capitolo 22

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BEATRIZ

Campus estivo, Los Angeles

30 luglio.

17 anni




È stata la notte più bella della mia vita, ho ceduto al piccolo lord. È piombato nella mia vita di prepotenza e si è preso ogni cosa di me e a me è piaciuto. Mi è entrato dentro e si è insinuato sotto la mia pelle fino a spaccarmi il cuore che ora batte per lui. Solo per lui.

Sono sua.

Lui è mio.

Gliel'ho giurato.

Ho ancora il suo sapore addosso mentre cammino sul vialetto con i libri stretti in mano e la divisa del campus intenta a raggiungere l'aula per il corso di moda.

Un brivido improvviso dietro la nuca mi fa rizzare i peli quando penso a quello che mi ha detto Adam Perez ieri.

Si è accorto che gli abbiamo rubato il cellulare e ha provato a toccarmi in modi che non avrebbe dovuto.

Non ho detto nulla a Elyas, sono scappata dopo averlo ferito con il mio uncino e sono tornata in camera tra le braccia del mio fidanzato. Nel posto in cui mi sento più al sicuro. Sapevo che mi stava aspettando. Lo fa sempre.

Attraverso il lungo corridoio e mi irrigidisco quando sento qualcosa tapparmi la bocca e una mano aggrappata alla mia vita che mi trascina indietro.

Un panno impregnato di qualche liquido mi serra bocca e naso.

Mi sento stordita.

I miei libri cadono in terra e vedo nero.

È tutto buio.

Mi scoppia la testa e mi fanno male le braccia.

Riesco a stento a schiudere le palpebre per il forte dolore che ho nelle ossa.

Alzo gli occhi in direzione della fitta che sento ai polsi e tutto quello che vedo sono delle corde girate attorno a una trave di legno sul soffitto che scendono e mi tengono appesa come un prosciutto.

Cerco di sollevare i piedi nudi dal pavimento per darmi conforto alle braccia, quanto basta per allentare la presa.

Dove sono?

Intravedo delle enormi querce dalle finestre ai lati della stanza. Mi trovo in una baita in mezzo a un qualche bosco. L'odore di muschio e di terra bagnata permea l'aria. Ho le labbra secche e la gola in fiamme.

«Buongiorno, bambolina» qualcosa di freddo striscia tra le mie gambe sulla pelle nuda.

Chi cazzo è?

Si muove come un'ombra alle mie spalle, poi con passi lenti si posiziona davanti a me.

Rufus. Il ragazzo che ha provato a molestarmi al lago, quello a cui Artem ha spaccato la faccia.

«Che cosa vuoi da me?» sibilo tra le labbra screpolate e odo il rumore di altri passi venirmi incontro.

Adam Perez.

Non è possibile.

«Vedi, bambolina. Pensavi di fregarmi col tuo cuginetto, ma in realtà ero io che stavo fregando voi» i suoi occhi sono piantati nei miei. Con una mano prende il bastone di ferro che tiene Rufus e inizia a strisciarlo sulla mia carne.

Ho addosso solo la mia t-shirt bianca e gli slip. Le mie gambe sono nude, mi sento esposta e dannatamente vulnerabile. Mi hanno spogliata.

«Che cosa vuoi dire?» domando. Non capisco di cosa stia parlando.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora