capitolo 27

329 32 3
                                    

BEATRIZ

Oggi


«Cariñoo» strillo appena vedo Elyas poco prima di raggiungerlo, saltargli addosso e avvolgergli le gambe intorno alla vita.

«Guapa! »mi stringe forte roteando col busto in girotondo. Mi lascia andare, pianta i palmi delle mani sul mio viso e inizia a scrutarmi da capo a piedi per controllare se è tutto apposto «stai bene?» sussurra con un filo di voce.

«Sto bene» rispondo strofinando il naso sulla sua guancia stringendolo ancora un po'. Mi è mancato da morire. Le sue mani i suoi abbracci la sua ossessione, e nonostante siano passati cinque anni è come se non me ne fossi mai andata. L'aria che si respira alla clubhouse è sempre la stessa e anche se la mia casa adesso è con Artem, questo luogo avrà sempre un posto nel mio cuore.

I suoi occhi guizzano alle mie spalle dove c'è Artem, Jass e Rick che aspettano impazienti prima di avvicinarsi a noi. Poi Elyas riporta il suo sguardo su di me.

«Ho un accordo con Sascia, ma se quei due stronzi mi fanno incazzare gli spacco la faccia» mormora e io gli sorrido sfiorandogli la guancia con la mano. Si ammorbidisce al mio tocco accoccolandosi sul mio palmo.

«No, non lo farai» rispondo ma non ne sono troppo sicura. Tra i due quello più incazzato è il mio ragazzo per via di Alys, e finché la questione non sarà risolta dubito che possano andare d'accordo.

Mi volto e faccio cenno ai ragazzi di avanzare. Tiro fuori dal pacchetto di sigarette uno spinello già pronto e me lo passo alle labbra prima di accenderlo e inspirare una boccata di marjuana che mi solletica il palato con il suo sapore amarognolo.

La prima ad abbracciare mio cugino è Jass, ovviamente; faremo presto i conti. Rick allunga un braccio per stringere la mano a Elyas ma quest'ultimo ha gli occhi puntati su Artem che lo fissa di sottecchi con la fronte aggrottata e l'aspetto di uno che sta per azzannarti.

«Smettetela immediatamente» li interrompo io.

Artem si avvicina a me sotto lo sguardo attento di Elyas, mi abbraccia da dietro e mi scocca un bacio sulla guancia prima di dirmi: «scusami, dea. Ma io e tuo cugino dobbiamo parlare. Lasciateci da soli»

Volto di poco la testa e lo scruto con un sopracciglio incurvato, poi guardo Elyas e penso mi abbiano capito entrambi al volo.

«Non me ne frega un cazzo se volete farvi a pezzi, basta che torniate vivi entrambi. Vi do un paio di ore dopodiché verrò a cercarvi per prendervi a calci nel culo» sogghigno «ora vado dallo zio» continuo e mi allontano portando con me Rick e Jass.

Percorro il vialetto sterrato che mi conduce all'ingresso principale della clubhouse e prima di varcare la porta dò ancora una volta un'occhiata all'esterno. Un grande terreno recintato si estende ai lati del capannone e della casa a due piani posizionata al suo fianco dove ci vive la maggior parte della famiglia Garcia. La mia famiglia. Siamo circondati da enormi querce, frassini e salici che proiettano le ombre tutto intorno cercando di rendere sopportabile il caldo infernale delle lunghe estati messicane. Dai racconti dello zio questo luogo, più di trent'anni fa, era un'enorme discarica abbandonata, così lui e suo fratello Rio -mio padre- decisero di occupare e costruire questa casa e fondare proprio qui il club motociclistico. Passo la mano sopra uno dei sellini di un Harley che mi ricorda la mia vecchia moto e i tempi in cui sfilavo per le strade assieme a Elyas e lo zio. Ero l'unica ragazza a possederne una e mi faceva sentire speciale. Spesso uscivo da sola e mi ritrovavo a vagare lungo la costa con il vento che mi tagliava la faccia e i capelli che mi solleticavano le guance. Arrivavo fin cima a una collina a strapiombo sull'oceano e restavo lì per ore ad ascoltare le onde ruggire incazzate contro gli scogli e pensavo a come sarebbe stato bello far provare ad Anastasya tutto quello che provavo io. Chiudevo gli occhi ed era come se fosse lì con me. Pensavo potesse sentirmi in qualche modo, percepire la mia presenza e il mio calore ovunque si trovasse. Ogni volta giuravo a me stessa che non avrei mai mollato, ma spesso le mie riflessioni ruotavano al contrario e mi domandavo se anche lei mi stesse cercando come mi aveva promesso tanti anni fa. Mi avrebbe riconosciuta? L'avrei riconosciuta? Sarebbe tornato tutto come un tempo tra di noi? Stava meglio senza di me? Eppure nonostante i miei dubbi, ho sempre sentito il suo respiro in fondo al mio cuore. Lei era con me allora, ed è con me anche adesso.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora