✍ Capitolo 16

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Ne ha mangiati due di quattro che ne ha nel piatto; però molto lentamente, e a me va benissimo, spero che riesca a tenerli tutti nel suo stomaco.

Io ho quasi finito e la guardo sorridente, anche se lei sembra un po' troppo silenziosa. "Tutto okay Grace?" lei mi risponde alzandosi dal tavolo.

"Devo andare in bagno." no no cazzo no "Vengo con te." le sorrido in modo rassicurante. "No Hanry, non c'è bisogno. Io torno subito." Va nel bagno e appena chiusa la porta, inizio a preoccuparmi. Decido di andare da lei senza aspettare neanche un altro secondo seduto su questo tavolo.

Quando sono davanti alla porta, busso. "é tutto okay Grace?" Non mi risponde subito e iniziano le mie mani a studiare dalla preoccupazione.

"S-si .." Quando sento un gemito di dolore all'interno del bagno il mio cuore inizia a battere all'impazzata.

Non avrei mai voluto trovarmi in questa situazione, sapere che Grace sta male all'interno di un bagno pubblico con la porta chiusa e io starmene fuori a sudare freddo dalla preoccupazione senza fare nulla, solo a farmi salire la tensione.

Perché ho lasciato andare da sola Grace in bagno e io starmene seduto al tavolo a chiedermi in continuazione se sta bene o no?

Al posto di essere qui davanti a questa fottuta porta a pensare solamente di come ho stupidamente agito, decido di fare qualcosa.
La preoccupazione prese la meglio su di me.

"Grace apri la porta."
Sento dei passi molto lenti e irregolari e capisco già che sta venendo ad aprirmi, deve stare molto male.

Appena apre la porta, si gira e corre verso il gabinetto ed inizia a vomitare.

Mi chino vicino a lei spostandole una ciocca di capelli, per evitare che si sporchi. Piange un po', tra un conato e l'altro.

In una situazione normale mi farebbe schifo, ma con lei provo solo tristezza. Sta iniziando a sudare un po' e fa sempre più fatica a tenersi, per questo la aiuto.

Poco dopo ha finito di vomitare ma non riesce ancora ad alzarsi. Ha dei tremolii su tutto il corpo per colpa dei conati e mi fa così compassione.

"È tutto okay Grace, vuoi alzarti?" fa segno di sì con la testa e io le do una mano a rimettersi in piedi. Ci avviciniamo al lavandino e lei si asciuga un po il viso e le labbra.

"Scusa." fa con voce roca, lacrima un po' e la gola le deve bruciare da morire.

"Per cosa?" le chiedo io, e lei sorride nonostante il dolore.

"Dubito che qualche persona normale sarebbe stato vicino ad una ragazza che vomita."

"Ho scelto io di stare con te, non chiedere scusa. Devi ancora vomitare?" fa segno di sì e si riavvicina al gabinetto, vomitando ancora.

È tutta bianca, pallida pallida, è strano che un corpo così piccolo possa espellere così tanto. Mi metto di nuovo vicino a lei, tenendole il corpo. È così debole non c'è la fa più a tenersi da sola. Chissà quanta fatica deve aver fatto per non vomitare l'hamburger, non me ne ero neanche reso conto.

Trema tutta, è ancora più sudata, tra i singhiozzi parla.

"Scusa, faccio piuttosto schifo. Puoi anche andartene non voglio che tu mi veda in questo stato." continua a singhiozzare per il dolore alla gola,

"No, non è colpa tua, sta tranquilla non mi fai schifo. Non ti lascio sola, neanche morto e poi sei stupenda anche quando vomiti Grace." sorride con gli occhi lucidi, ed è vero.

È perfino bella in questo stato.

"Non riesco ad alzarmi, mi dai una mano?" la aiuto ad alzarsi e con un fazzoletto asciugo il viso, poi con un altro le pulisco la bocca.

"Vuoi bere un po' d'acqua?" le chiedo, gentile.

«Adesso non voglio niente.» fa con aria stanca. È trasparente, cazzo.

"Perché sei triste?" mi chiede lei, con voce roca.

"Come fai a sapere che sono triste? Perché ci hai azzeccato." sorride lievemente guardando in basso.

"I tuoi occhi, sono preoccupati e tristi. È facile capire come si sentono le persone, solo guardandole negli occhi." continua la frase "Allora? Perché sei triste?" dice appoggiandosi al lavandino.

"Sei troppo bianca. Troppo magra. Voglio che tu stia meglio, Grace. Sono triste perché non lo sei." lei si gira e sembra sorpresa.

"Sei preoccupato, per me?" calca la parola me. Ovvio che ci tengo a te, cazzo.

"Certo. Vorrei che tu non vomitassi, che fossi più felice sai." sorride "Io sono felice quando sono con te". Il mio mondo si ferma per un istante.

Rimaniamo qualche minuto in bagno, lascio che lei si riprenda piano piano.
Intanto tiro lo sciacquone.

"Ti senti un po' meglio?" le chiedo, tornando vicino a lei. Fa segno di sì con la testa, le prendo la mano ed usciamo dal bagno.

Siamo restati lì per venti-venticinque minuti e gli altri devono pensare che siamo andati lì dentro per scopare, trattengo un sorriso, effettivamente lo vorrei. No. Basta la devo smettere con questi pensieri pervertiti del cazzo, mi faccio schifo da solo.

Pago il conto ed usciamo. L'aria fresca fa sorridere e da un po' più di colore a Grace e, quanto è bella quando sorride.

"Gri ora dobbiamo tornare in clinica." lei si intristisce un po'.

"Perché così presto?"

"Possiamo uscire questo pomeriggio semmai. Ora vorrei farti una visita, vorrei riuscire a capire perché vomiti e come risolvere questo problema."

deglutisce. "Quindi anche farmi iniezioni e obbligarmi a prendere le medicine?" è ancora una bambina.

Associa i medici al dolore, e ha paura delle iniezioni, come i bambini.

"Non necessariamente, Grace. Non ti farei mai del male." le sorrido sincero prendendola per mano e lei sembra tranquillizzarsi un po'.

"Andiamo dai." le bacio delicatamente la guancia e ritorniamo sui nostri passi.

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