come la storia dell'universo.
Quando se ne accorse, si abbottonò rapidamente.

Ero inginocchiata ai suoi piedi, sul legno che in quel momento mi sembrava coperto di chiodi. 
Io, un puntino nero in mezzo a due titani.

«Cosa ci fai qui?»

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