capitolo 18

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ARTEM

Oggi



Fisso l'orologio sulla parete che segna le due di notte mentre me ne sto in mutande sdraiato sul divano. Sputo anelli di fumo in aria assaporando l'hashish che mi invade la bocca e rilassa i miei muscoli tesi.

Non riesco a starle accanto. Il mio corpo la reclama ma la mia mente oppone resistenza. Lei è lì e mi vuole tanto quanto la voglio io, e il solo pensiero che sia stata con altri uomini in questi cinque anni mi fa venire voglia di ficcarle l'uccello in gola mentre dorme fino a strozzarla.

Quando mi ha chiesto della stanza chiusa non ho resistito all'impulso di recarle gelosia, è quello che si merita. Voglio che provi anche solo la metà di quello che provo io.

Ho passato l'inferno in questi cinque anni, e a parte qualche Escort che mi mandava mio fratello per farmi succhiare l'uccello, non sono riuscito a toccare altre donne. A dirla tutta nemmeno quelle troie toccavo, dovevano limitarsi a succhiare inginocchiate e andare via, lontano dalla mia vista prima che qualche istinto omicida prendesse il sopravvento. L'impulso di strangolarle solo per aver osato toccare qualcosa che appartenesse alla mia dea mi offuscava la mente.

La vibrazione del cellulare interrompe bruscamente i miei pensieri.

Sascia.

I miei fratelli hanno questo strano vizio di chiamarmi di notte.

«Fratello» lo saluto mentre do una boccata di altro hashish «non potevi aspettare domani per parlarmi?»

«Non ci sarò domani, fratellino. Ho un paio di udienze a New York e devo trattenermi lì» sono quasi sicuro che non si tratti di udienze.

«A cosa devo questa chiamata?»

«Vacci piano con lei, piccolo lord» raddrizzo la schiena e mi metto seduto. All'improvviso è come se mio fratello avesse acceso una fiamma all'interno della mia gabbia toracica che diventa incandescente come lava.

«Mi hai chiamato per dirmi questo?» rifletto alle sue parole.

«Artem, lo so quello che stai provando in questo momento...»

«No, non lo sai. Cazzo!» sbotto. E per quale cazzo di motivo mio fratello dovrebbe dirmi come comportarmi con la mia ragazza che mi ha preso per il culo per cinque anni?

«Artem...» il suo tono è pacato, vuole calmarmi ma non è così che funziona con me, e lui lo sa.

«Sascia...»

«C'è qualcosa che non torna in questa faccenda, fratellino».

Spengo il mozzicone nel posacenere e mando giù due dita di vodka dal bicchiere di cristallo.

«Beh ci ero arrivato anche io. Quello che non capisco è perché si sia nascosta da me per tutto questo tempo. Non mi va giù, Sascia.» mi passo una mano tra i capelli e ho l'irrefrenabile bisogno di girarmi un altro spinello.

«Il ragazzo sbudellato nel bosco era il figlio di uno dei capi dei Sinaloa. La volevano morta ed è quello che gli ha fatto credere, ma il punto è che...» si blocca e sto quasi per perdere la pazienza.

«Che... cosa, bro?»

«Credo che sia stato Elyas a ridurlo in brandelli e quella era rabbia, Artem.»

Si, ma è anche la firma di Elyas. Quella che usa ogni volta che ammazza qualcuno.

«Fratello, anche io non sono affatto delicato quando uccido qualcuno» non capisco dove voglia andare a parare.

«Gli ha tagliato il cazzo e gliel'ha ficcato in bocca, e questo mi fa pensare solo una cosa. Ma finché Alys non mi darà conferma... Ti ripeto, vacci piano con lei, non vorrei ti pentissi di qualcosa.»

«Non le farei mai del male, Cristo!» e poi diavolo, non voglio nemmeno pensarci. Potrebbero essere solo voci e finché Alys o Bea non si decidono a parlare non voglio farmi strani pensieri. Rischierei di radere al suolo questo cesso di mondo prima che faccia giorno.

«Ti chiamo appena ne so di più» e attacca senza darmi il tempo di replicare. Ho la testa piena di immondizia in questo momento e non voglio credere che quelle voci siano vere. Deve esserci un'altra spiegazione e preferisco odiarla piuttosto che pensare a un risvolto del genere.

Bea mi ha lasciato il numero di Elyas e oggi l'ho chiamato solo per scambiare due chiacchiere con lo stronzo che ha fatto a pezzi il cuore di mia sorella. Mi ha ringhiato addosso per aver spaccato il labbro a sua cugina e ha minacciato di venire a farmi il culo se dovessi farle qualcosa. Come se potessi farcela. Cristo santo nemmeno se volessi ci riuscirei. Riaverla con me è un miracolo e ancora sono incazzato per il fatto che qualche sera fa ha provato a uccidersi immergendosi in quel cazzo di oceano. Aveva le labbra viola e tremava come una foglia quando l'ho presa tra le mie braccia.

Dopo essersi sfogato ci ha tenuto a chiedermi di contare fino a dieci prima di trarre conclusioni affrettate. Non ha parlato, nemmeno lui lo fa. Si è limitato a dirmi che deve essere Bea a farlo e questo mi confonde solamente di più, e odio sentirmi così.

Apro il laptop, clicco sul sistema di sorveglianza e mi metto a cercare tra i filmati la conversazione telefonica che hanno avuto la mia ragazza e suo cugino.

Eccoli lì, tutti e due che parlano in una videochiamata. Sembrano tesi. Bea è nervosa e scuote la testa quando Elyas le chiede di raccontarmi tutto, è terrorizzata. Parlano di un referto ospedaliero che hanno fatto sparire e lei si agita fermandosi a metà frase con le mani strette tra i capelli. Ha paura di me e della mia reazione. Non so più cosa diavolo pensare.

Che cazzo è successo?

No, non mi darò pace mia dolce dea.

Chiudo il laptop e digrigno i denti, devo solo avere pazienza e la mia dea parlerà. La porterò al limite e le caverò di bocca le parole anche a costo di vederla dare di matto.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora