21. quando il passato torna...

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L'essere umano è strano, infelice di natura, insoddisfatto costantemente e molto autocritico.

Forse la mia teoria è sbagliata, forse sono diventata una persona estremamente negativa, ma nessuno è ancora stato in grado di farmi cambiare idea.

Tranne Ian, seppure soltanto per una notte.

La scorsa serata è stata bellissima e ho provato delle sensazioni che non provavo da tempo.

Ho davvero creduto di essere una ragazza normale, una ventenne che si gode la vita senza grandi pretese. Baciarlo ha fatto riaffiorare in me qualcosa che non pensavo potesse capitarmi di nuovo. Invece, lui è stato in grado di farmi stare bene, di farmi dimenticare il passato e di non aver paura di qualcosa che farebbe allontanare chiunque.

Poi i miei demoni sono tornati a farmi visita e non ho chiuso occhio fino alle prime luci dell'alba.

Mi sono chiesta che cosa penserebbe lui di me se dovesse venire a conoscenza della mia storia con Luke, se dovesse scoprire i motivi che mi portano in quella clinica o la storia della mia famiglia.

Le risposte che mi sono data non mi piacciono, ma potrebbero corrispondere alla realtà, nonostante io pensi che Ian sia molto meglio di questo.

Quando finalmente le forze mi hanno abbandonato, gli incubi sono riaffiorati e il mio primo amore ha infestato la mia falsa pace interiore.

Il volto di Luke è sempre nitido nei miei sogni, come se fosse reale, così come le sue parole che risuonano nella mia mente, scandite alla perfezione.

Le sue offese, i suoi modi per incutermi timore e poi quelle dolci parole d'amore che stonano con il resto.

Quando appare di notte sembra quasi che il mio corpo senta ancora il bruciare causato dai suoi pizzichi o da quegli schiaffetti sulle gambe, tirati con un'espressione sdegnata stampata in volto.

Luke sapeva come agire: piano ma con costanza, e questo rendeva le sue azioni meno gravi di quello che erano.

Era bravo a non esagerare ed io troppo stupida per capire che nemmeno quello dovevo accettare.

Ad oggi sono ancora molto dura con me stessa, ma se fossi stata in grado di fermarlo in tempo, quella notte lui non avrebbe provato a sfigurarmi.

Ogni volta che ci ripenso mi viene da vomitare e ogni volta che sono felice, lui mi ricorda che non posso esserlo.

Mi risveglio quasi ad ora di pranzo con un mal di testa atroce, come se avessi passato la serata precedente a bere fino a star male.

Ma io sono ubriaca per altri motivi, persa per altri motivi e demoralizzata dalla consapevolezza di non potermi vivere le cose belle che mi capitano al meglio.

"Buongiorno dormigliona."

La testa di Brooke sbuca dalla porta della mia stanza; indossa una tuta e ha i capelli raccolti in una coda alta.

"Giorno" borbotto, nascondendo la testa sotto le coperte.

"Hai dieci minuti per renderti presentabile e per infilare qualcosa in un borsone."

"Cosa?" provo a mettermi seduta al centro del letto, ma con scarsissimi risultati.

"Archie ha organizzato un campeggio per il week end, verrà anche mio fratello, qualche suo nuovo amico di Harvard e altra gente."

Impiego qualche secondo per comprendere il significato della sua frase, e mi bastano per capire che si tratta di una pessima idea.

"Ho molto da studiare, dopo le vacanze di Natale inizia la sessione d'esame ed io..."

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