Arrivati in clinica andiamo subito nella sua stanza, lei sembra un po' preoccupata.
"Preparati intanto. Vado a prendere la mia roba. E stai tranquilla." Grace mi guarda in modo strano.
"Prepararmi per cosa?" è nervosa, lo posso percepire.
"Puoi restare con una leggera maglietta e mutande se vuoi. Devo anche pesarti e fare alcune cose. Non ti toccherò neanche."
Ho il tono professionale e non so se a lei dia fastidio o meno. Dopotutto sono venuto anche qui per lavorare.
"Devo spogliarmi?!?" okay, non è entusiasta della situazione.
"Esatto, be' non completamente. Ti vergogni?" lei si fa scappare una risatina. "Secondo te? Certo che sì."
Quando ride è così tenera.
"Ti ho visto in reggiseno, mi hai pianto addosso, ti ho tenuto in braccio quando hai avuto un incubo, ti ho sostenuto mentre vomitavi. E non hai il coraggio di toglierti dei pantaloni? Non sono un pervertito, Grace. Non ti toccherò neanche con un dito." sorrido sincero e lei si tranquillizza un po'.
Sto per uscire ma lei mi ferma "Ah, e grazie. Sai, per prima. Sei stato davvero gentile." sorride timida.
"Lo rifarei altre cento volte se necessario." lei diventa tutta rossa ed esco dalla stanza.
Non so se mettermi un camice o no, perché questo potrebbe metterlo più a disagio di quanto non lo sia già, credo che resterò con la mia maglietta.
Entro nella prima stanza che ho visitato qui, ci deve essere ancora la mia roba.
Prendo il mio zaino e ritorno sui miei passi.
Mi occuperò dopo di pesarla, per ora vorrei farle degli analisi del sangue e cose abbastanza normali. Spero che non abbia troppa paura delle siringhe.
Sto per entrare in camera sua ma la sento parlare tra sé e sé "e se lo vede? Poi mi farà domande e non voglio cazzo." É sul punto di piangere, e io busso alla porta.
"S-si.." Apro la porta e la vedo vicino al letto: ha gli occhi un po' arrossati e anche le guance lo sono, cosa non vuole che io veda?
"Tutto okay Grace?" Fa segno di sì con la testa. Ha addosso una maglietta nera tirata su con delle mutandine bianche.
Okay é sexy. No, basta. Non ora. Non cominciamo di nuovo.
"Sai quanto pesi?" Le faccio questa domanda avvicinandomi un po' a lei.
"L'ultima volta pesavo quarantatré chili, non so se sia dimagrita o ingrassata da allora."
Solo quarantatré chili? É pochissimo cazzo. Le tremano le gambe e le tute e strette strette, come se volesse nascondere qualcosa.
"Hai paura delle siringhe, Grace?" Le viene un fascio di nervi, lo percepisco.
"Un po', perché?" Mi dirigo alla valigetta.
"Vorrei farti degli analisi del sangue, per capire un po' come sei messa."
Cerco di usare termini semplici in modo che lei capisca cosa devo fare. Tiro fuori una siringa, dell'ovatta e del disinfettante. Torno da lei.
"Posso disinfettarti il braccio?" Ho un tono gentile e rassicurante, non voglio spaventarla.
Grace fa segno di sì con la testa, bagno l'ovatta con del disinfettante e le pulisco delicatamente il braccio, come se fosse una carezza.
"Durerà un attimo." Le sorrido e anche lei lo fa, anche se ha ancora un po' di paura negli occhi. Prendo la siringa e lei fa di no ripetutamente con la testa, é terrorizzata, come una bambina.
"Calmati, non ci pensare." Si allontana da me.
"Me ne hanno fatte così tante." É sul punto di piangere.
"Io non ti inietterò niente, Grace. Voglio solo prendere un po' del tuo sangue." Mi avvicino a lei piano. Porca miseria sembra che debba avere a che fare con una bambina di 5 anni.
"Pensa a qualcosa che ti piace, ci vorrà pochissimo." Finalmente prendo il suo braccio e le infilo la siringa e lei non fa storie, prendo un po' del suo sangue che metto in una boccetta.
"Visto? Finito." Si guarda il braccio per poi sorridermi imbarazzata.
"Scusa, sono un po' infantile." Ride.
Quanto è tenera quando ride, i suoi denti sono perfetti e bianchissimi per quel poco cibo che mangia di solito.
"Non ti preoccupare, Grace." Sorrido continuando la frase. "Comunque, a cosa stavi pensando?" Diventa tutta rossa appena le faccio questa domanda.
"Promettimi che non ti metterai a ridere?" Si morde il labbro.
"Promesso, dai sputa il rospo sono curioso." In effetti non mento, sono davvero curioso.
Ora noto che si tiene strette strette le gambe e le sue braccia, non sono per niente rilassate.
"Bé, stavo pensando... ai tuoi capelli." É talmente imbarazzata che si morde il labbro inferiore dandomi l'impressione che da un momento all'altro sanguinerà, ma quando fa così é adorabile.
"I miei capelli?" Sto trattenendo la risata.
"Sembrano così morbidi e poi hanno un bellissimo colore e non so... Sembrano di velluto, non so come spiegarti." Quanto É dolce, penso, avvicinandomi a lei.