Prologo

1.1K 46 4
                                    


Ho sempre avuto molta fiducia nel genere umano. Mi sono sempre chiesta cosa spingesse le persone a compiere cattive azioni, ad essere poco gentili verso il prossimo. E, nella maggior parte dei casi, sono sempre riuscita a giustificarli, a comprenderli.

Sono stata definita pazza per questo. Illusa, ingenua... infantile. Ma, nonostante tutto, in me esiste ancora una parte che crede a quello che dico.

Forse mi sbaglio, forse hanno ragione gli altri e dovrei soltanto accettare il fatto che questa mia continua ricerca del bene, non sia altro che una profonda e persistente esistenza del male nella mia vita.

Come se una parte del mio cervello avesse rimosso il passato, crogiolandosi in un'eterna beatitudine che nemmeno esiste.

In un paradiso terreste io cui io sono l'unica devota, circondata da fiamme che vorrebbero ustionarmi, dalle quali, però, sembra che io sia piuttosto brava a tenermi alla larga.

Mi chiamo Mia, ho vent'anni e sento di essere nel momento migliore della mia vita.

Perché non dovrebbe essere così?

Perché dovrei lasciare alla mia mente il potere di abbattere le mie difese, di non credere più in nulla o di trasformarmi in qualcosa che non vorrò mai essere.

Posso illudermi di poter vivere nel presente, con la convinzione di star costruendo il mio futuro partendo da una base solida e non da una piena di crepe.

Da qualche parte ho letto che siamo noi gli autori del nostro destino, gli scrittori della nostra storia.

Io ho già impugnato una penna stilografica, anche abbastanza chic, e sono pronta, lo sono davvero, per scrivere il resto di una storia che non vedo l'ora di vivere.

Probabilmente, se avessi la possibilità di leggere l'ultima pagina di questo libro, lo farei.

Darei una sbirciatina solo per sentirmi più tranquilla.

Ma non posso.

Devo godermi questo viaggio, a prescindere da quante curve e salite dovrò affrontare prima di giungere a destinazione.

Nel frattempo, la mia attenzione è tutta catalizzata sulle auto che mi precedono prima di poter raggiungere i cancelli di Harvard.

Non ci credo che sto per iniziare un nuovo anno in questa università, e ancor meno riesco a capacitarmi del fatto di essere riuscita a dare tutti gli esami di quello precedente.

Harvard ha sempre fatto parte dei miei sogni e non permetterò, mai più, a niente e a nessuno, di farmi rinunciare a qualcosa che mi riguarda.

Per un attimo tremo; l'ombra di un ricordo minaccia di colpire la mia memoria proprio nel momento sbagliato. Ma il traffico si sta dissipando e io non posso e non voglio rovinarmi questo primo giorno del mio secondo anno qui.

Mi viene da sorridere, mentre parcheggio e noto le migliaia di matricole ansiose ed eccitate per quello che le aspetta. Le invidio. Vorrei rivivere questa sensazione all'infinito, ma al contempo sono troppo felice di rivedere la mia compagna di stanza e qualche vecchia amicizia nata proprio in queste mura.

Così spesse, così alte, così piene zeppe di storie di ogni tipo.

Vorrei poterle conoscere tutte, sono sempre alla costante ricerca di qualcosa che sazi la mia infinita curiosità.

Di qualcosa di bello a cui pensare...

Prendo un lungo respiro e, quando spengo il motore e mette un piede fuori dalla mia auto, mi sento di nuovo a casa.

Può un luogo avere questo potere?

Harvard, per me, c'è l'ha.

Rappresenta la mia rinascita, un posto in cui il passato non mi ha seguita. Dove sono semplicemente Mia: una ragazza ambiziosa, che studia legge e che si impegna tanto perché crede davvero di poter, un giorno, fare la differenza in questo settore.

Già, ho molta fiducia nel genere umano, e spero che questo lavoro non mi farà mai cambiare idea.

The last chanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora