✍ Capitolo 14

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Conosci quella sensazione? Quando stai solo aspettando di tornare a casa, in camera tua, chiudere la porta, buttarti sul letto. Soltanto lasciare fuori tutto quello che hai tenuto per tutto il giorno. Quella sensazione di disperazione. Sei stanca. Stanca di tutto, stanca di niente. Vuoi solo qualcuno che stia lì e che ti dica che va bene. Ma non ci sarà nessuno. Lo sai che devi essere forte per te stessa, perché nessuno può aggiustarti.

Ma sei stanca, stanca di essere forte. Per una volta vuoi solo che sia facile.
Che sia semplice. Essere aiutata. Essere salvata. Ma sai che non succederà. Ma stai ancora aspettando, ancora desiderando. E stai tenendo duro, e stai combattendo con le lacrime negli occhi. Stai combattendo.

A volte mi sembra di vedere che più si va avanti più siamo solo una massa di depressi che dice ad altri depressi che la depressione non risolve niente.

"Grace?" Ci fermiamo in un angolo del marciapiede.

"Si hanry?" Prima di fissare per un paio di secondi i suoi occhi di color azzurro cielo provo a farle una domanda sperando non sia troppo fastidiosa.

"Come erano i Dottori che erano venuti in quella Clinica Psichiatrica per te?" Appena pronuncio queste parole i suoi occhi diventano cupi e distoglie lo sguardo dai miei posandoli sulla strada.

"Erano freddi, distaccati, molto professionali nel loro lavoro. Non importava a nessuno il fatto che riempirmi di medicine mi faceva schifo, mi sentivo una malata di mente. Loro però non erano disposti ad ascoltarmi, ad ascoltare come stavo. Facevano il loro lavoro e se ne andavano. Non capivano che per farmi stare meglio era questo. Uscire, sentirmi libera e non prigioniera in una stanza, vedere la gente, avere bisogno di una persona che mi capisca e che sia pronta ad ascoltarmi nei momenti più terribili, a consigliarmi cosa devo fare per risolvere i miei problemi, proprio come fai tu Hanry, avevo e ho proprio bisogno di te. Sono talmente felice che mi sei accanto...grazie..." Le sue parole vengono interrotte dalle mie mani avvolte alla sua vita.

L'abbraccio forte mentre lei affoga la sua testa nel mio petto e il suo profumo invade le mie narici. Dio, il suo profumo mi fa impazzire.

Ci distacchiamo dopo un paio di minuti. Quando poso i miei occhi su di lei vedo che sta leggermente lacrimando.

"Mi auguro che siano lacrime di gioia." Sorrido in modo sincero.

"Si." ridacchia spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Ora sì. Ora riesco a vedere il suo polso. Ora li vedo.

Vedo quei tagli che si é fatta al ristorante con il coltello quando io non c'ero.
Sento il mio stomaco stringersi al solo ricordo di tutto ciò.

"I dottori si sono mai accorti? Di questo?" Prendo delicatamente il suo polso facendole vedere i tagli che se li é preoccupata lei stessa.

Appena capisce ciò che intendevo, toglie immediatamente il suo braccio dalla mia presa.

"Sì, infatti hanno incominciato a darmi più farmaci. Ad esempio le pillole, quelle mi facevano stare bene e non mi facevano sentire quel bisogno di fare quello che ho fatto."

"Vieni con me, forse riesco a farti smettere con un altro modo più semplice, senza questi odiosi farmaci, ci stai?" Sorrido inarcando un sopracciglio.

"Certo." Ridacchia.

Iniziamo ad incamminarci alla ricerca di una cartoleria.
Dopo aver intravisto una, entriamo e compro un pennarello rosso, lei mi guarda in modo strano e usciamo.

"Dammi il tuo braccio." mi porge quello sano, le alzo la manica del maglione e le disegno un cuoricino sul polso.

Lo coloro con cura e finito il disegnino sta per dire qualcosa ma io sono più veloce. "Questo è il mio cuore. Se lo tagli mi uccidi, e se te lo cancelli prima del tempo mi fai andare via. Ora dammi l'altro braccio Grace." sorrido.

Lei sorpresa mi passa l'altro e faccio la stessa cosa, disegnando un cuore sui tagli.

"Ecco fatto." sorrido un 'altra volta e le do un leggero bacio sulla mano, mentre le si arrossisce un po' il viso.

Mi abbraccia forte e ha gli occhi lucidi.

"Perché sei così gentile con me? Non ho niente di speciale, non sono particolarmente simpatica o allegra e neanche bella o lontanamente carina."

Ma si è vista allo specchio? È stupenda.

"Intanto non sparare cazzate, tu sei bellissima punto e fine. E poi per me sei anche più che simpatica." molto più che simpatica. "Se lo dici tu." sorride inumidendosi le labbra.

"Hai fame? É l'ora di pranzo." Guardo l'orologio per essere più sicuro e infatti é l'una e 13 minuti.

"Ehm non saprei.. Forse." Non so a cosa stia pensano o a cosa mi nasconde, però non voglio farle altre domande, non oggi.

"Andiamo a quel locale che abbiamo mangiato l'altra volta, ti va?" Sposto lo sguardo verso di lei.

"Si va bene." Incurva leggermente le labbra in un sorriso.

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