ARTEM
Oggi
«Fottuti rammolliti del cazzo!» sbraita con voce ruvida come la pietra Sascia che avanza verso di noi. Il suo sguardo gelido avvolge i muscoli del suo viso contratto mettendo in risalto la barba fatta di una rasatura perfetta che copre la mascella scolpita. La camicia bianca con le maniche arrotolate gli scoprono gli avambracci ricoperti di tatuaggi e prosegue a passo lento nella nostra direzione con la mano stretta sul collo di Rufus, che fatica a stare al suo passo. Le scarpe Armani tirate a lucido calpestano il terreno sabbioso impolverandole e fa una smorfia mentre osserva la sabbia che le sta sporcando. Ogni centimetro di lui fa capire chi comanda e credo proprio che in questo momento sia incazzato con noi.
«Ho mandato i tuoi uomini a seguirlo» replico giustificando le mie azioni ma so che ha ragione, sarei dovuto andare io a catturarlo. Non avrei dovuto lasciare a nessuno quello che era il mio obiettivo principale, ma vedere Bea in quello stato mi ha fatto dimenticare di tutto. La voglia di stringerla a me è stata più forte di qualunque altra cosa e so perfettamente che era la cosa sbagliata da fare in quel momento.
«I miei uomini servono a coprirti le spalle, idiota» le sue parole dure mi ricordano con chi ho a che fare: Il diavolo, ma mi ricordano anche che gli devo la mia fottuta vita e tutta la mia lealtà. «Voi tre invece» prosegue indicando me, Elyas e Rick con la mano libera «siete le mie braccia e mi aspetto che siate esattamente l'estensione del mio corpo e del mio cervello» mi lancia Rufus ai piedi che barcolla e cade a terra in ginocchio con il volto insanguinato e la maglia strappata. «Adesso vediamo se ti ricordi come si fa» sputa ancora prima di rivolgermi un altro sguardo rovente. Certo che mi ricordo, cazzo. Mi ricordo ogni fottuto momento che ho passato con lui ad addestrarmi in una gabbia circondati da bestie feroci, mi ricordo ogni ferita che mi ha inflitto per farmi sopportare il dolore e ogni uomo che ho ucciso sotto i suoi occhi compiaciuti e famelici. Stava allevando la sua nemesi ed era orgoglioso di me, come io lo sono di lui. Perché mio fratello non è stato solo questo, ma è stato anche un padre per me e Alys. Ogni volta che finivano i nostri duri allenamenti, lui si dedicava con devozione a curare le mie ferite e mi parlava come un uomo adulto fa con suo figlio. Scavava nella mia mente e mi scrollava di dosso tutte le paure e le insicurezze. Mi ha reso un uomo forte e sicuro, un uomo deciso e mi ha insegnato a usare il cervello prima di ogni cosa, anche se non sono riuscito mai a domare miei impulsi. La pazienza è sempre stata mia nemica e questa volta ho sbagliato. La paura di perdere di nuovo Bea mi ha domato, sarebbe potuta finire male per noi e per lei. Non accadrà di nuovo.
Ma c'è una cosa che non mi è chiara nelle sue parole. Da quando Elyas è diventato una delle sue braccia? Perché si fida così tanto di lui adesso?
Mi scrollo questo pensiero dalla testa fissandomi un appunto mentale in modo da poter ritornare sull'argomento non appena avrò modo di parlare con mio fratello. Sposto il peso sui talloni e rivolgo lo sguardo dalla parte di Rufus ancora in ginocchio che tiene gli occhi puntati sul terreno sotto di lui.
«Guardami» ordino. Lui alza di poco la testa rivolgendomi un'occhiata fugace e timorosa. Sollevo gli angoli della bocca mentre scorgo nelle sue iridi nocciola la sconfitta e la mancanza di reagire a quello che sta per accadergli. O forse è così ingenuo da pensare che ci sia qualcuno ancora in grado di poterlo salvare, quando intorno a noi ci sono solamente cadaveri di colombiani ridotti come degli scolapasta. Io ed Elyas abbiamo capito che c'era qualcosa che non andava negli ordini di suo padre Hugo, così abbiamo pensato a un piano diverso mentre suo padre era convinto che lo stessimo seguendo fino al confine. Abbiamo deviato il percorso tornando indietro poco dopo mezz'ora di viaggio. L'allarme lanciato da Bea non ha fatto altro che confermare i nostri sospetti ed è stato a quel punto che ho chiamato gli uomini di Sascia. Come sia arrivato anche mio fratello qui, è ancora un mistero.
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𝖂𝖊 𝕬𝖗𝖊 𝕮𝖍𝖆𝖔𝖘 - 𝕬𝖗𝖙𝖊𝖒 - 𝖛𝖔𝖑. 1
RomanceArtem è il più piccolo degli uomini Kovalenko, una famiglia russa della Bratva che ora vive in California. La sua vita cambia quando decide di vendicarsi di Elyas Garcia, un giovane motociclista messicano che è diventato il nuovo bullo del campus e...