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Le lezioni sono finite da un pezzo e ora tutti sono in strada verso casa. Per domani i professori hanno assegnato un sacco di compiti, come se si mettessero d'accordo per fare esaurire gli alunni.
Strecatto è sul pullman e continua a ricevere messaggi da parte di Samuele. Cerca di ignorarli ma se continua così gli esplode il telefono.

+39 347 4771 089

Fammi i compiti per domani
Ci vediamo in bagno alla stessa ora e me li dai
Hai capito?
Visualizza
Ooo
Ooo
Ooo
Strecatto
Porca puttana apri sti cazzo di messaggi sennò divento una bestia
Ti ammazzo di botte io domani
Te lo giuro che ti ammazzo se non rispondi

Sì li faccio

Bravo piccolino
Rispondi subito la prossima volta

Prossima volta?

Te non hai capito che mi devi fare i compiti sempre?
Tutte le mattine devi venire da me

Strecatto spegne il telefono e lo mette in tasca con mani tremanti. Vorrebbe lanciarlo fuori dalla finestra, ma sa che non può.
In questo momento sta provando mille emozioni diverse e ha il cuore che gli batte velocissimo, quasi ha paura che gli possa venire un infarto. È incazzato ma anche estremamente in ansia, odia il fatto di essere controllato da una persona e di non riuscire a mettere fine a questa orribile situazione.

Scende dal pullman, si mette le cuffiette e prima di andare a casa va al suo parchetto. Di andare a casa proprio non ne ha voglia, non ha voglia di discutere nuovamente con sua madre per la scuola e per i suoi modi di fare, come dice lei. Poi ha bisogno di calmarsi e a quest'ora al parco non c'è nessuno, anche perché molta gente non va al parco in pieno autunno. Solo lui.

Si siede sulla solita panchina e accende una sigaretta. Aspira il fumo che sente andare nei polmoni e arrivare al cervello, provocandogli quel giramento di testa e il rilassamento dei muscoli che appunto lui adora. Nel mentre si gode anche il panorama: gli alberi spogli e le poche foglie che hanno sono di colore rosso o arancione (gli ricordano sempre Cico), gli stormi di uccelli che volano in alto nel cielo e infine si gode il vento freddo che lui adora.

Dopo interminabili minuti in cui è riuscito a calmarsi un minimo, decide di fare lì i compiti. Tanto più o meno ha tutte le materie giuste nello zaino. Prima fa quelli di Samuele e poi se riesce fa anche i suoi, anche se non crede di avere tempo. Si beccherà sicuramente una nota o un richiamo domani.
Il biondino finisce i compiti di Samuele e sono quasi le nove di sera. È stanco come non mai, non ha fatto i suoi compiti, non ha studiato e gli sta venendo uno dei suoi attacchi. Di nuovo. Non può continuare così fino alla fine dell'anno, almeno... non in lucidità. Gli viene un idea malsana in testa, se pur tossica e vietata lo aiuterebbe veramente tanto.
Mette via tutti i libri nello zaino e corre verso il supermercato più vicino.

Arrivato prende uno dei carrelli piccoli e si dirige nel reparto alcolici.
Prende una vodka liscia, la più grande che c'è e va in cassa. La cassiera chiede immediatamente i documenti e Strecatto, che comunque ha quasi diciott'anni ma non ancora, tira fuori un falsino che ha fatto mesi prima per fare la stessa identica cosa. La signora da l'ok e Strecatto paga, poi esce felicemente con la vodka tra le mani.
Lui è consapevole di star facendo una grandissima cagata, che inoltre può compromettere la sua salute, ma se è l'unico modo lui che può farci? Ha finito gli ansiolitici della psicologa, le gocce calmanti in farmacia non funzionano e le sigarette lo tranquillizzano per pochi secondi. Questo è l'unico modo.
Nasconde la vodka nello zaino e si incammina lentamente verso casa. È tardi ed è fuori da tutto il giorno, ha evitato pure le chiamate di sua madre quindi chissà che litigata gli aspetta questa sera.

Tira fuori dalla tasca della felpa le chiavi di casa e prova ad aprire la porta il più cauto e silenzioso possibile per non farsi sentire. Ovviamente missione fallita.
<<Dove cazzo sei stato?>>
Urla la madre mettendosi le mani tra i capelli. Strecatto sa che per lui è la fine.
<<Fuori.>>
Risponde lui in modo apatico e andando come se nulla fosse in camera sua per poggiare lo zaino. La madre lo segue ovunque continuando ad urlare.
<<Fuori? Sai quante volte ti ho chiamato!? Mi sono preoccupata per di più non hai fatto un cazzo di compito. Come al solito non ti stai impegnando! Mi fai ammalare se continui così!>>
<<Che cazzo dici! Ma ti senti quando parli?>>
Urla Strecatto girandosi verso di lei scioccato. Odia litigare per la scuola, ma quello che odia di più è quando sua madre mette in mezzo le malattie e cose così. Cazzate.
<<Non ti permettere di parlare così con me! Mi hai rotto il cazzo Strecatto. Mi viene da piangere per come ti ho cresciuto. Vaffanculo io me ne vado e guai a te se scopro che esci.>>
Urla lei. Poi prende le chiavi ed esce così. Strecatto fa un sospiro di sollievo e poi per sfogare la sua rabbia fa il dito medio alla porta mentre salta e ripete più volte fanculo. Gli vengono queste mini "crisi" alla fine di una litigata da quando è piccolo.
Chiude a chiave la porta della sua stanza, per far sì che sua madre non gli rompa i coglioni quando tornerà, e si butta sul letto di schiena. Finita la rabbia arriva quel senso di malinconia e tristezza che schiaccia completamente il biondino. Inizia a piangere e a singhiozzare senza fermarsi, talmente forte da sedersi e tenersi il petto per cercare di darsi una calmata.
Quasi un'ora dopo il ragazzo si calma un po', continua a singhiozzare ma meglio di prima, si sdraia a pancia in giù e stringe il cuscino che ha sotto la testa, mentre l'altro lo tiene sotto la coscia. Gli arriva la buonanotte dal suo ragazzo e risponde, poi alla fine si addormenta pensando a Cico e a quello che potrebbe succedere tra loro.

Right people at the wrong time   -𝐒𝐭𝐫𝐞𝐜𝐢𝐜𝐨 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora