ARTEM
Campus estivo - Los Angeles
29 luglio
Mi sono svegliato col suo viso caldo sul petto. Non ha più avuto incubi da quando sono piombato nella sua vita e per quanto lei si ostini spesso a farmi resistenza so che mi vuole tanto quanto la voglio io. Per due come noi è inevitabile. Due anime spezzate che vivono nella loro follia. Siamo la stessa faccia della stessa medaglia, incastrati alla perfezione come un tassello di un puzzle.
Affondo il naso tra i suoi capelli che mi solleticano il collo e inspiro il suo profumo di vaniglia come se fosse la mia linfa vitale perché cazzo, lo è sul serio.
«Sei ancora qui?» mi domanda con voce roca. È la prima volta che aspetto che si svegli prima di svignarmela, avevo bisogno anche di questo, insieme a tutto il resto di lei.
Annuisco sul suo viso strofinando le labbra sulla guancia solleticandole la pelle. Arriccia il naso e fa una smorfia con gli occhi ancora socchiusi.
«Volevo restare con te» rispondo piano. Ho una strana sensazione che mi annoda lo stomaco e che non mi ha permesso di andare via. Volevo tenerla stretta a me ancora un po' prima di tornare nella mia stanza.
I primi raggi del sole le illuminano il viso delicato e le labbra carnose, che premono sui miei muscoli tonici. Starei così per ore senza mai staccarle gli occhi di dosso.
«Piantala, non è me che vuoi. Stai facendo tutto questo solo per fare incazzare Elyas, lo so»
Le sue parole mi piombano addosso come proiettili e forse me lo merito. Non sono stato un principe azzurro con lei ma non sono nemmeno uno che ha rimorsi, non ne ho mai avuti. Ma in questo momento ho necessità di farle capire come stanno davvero le cose.
«Se lo avessi voluto davvero, ti avrei portata in giro per il campus ogni fottuto giorno davanti a tutti quegli idioti lì fuori, e davanti a tuo cugino» faccio un lungo respiro poi riprendo a parlare «invece mi sono limitato a tenerli alla larga da te e ho preferito averti tutta per me. Mi sembrava di avertelo già dimostrato» alza lo sguardo e pianta le sue iridi nere nelle mie.
«E cosa succederà quando andrò via?»
È come se tutte le sue sicurezze stiano vacillando e per quanto mi elettrizzi intimorirla, adesso devo interrompere questi stupidi ingranaggi nella sua testa.
«Tu aspettami, io verrò a prenderti appena posso» mi limito a dirle sperando afferri il concetto.
«Lo zio non lo permetterà mai, tu non sai come funziona nei club dei motociclisti...»
«Sss» le metto due dita sulle labbra per zittirla «so bene come funzionano quei cazzo di club, sono loro a non sapere come funziono io e se ti dico che sei mia, è perché lo sarai per il resto dei tuoi giorni. Non sono uno che parla a vanvera. È te che voglio.»
Lei china la testa e resta a crogiolarsi sopra di me, tira un grosso sospiro e allunga un braccio attorno al mio busto. Lo sapevo fin dal primo momento in cui l'ho vista: mia.
«Perché non ti ho mai vista piangere?» domando di getto. È una cosa che mi sono chiesto spesso da quando la conosco. Quel giorno al lago dopo avermi visto picchiare a sangue un ragazzo e dopo aver cercato di intimidirla, non ha fatto una piega né versato una lacrima, così come nei giorni successivi quando alle volte mi spingevo troppo oltre con lei. Qualunque ragazza al posto suo avrebbe piagnucolato come una femminuccia.
«Io non piango mai. Non piango da quel giorno...» si blocca e le faccio cenno di fermarsi. Dovevo arrivarci da solo a questa conclusione.
«Nemmeno quando hai ucciso quell'uomo?» la guardo curioso studiando la sua espressione.
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1
RomanceArtem è il più piccolo degli uomini Kovalenko, una famiglia russa della Bratva che ora vive in California. La sua vita cambia quando decide di vendicarsi di Elyas Garcia, un giovane motociclista messicano che è diventato il nuovo bullo del campus e...