13. Under the rain

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Quando la verità è venuta a galla e gli abitanti del mio paese sono venuti a conoscenza di quello che accadeva nella mura di casa, la mia vita è finita.

Potrebbe risultare una frase estrema, ma è esattamente così che mi sono sentita.

Essere guardata con compassione, ha fatto più male di altre cose.

Non ho mai voluto essere una vittima, non ho mai voluto che qualcuno pensasse a cosa fare per farmi stare meglio.

Niente avrebbe potuto cancellare quella notte e quelle che l'avevano preceduta.

Io, sì. Avrei dovuto capire che Luke non avrebbe lasciato perdere e che non avrebbe mai accettato la fine della nostra relazione. Mi ero sentita potente quando l'ho lasciato, quando, dopo l'ennesimo schiaffo che aveva seguito il primo, gli avevo detto che il suo comportamento era sbagliato e che non volevo fare la fine di mia madre.

Lei accettava quello che le veniva fatto, restava in silenzio e non interveniva quando Luke era prepotente con me, anche con le parole.

Ero innamorata di lui, ma, ancora oggi, ricordo la sensazione che ho provato, quando mi ha colpito per la prima volta.

Viveva in casa mia da più di un mese, eravamo una coppia a tutti gli effetti e avevamo persino fatto l'amore per la prima volta. Almeno per me.

Mi sentivo al settimo cielo, mi sentivo una donna ed era come se fossimo già due adulti che convivevano e che condividevano la quotidianità.

La verità, però, era ben diversa.

La nostra era soltanto una stupida illusione, e mio padre era l'ultima persona che Luke avrebbe dovuto prendere come esempio.

Oggi penso che lui sia nato in un contesto sbagliato, che l'ha influenzato e che ha influenzato anche il suo modo di approcciarsi alle donne.

Pensava che fossero inferiori, che dovessero ubbidirgli e che la violenza, di qualunque genere, fosse una cosa normale.

Non voglio giustificarlo e non lo farò mai, ma mi chiedo spesso che uomo sarebbe stato, se fosse stato cresciuto da genitori diversi e se, proprio come se, avesse avuto la forza di tenersi lontano dalle proprie origini.

Oggi non ha più alcun senso trovare una risposta, e mentre fisso il cielo, stesa sul prato di Harvard, mi porto una mano sul viso. Sulla guancia destra.

Lì dove, per la prima volta, Luke mi ha procurato un livido.


I litigi fra i miei genitori si fanno sempre più frequenti. Mio padre si lamenta per ogni cosa e accusa mia madre per le cose più strane. E' geloso in maniera ossessiva, inventa teorie e complotti che hanno senso solo nella sua mente. Vorrei intervenire e fargli notare che ha qualche rotella fuori posto, ma quando sto per farlo, mia madre mi rifila sempre un'occhiataccia. Sono stanca di questa situazione, stanca di non poterne parlare con nessuno. Luke è dalla parte di mio padre, dice che se agisce in questo modo ha i suoi motivi e non nego che questa cosa mi dia fastidio.

Poi, è sempre impegnato. Lavora tanto, ma quando è con me sa essere davvero molto dolce e premuroso. Mi abbraccia forte, dormiamo insieme tutte le notti. Questa cosa mi provoca disagio ed imbarazzo, ma sembra che per la mia famiglia non sia un problema.

Credo che... mi reputino grande abbastanza per poterlo fare. Quindi, perché non approfittarne?

Come ogni pomeriggio, da un mese a questa parte, sono stesa sul divano a guardare un film. Domenica siamo andati a fare il bagno e a prendere un po' di sole, ma non so quando questo ricapiterà di nuovo. Così, ritorno alla mia routine, e devo ammettere che non si sta poi così tanto male in casa, quando fuori fa un caldo infernale.

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