capitolo 29

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BEATRIZ

Oggi



Respiro a fatica e ho la testa che mi scoppia, sembra come se qualcuno mi avesse piantato delle spille roventi nel cervello. Mi fanno male le gambe e il senso di nausea mi arriva dritto alla gola dove un sapore metallico mi sta facendo venire il voltastomaco.

Schiudo le palpebre e provo a muovermi ma con questi dolori è quasi impossibile. Sono sdraiata sul cemento freddo in posizione supina con le mani legate dietro la schiena. Credo di trovarmi nello scantinato della clubhouse insieme ad altre quattro o cinque persone, più o meno quelle che riesco a contare con la vista offuscata. Cerco di mettere a fuoco quello che sta succedendo ma le ultime cose che ricordo sono le labbra calde di Artem premute contro le mie prima che uscisse con Rick, Elyas e lo zio.

Un paio di candele illuminano la stanza buia impregnata di muffa che mi colpisce le narici facendomi storcere il naso. Ho sempre odiato questo odore, mi ricorda la nave in cui mi sono imbarcata per arrivare in Messico la prima volta.

Sono scalza con addosso una canottiera lunga bianca e gli slip, gli stessi indumenti di quando sono andata a dormire ieri sera insieme al mio fidanzato. Sposto il peso di lato per muovermi e cambiare visuale, se ci sono io qui sotto di sicuro c'è anche Jass.

«Jass» provo a chiamare sussurrando ma in risposta sento solo lamenti strozzati «Jass!» riprovo con più voce, e stavolta qualcuno risponde.

«Dove siamo B. che succede? Non riesco a muovermi» si schiarisce la voce tossendo mentre un mormorio di altre voci fa eco nello scantinato. Devono essere le donne della clubhouse ma se i conti che ho fatto sono giusti, ne mancano all'appello almeno altre dieci. Spero solo che siano ancora vive e che chiunque ci abbia rinchiuso qui dentro non abbia abusato di loro. Man mano che i secondi passano riesco a focalizzare la stanza e finalmente mi alzo. Devo trovare un modo per slegare le mani e portare tutti in salvo.

«Credo ci abbiano teso un agguato i colombiani» le dico sottovoce «dobbiamo andarcene subito da qui» continuo dopo aver trovato una trave di legno scorticata attaccata alla parete e inizio a sfregarci contro i polsi, ce la posso fare.

Calma Bea, respira.

Strofino le corde strette sul legno fino a staccarmi quasi le braccia dalla forte pressione che sto esercitando. Una goccia di sudore mi scivola sulla schiena mentre continuo a fare su e giù con le mani. Sussulto appena sento le corde rompersi e mi affretto a trovare qualcosa di affilato per liberare il resto delle donne. Una volta liberate cerco l'uscita sul retro dello scantinato portando con me il coltello e procedo a passi lenti verso l'esterno facendomi seguire silenziosamente. Premo il pulsante sulla collana che mi ha fatto indossare Artem pronunciando la parola d'emergenza non appena varchiamo l'uscita. Non so se questo segnale riuscirà ad arrivare a lui o ad Alys, ma me lo auguro con tutto il cuore.

Tiro un sospiro di sollievo alla vista del sole e all'ondata di aria calda che mi sbatte in faccia e mi lascia respirare a pieni polmoni, non ne potevo più di quell'odore di marcio. Le donne mi seguono e le accompagno nel rifugio dietro alla clubhouse che costeggia il capannone sul retro, uno di quelli costruiti per le emergenze, poi me ne vado insieme a Jass a perlustrare la zona e a capire cosa cazzo sta succedendo. So che non dovrei muovermi affatto senza i ragazzi, ma se fosse successo qualcosa anche a loro non potrei mai perdonarmi di essere stata con le mani in mano.

Avanziamo di qualche metro prima di scorgere delle sagome all'entrata della casa che non appartengono a nessuno dell'MC Tijuana. Alcuni sono i colombiani del cartello Sinaloa, li riconosco dalle toppe sulle giacche di pelle, altri sembrano essere dei mercenari che hanno assoldato per tenderci l'agguato. Ci sono una trentina di Harley parcheggiate e un paio di furgoni neri fermi sul viale alberato. Mi volto e non vedo più Jass alle mie spalle. Maledetta stronzetta, fa sempre di testa sua. Guizzo la testa a destra e sinistra, poi provo a mettere in funzione gli auricolari di Alys ma non sembrano dare cenni di vita.

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora