Mi avvicino ancora un po' di più a Grace.
«Vuoi toccarli?» le chiedo, con gentilezza. E lei non se lo fa ripetere due volte. Abbasso la testa e inizia a toccarmi delicatamente i capelli, sorridendo come una bambina che ha appena trovato un giocattolo nuovo. Prende un ciuffetto e se lo rigira tra le mani, lo sento.
«Sono morbidissimi.» dice, mentre mi lascia andare la testa.
«Grazie. Posso chiederti una cosa Grace?» mi guarda e annuisce.
«Come ti ha fatto quel taglio che hai sulla schiena?» tutta la sua tranquillità e serenità negli occhi è sparita.
«Non penso che tu voglia saperlo veramente.» ha la voce seria e gli occhi fissi su di me.
«È enorme, Grace. Non è stata una cintura.» stringe i pugni, non le piace parlare per niente di questo argomento.
«No, infatti. È stato molto doloroso, non voglio parlarne.» cazzo se è seria. Ancora più adulta di quando stavamo parlando al parco. Voglio capire cosa le è successo, tutto. Sono qui per questo infatti, per cercare di aiutarla e farle capire che i problemi vanno affrontati e non cercando di dimenticarli, o evitati come fa ora.
«Comando io, qui. Ora noi ne parliamo e risolviamo questo problema, insieme. Voglio che tu non abbia segreti con me. Puoi dirmi tutto, e devi dirmi tutto. È un argomento che fa male, e non posso neanche immaginare tutto quello che ti ha fatto. Ma devi andare avanti, e per farlo devi parlarne. Con cosa ti ha fatto quel taglio sulla schiena, Grace?»
La fisso negli occhi dicendole queste parole, e dopo poco non regge più il mio sguardo.
«Un coltello e un cacciavite.» No non è possibile, il coltello posso capire ma... un cacciavite? Quello non taglia, al massimo buca.
«Non mentire.» dopo che realizza ciò che le ho appena detto inizia a guardarmi irritata e alza gli occhi al cielo.
«Ti ho detto che non volevi saperlo. Lo sai come ha fatto? Eh? Lo sai? Ora te lo dico.» ora sta tremando ma non dalla paura o dal semplice pensiero di quello che le aveva fatto sulla schiena, ma dalla rabbia e dal nervoso.
«Mi ha legato nuda e con un coltello ha iniziato a tagliarmi la schiena. Sempre più forte. E se piangevo prendeva il cacciavite e me lo conficcava nella carne, mi ha dovuto perfino imbavagliare, se no i vicini avrebbero sentito tutto da quanto gridavo forte. Il giorno dopo non riuscivo neanche a muovermi dal pavimento. Tu non hai idea di come possa essere. E poi mi ha obbligato e pulire per terra tutto quel sangue e anche a chiedere scusa perché era stata colpa mia, mi ero comportata male. Era un sadico del cazzo, Henry.»
É in lacrime di fronte a me, incazzata e al limite di una crisi nervosa, come avevo pensato prima.
Sono rimasto a bocca aperta, non sapendo cosa dire o come calmarla. Mi sto trovando in una posizione di merda di fronte a lei, sento che sto iniziando a sudare freddo al solo pensiero di lei legata che gridava dal dolore. «io... non... » É tutto ciò che riesco a pronunciare.
«No, non lo immaginavi. Già credi che io sia una debole ragazzina stuprata senza speranze che vuole morirem, ora anche questo. Ti sarai fatto una bella figura di me. Una bambina senza sogni, intrappolata qui, con delle fobie assurde, picchiata senza pietà e violentata, neanche fossi un fottuto oggetto.»
Ora sì che è arrabbiata. Merda cosa cazzo ho fatto, se potessi almeno tenere la mia lingua a bada ogni tanto.
«Grace. Calmati.» mi avvicino a lei ma lei indietreggia di un passo.
«No io non mi calmo Henry!» devo cercare di calmarla, se no qui va a finire male.
«Io non penso questo di te. Io penso quello che ho detto in palestra, cioè che tu sia una guerriera. Non sei una ragazzina, e figuriamoci una bambina, hai sperimentato cose che nessuno dovrebbe provare nella propria vita, neanche gli adulti. Ho sbagliato, sono un coglione okay? Sono una testa di cazzo che pretende che una ragazza ferita fisicamente e psicologicamente le dica tutto quello che ha passato senza nessuna difficoltà.»
Dopo quello che le ho detto ha smesso di piangere e mi guarda con gli occhi lucidi, e io non ho la più pallida idea di quello che stia provando in questo momento.