"Sei bella" sussurrò flebilmente, subito dopo aver chiuso la bocca ed essersi ricomposto.
Ero sicura di essere diventata rossa in viso.
Non ero abituata a complimenti del genere, di solito venivo trattata come un oggetto.
"Anche tu lo sei" ammisi io ad alta voce.
"Tu lo sei di più" si avvicinò.
E nella mia testa una lampadina si accese velocemente, dovevamo mantenere le distanze.
Feci un passo indietro, mentre alzavo le braccia e le mettevo davanti a me, per fargli capire che non si sarebbe dovuto muovere verso di me.
"Che ne dici di parlarmi di ciò che ti è successo?" Chiesi, provando a dimenticarmi di come aveva voluto avvicinarsi a me, per fare qualcosa che purtroppo non avrei mai scoperto. Ma era meglio così, dovevo rimanere professionale.
Mi accomodai sul divano e sentii un rumore, dopodiché la tv a schermo piatto si accese, facendomi capire solo allora di aver toccato nell'impatto il tasto di accensione del telecomando che, avevo potuto notare si trovasse sotto di me.
"Si...certo" disse lui velocemente, mentre si avviava in un'altra stanza.
Sapevo che lo aveva ferito il mio voler spazi tra di noi, lo avevo visto dalla sua espressione che non si aspettava un rifiuto, forse perché mai nessuno ancora lo aveva rifiutato.
Lo vidi ritornare poco dopo con un pacco di salviette struccanti in mano.
"Ma cosa?" Chiesi confusa, non capendo proprio cosa stava facendo.
"Guarda" ne estrasse due e cominciò a strofinarsi lo zigomo destro.
Iniziò ad intravedersi un livido violaceo comparire, fece la stessa cosa dal lato sinistro dove anche lì svelò un livido violaceo, ma di dimensioni minori rispetto a quello di destra.
Con movimento brusco si tolse la felpa e a sua volta la maglietta bianca che indossava, notai i tanti tatuaggi e tra di essi, ferite e tagli vari.
Misi una mano davanti alla bocca, forse per il suo fisico mozzafiato, forse per le sue ferite.
"Cosa è successo e come è successo?"
Chiesi alzandomi in piedi, mentre con il dito cominciai a contornare le ferite, le quali si trovavano al di sopra del tatuaggio di una farfalla, mandando così a puttane tutti i buoni propositi di mantenere le distanze.
Lo vidi contrarre gli addominali, facendomi capire che il solo sfiorare la sua pelle gli faceva male.
"Scusami" dissi io sinceramente, perché mai avrei voluto fargli male.
"Tranquilla" sussurrò lui mentre mi guardava dall'alto, visto che la nostra differenza di altezza era tanta, a stento riuscivo ad arrivare alle sue spalle.
"Parla, ti prego" presi la sua mano e lo feci accomodare accanto a me, mentre incrociavo le gambe e mi voltavo di lato per guardarlo in faccia.
"Non c'è niente da dire, se non che quattro giorni fa ho avuto un incidente con la macchina, nulla di grave per fortuna, se non per la lussazione della spalla e quello che vedi.
Il problema sta nel fatto che quando ero in ospedale, in un lettino pieno di flebo nelle braccia sai chi c'era con me? Nessuno, non è venuto nessuno a farmi visita, nemmeno i miei genitori. Non importa a nessuno di me Darcy, mi sento uno schifo." sussurrò con gli occhi lucidi.Cosa potevo dirgli? Era una cosa terribile.
"A me importa. E non me ne andrò, te lo prometto, anche se ripeto, non ti conosco però per questo c'è sempre tempo per rimediare"
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Redrum Vol.1 |Harry Styles|
FanfictionQuando le persone che conoscevo scoprirono cosa avevo fatto, come avevo vissuto, mi chiesero "Perchè?" Ma non seriva a niente parlarne con persone che avevano una casa, loro, non avevano la minima idea di cosa significasse cercare la salvezza in alt...