capitolo 24

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BEATRIZ

Oggi



Mi sveglio da un sonno profondo, qualcosa mi ha punto il braccio e poi sono crollata, ricordo solo di avere pianto fino allo stremo.

Ho dolore alle braccia mentre l'acqua calda mi avvolge e la mia schiena è appoggiata contro un petto muscoloso.

So di chi è. Riconoscerei il suo profumo ovunque.

Mi sento stordita e ho la sensazione di scivolare.

«Ci sono io qui» la voce di Artem mi conforta così come le sue braccia che mi tengono stretta.

Dispensa baci lungo il mio collo e le spalle «ti sei calmata, finalmente. Mi mancavi»

Sospiro e mi godo la sensazione del calore del suo corpo prima di mettere a fuoco quello che è successo.

Gli ho raccontato tutto e la percezione di angoscia risale fino a ostruirmi la gola.

«Sei ancora qui» sussurro, mentre le sue mani tatuate tracciano delle linee morbide sulle mie braccia.

«Non c'è nessun altro posto in cui vorrei stare» mormora avvolgendomi l'orecchio con le labbra.

Mi crogiolo nel suo abbraccio sperando non sia solo un sogno. Mi accarezza le ferite che mi sono procurata e diffonde baci sulla mia pelle sfregiata. Stiamo nella vasca da bagno immersi tra la schiuma e l'acqua calda.

«Non dovresti, invece. Non ti ho detto tutta la verità» il pensiero di tornare a quel giorno mi fa gonfiare gli occhi e le lacrime iniziano a scendere da sole.

Sto piangendo. Di nuovo.

Ho pianto anche prima, mentre gli lanciavo dei coltelli e gli vomitavo addosso quell'orribile giornata.

«Sss» mi serra le labbra con due dita «so tutto. Ho visto il video e so di quel maledetto referto...»

Quel video. Sapevo sarebbe uscito fuori prima o poi. Lo avevo cancellato e avevo distrutto il telefono di Adam Perez, ma Alys è riuscita a tirarlo fuori, era questione di tempo. Speravo solo che non vedesse quello schifo. Che non vedesse il mio tradimento.

Mi hanno toccata altri uomini.

Glielo avevo giurato.

Ero sua.

E non sono riuscita a proteggere il nostro bambino.

Dovrebbe odiarmi, e invece è qui. Mi abbraccia, si prende cura di me.

«Un uomo dei Sinaloa mi aveva riconosciuta, ma prima che lo uccidessi mi ha pugnalata.»

Quella mattina ero uscita solo per andare a fare l'ecografia, non uscivo mai. Mai.

Mi accompagnarono due amici di Elyas del circolo Mc Valley ma non furono abbastanza veloci da poter fermare l'aggressore. È stato veloce. Scaltro. Dopo aver sentito la lama conficcarmisi sulla pancia, ho spalancato la bocca dal forte spasmo. Poi ho sfilato dalla tasca il coltello che tenevo con me e l'ho colpito dritto al cuore. Ma sentire la lama scorrere attraverso la sua carne non ha fermato la mia emorragia, tanto meno il senso di sconfitta. Avevo le mani ricoperte di sangue e un dolore lancinante all'addome. Stavo perdendo il mio bambino prima ancora che potesse vedere la luce del sole e abbracciare suo padre.

Dovevo solo aspettare che le acque si calmassero prima di vedere Artem e di raccontargli di suo figlio. Non ci sono riuscita.

Correre in ospedale non è servito a nulla «non l'ho protetto» tiro su col naso e stritolo il suo braccio che mi stringe il petto «è colpa mia e avevo giurato di essere tua»

𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora