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"Cosa pensi di fare da questo momento in poi?" Chiese Harry, mentre mi indicava il cartello stradale che avevamo appena sorpassato, sul quale c'era scritto che avremmo raggiunto Richmond in una cinquantina di chilometri.

Dopo il nostro momento insieme, avevamo deciso di parcheggiare l'auto sulla piccola distesa di Prato e di dormire, perché Harry non aveva sentito discussioni e non si fidava a farmi guidare.

"Vuoi ucciderci?" aveva quasi urlato mentre rideva delle mie abilità di guidatrice.

Così senza obbiettare ulteriormente, avevamo steso i nostri sedili e avevamo dormito un paio di ore, fino a quando i raggi potenti di sole avevano cominciato a colpirci in piena faccia e ci era risultato impossibile continuare a dormire in quelle condizioni.

Perché anche se il nostro viaggio era giunto al termine, di certo non eravamo ancora giunti a destinazione, o almeno alla destinazione desiderata.

"Una doccia calda" ammisi sorridendo, perché erano due giorni che non mi lavavo e non mi sentivo a mio agio.

"Direi che è un buon inizio" concluse per poi sorridere.

Sapevo che fosse stanco, chi non lo sarebbe stato a quel punto?

Desideravo solo distendere le mie gambe per qualche ora e se lo avessi fatto accanto ad Harry, ancora meglio.

Morivo dalla voglia di mangiare qualcosa di caldo e sapevo che per Harry valeva la stessa cosa, poiché non avevamo mangiato nulla di sano, a parte la colazione che avevamo avuto prima di partire.

Sentii il mio stomaco brontolare tremendamente ed io sperai solo che Harry non lo avesse sentito, però quando lo vidi far comparire le sue fossette, capii che ero stata fregata.

"Che c'è? Ho fame..." avevo detto per scusarmi.

"Anche io" dichiarò lui mentre continuava a sorridere come un ebete.

"Che c'è?" chiesi, quasi non volendo, però mi era uscita così spontanea che non ero riuscita a trattenermi.

"C'è che sei così...diversa" aveva ammesso lui, per la prima volta.

"Diversa dalle altre, non ti importa niente di nessuno, non ti frega se la gente ti osserva, tu fai sempre tutto quello che vuoi. Vorrei poter essere anche io come te alcune volte" confessò lui, mentre prendeva una giratoria e mi lanciava un breve sguardo.

Diversa? Io lo avevo sempre saputo si essere diversa, me lo ripeteva sempre anche mia madre, quando ancora era in vita.

Avrei voluto correggerlo e provare a spiegargli che, in realtà non era vero che non mi importava di nessuno, perché a me importava di lui, anche più di quello che avrei mai voluto ammettere.

Però decisi, che in quel momento sarebbe stato meglio non aggiungere nulla.

Avevo semplicemente sorriso e avevo guardato fuori dal finestrino, fino a perdermi quasi del tutto nei vari pensieri che riguardavano mio padre.

Perché ero cosciente di aver omesso ad Harry la verità, ed io speravo solo che non venisse fuori.

Mio padre non mi aveva abbandonata alla nascita.

Mio padre mi aveva cresciuta fino ai quindici anni, quando una notte, dopo l'ennesima litigata con mia madre, era uscito dalla porta e non si era mai più guardato indietro.

Era stato sempre un padre premuroso e fino a quando lui era stato presente nella mia vita, non mi era mancato quasi nulla.

Mi aveva sempre trattata come la sua bambina e mi aveva insegnato ad essere tutto ciò che ero.

Redrum Vol.1 |Harry Styles|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora