capitolo 12

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BEATRIZ

Campus estivo – Los Angeles

17 anni





Lo sento.

Sento il suo sguardo ustionarmi la pelle a ogni passo che muovo all'interno del campus.

Dai campetti di gioco, alle aule. Dal giardino, alla mensa. Ovunque. Lui è dapertutto.

Sono tre settimane che gioca con me.

Non lo vedo ma lo percepisco.

Di giorno mi controlla da lontano, mentre di notte si infila nel mio letto. È sempre più difficile stargli lontana.

È snervante e mi disturba. Non voglio essere trattata come un cazzo di oggetto e non voglio essere il suo zimbello solo perché vuole infastidire mio cugino.

I suoi occhi sono puntati nella mia direzione mentre me ne sto con i miei amici del corso di teatro, al tavolo in giardino, durante la pausa pranzo. È seduto sullo schienale della panchina, con le gambe divaricate, i gomiti piantati sulle ginocchia e lo sguardo gelido proprio come quello del suo amico affianco a lui, Rick. Non la smette di fissarmi e i miei amici per fortuna sembrano non accorgersi di nulla, anche se tutti ormai sanno cosa sta succedendo. Le voci girano e Artem si è preso briga di farle girare nel migliore dei modi, anche se per adesso restano solamente voci che iniziano ad affievolirsi e a rendere alcuni ragazzi un po' più audaci nei miei confronti. Li tengo a bada perché non voglio problemi e non ho intenzione di essere espulsa dal campus solo per i colpi di testa di uno psicopatico che si ostina a darmi il tormento. E lo odio, perché sto iniziando a sentirmi usata. Non dovrebbe importarmi ma invece mi importa, eccome. Non si è mai avvicinato di giorno a me, o perlomeno non davanti alle persone. Si vergogna forse?

Qualcosa mi spinge a sfidarlo e il perché non saprei nemmeno dirlo. Cosa farebbe se mi vedesse senza inibizioni nei confronti di un altro ragazzo di fronte a tutti?

Mi volto verso Josh, un biondino niente male che mi lancia spesso occhiate piacevoli, non ha mai osato avvicinarsi ma sta seduto al mio fianco come se aspettasse un mio segnale, uno qualsiasi per farsi avanti. Gli faccio l'occhiolino e lui si stringe a me sulla panca e allunga un braccio sulla mia spalla.

Perché l'ho fatto, cazzo. Sono una stupida ragazzina idiota. Adesso faccio i capricci per attirare la sua attenzione? Fanculo al piccolo lord e a quando è piombato nella mia cazzo di vita. Era già tutto abbastanza complicato anche senza di lui.

Il tavolo trema prima ancora che me ne possa rendere conto facendo scattare in piedi le tre ragazze, e gli altri quattro ragazzi che stanno seduti con me compreso Josh.

«Toglile quelle fottute di mani di dosso altrimenti tra un minuto esatto non avrai più le palle attaccate al cazzo per il resto della tua miserabile vita» ringhia una voce roca e gelida e due pugni sbattono sul tavolo con prepotenza.

Artem.

L'ho provocato e lui si è precipitato qui.

Mi do uno schiaffo mentale e mi complimento per la stronzata che ho appena fatto. Per fortuna non c'è Elyas nei dintorni altrimenti ci avrebbe pensato lui a rimettermi a posto.

«S-scusa amico» balbetta Josh «pensavo fossero solo voci» continua con la faccia pallida.

«Beh non lo sono, e adesso vattene» urla con gli occhi iniettati di veleno il piccolo lord.

«È tutto apposto, Josh. Ci siamo fraintesi» mi alzo rammaricata osservando il mio amico che mi guarda preoccupato «va tutto bene, vai» lo esorto ad andarsene assieme al resto dei miei compagni che a quanto pare, sono terrorizzati da cosa potrebbe accadermi.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora