Erano passate altre dieci ore infernali, nelle quali io ed Harry non avevamo spiccicato parola, e avrei voluto continuare quella battaglia del silenzio, solo che l'avevo visto sbadigliare sempre più spesso, facendomi così capire che fosse stanco, e che, magari avrei potuto dargli il cambio.
Non capivo ancora perché si fosse arrabbiato così tanto con me, non riuscivo a capire perché se la fosse presa così tanto.
"Si può sapere cosa ti ho fatto di così grave?" avevo sbottato, senza pensarci troppo ed avevo esposto così tutti i miei pensieri in un modo conciso e semplice.
Lo vidi guardarmi per alcuni secondi prima di poggiare di nuovo lo sguardo sulla strada.
Sorrise flebilmente, ma si trattava di un sorriso falso.
Decise di punirmi e non mi rispose.
Così aspettai pazientemente il momento nel quale si sarebbe deciso a rispondere, e passati circa venti minuti, capii che non avrei avuto nessuna risposta se non avessi insistito.
"Puoi rispondere, per favore?" avevo chiesto in un quasi sussurro.
Lo vidi stringere il volante talmente tanto da fargli diventare le nocche bianche e cambiare marcia con un po' troppa violenza, però continuò a non dire nulla, ero cosciente che se avessi continuato, lo avrei fatto innervosire.
"Harry, che cazzo!" avevo quasi urlato, dopo altri dieci minuti e la reazione che ebbe mi spaventò e non poco.
Si sentì un suono acuto mentre la macchina frenava del tutto e le ruote stridevano sull'asfalto, segno che aveva fatto una frenata di emergenza, fermandosi nel bel mezzo della strada deserta.
Di fronte a noi il sole stava sorgendo, segnando un altro giorno che era ormai passato, ed io non avevo intenzione di continuare quel viaggio in quel modo.
Anche se non era né il luogo né il momento più adatto, però sentivo il bisogno di parlare, perché non sopportavo quella sua versione.
"Mi sembra impossibile che tu non riesca a capire cosa ci sia di sbagliato!" aveva urlato lui, mentre girava la sua testa verso di me ed un'espressione di puro dolore prese posto sul suo viso.
Sussultai a causa dello spavento e provai a farmi piccola contro il sedile, mentre Harry respirava affannosamente, come se avesse appena corso una maratona.
"Come puoi dire che è stato tutto uno sbaglio Darcy? Hai idea di quanti sacrifici ho fatto per poter essere con te, qui, e tu non sei grata di nulla..." aveva detto lui, continuando a urlare, mentre le vene sul suo collo si mostravano sempre di più facendomi capire così che aveva appena perso il controllo.
Sentii le lacrime cominciare ad inondarmi la faccia e decisi che avevo bisogno di aria, perché sapevo che fosse la verità, solo che in quel caso la verità mi faceva male.
Mi tolsi velocemente la cintura ed aprii la portiera dell'auto, scendendo così e scappando da una versione di Harry che non avevo mai conosciuto.
Anche se fuori era ancora buio, potei notare vicino a me una piccola porzione di prato, così senza pensarci troppo mi misi a sedere, pentendomi di quella decisione subito dopo.
Sentii l'erba umida bagnarmi i pantaloni, facendomi capire così che mi sarei dovuta cambiare una volta alzata.
Mi rannicchiai su me stessa, provando a strozzare i singhiozzi che avevano cominciato ad uscire dalla mia bocca, e più che un pianto di disperazione, quello per me era un pianto liberatorio.
Poiché i nervi e lo stress che avevo accumulato dentro di me erano tanti, poiché le emozioni che avevo vissute nell'ultimo periodo sembravano una montagna russa.
Sentii lo sportello del guidatore essere sbattuto con troppa forza, prima che la figura imponente di Harry si facesse spazio nel mio mirino.
"Smettila di piangere" aveva detto duro, mentre si sedeva accanto a me, non importandogli minimamente di bagnarsi.
Mi scansai di qualche centimetro, allontanandomi da lui, mentre un singhiozzo usciva più forte di prima.
"Per favore Darcy..." chiese lui in una quasi supplica, prima di stendere le sue lunghe braccia verso di me e tirarmi a sé in una frazione di secondo, facendomi sbattere la testa contro il suo duro petto.
Lo sentii accarezzarmi i capelli mentre piano piano riuscivo a calmare i miei singhiozzi.
E restammo così fino a quando non mi calmai del tutto, entrambi seduti mentre lui mi continuava ad abbracciare e accarezzare la testa.
"Non voglio mai più vederti piangere" aveva sentenziato, e sentii nella sua voce che si era finalmente calmato e che non mi stava rimproverando, semplicemente e molto probabilmente non voleva vedermi soffrire.
"Mi dispiace se quello che ho detto a Sydney ti ha ferito, è solo che..." provai a scusarmi, ma le parole sembravano non voler uscire dalla mia bocca, e capii che o lo dicevo in quel momento o mai più.
"Ho paura" confessai, con coraggio.
Perché io ero spaventata a morte da lui e da tutto quello che aveva risvegliato in me.
Alle emozioni profonde che provavo nei suoi confronti.
"Io sono terrorizzato" aveva risposto, prima di sollevarmi il viso per potermi guardare negli occhi.
Lo vidi osservare le mie labbra per un paio di secondi prima di chiedermi con gli occhi il permesso.
Annuii brevemente, anche se spaventata dai brividi che avrei potuto sentire.
Lo vidi pensarci un po' su, prima di connettere le sue labbra alle mie, e sentii la solita scarica di adrenalina attraversare il mio corpo.
Il bacio venne approfondito subito dopo e aveva lasciato spazio alle nostre lingue di danzare l'una con l'altra, sentii la passione pura attraversare ogni fibra del mio corpo, sentii il mio cuore riempirsi di amore, riscaldarsi, come se prima di allora non avesse mai battuto.
Poggiai una mano sul suo petto, dove potei notare il battito accelerato del suo cuore.
Lo spinsi leggermente e lo sentii stirare le gambe sotto di me, mentre mi sedevo su di esse.
Cominciai a tirare leggermente i suoi capelli, facendogli scappare un piccolo gemito, che pensai mi avrebbe fatta morire se fosse uscito nuovamente dalla sua bocca.
Sentii le sue mani cominciare a vagare per tutta la mia schiena fino ad arrivare al mio fondoschiena, dove le lasciò muoversi lussuriosamente, mentre stringeva con forza le mie natiche.
Cominciai a muovermi sulle sue gambe involontariamente, e sentii un altro gemito da parte sue mentre le nostre parti intime per sbaglio si strusciavano tra di loro e potei notare la durezza nel cavallo dei suoi pantaloni.
"Se non mi fermi adesso, giuro che potrei perdere la testa da un momento all'altro..." aveva sussurrato lui al mio orecchio, prima di lasciare un bacio lì vicino.
E giuro che ci era voluto tutto l'autocontrollo che possedevo, per fermare i miei movimenti e smettere di stringergli i capelli e di baciarlo.
Lo vidi guardarmi subito dopo, quasi dispiaciuto di non aver approfondito quel contatto, ma quello non era il posto giusto e neanche il momento giusto.
Perché c'erano ancora cose che dovevamo chiarire prima di fare un passo del genere, perché desideravo che fosse speciale.
Lo osservai attentamente e in quel momento capii finalmente di aver perso la testa per Harry Styles.
Lui se ne stava con le guance leggermente arrossate ed i capelli spettinati, le labbra più gonfie a causa del nostro contatto e giurai di non aver mai visto cosa più bella di quella.
Mentre i primi raggi di sole ci circondavano e illuminava il suo viso radiante, lo vidi sorridermi, e giurai di non aver visto sorriso più sincero di quello che mi aveva regalato in quel momento.
Perché anche se non ci eravamo detti niente a parole, i nostri gesti, i nostri battiti del cuore si erano appena fatti delle promesse e giurai, in quel momento che mai lo avrei lasciato.
Perché chi sarebbe così pazzo da rinunciare al Paradiso sulla terra? chi mai oserebbe farlo?
Di certo non io.
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Redrum Vol.1 |Harry Styles|
FanfictionQuando le persone che conoscevo scoprirono cosa avevo fatto, come avevo vissuto, mi chiesero "Perchè?" Ma non seriva a niente parlarne con persone che avevano una casa, loro, non avevano la minima idea di cosa significasse cercare la salvezza in alt...