«Aiutami a non sentire più niente ti prego, piccola lama aiutami»
Oh...la piccola Psiche.
Psiche era come una farfalla intrappolata in una rete di tenebre, una giovane anima smarrita nel labirinto dei suoi pensieri tormentati. Sedici anni di vita, un fiore sbocciato nel deserto dell'esistenza, ma schiacciato dalla pressione dei suoi stessi demoni interiori.
E mentre mi accingo a narrare la sua storia, mi trovo ad affondare nelle profondità oscure della sua anima, dove la luce fatica a penetrare e il dolore risuona come un eco eterno.
Alcuni la chiamavano Psiche, altri conoscevano solo il riflesso opaco di quella giovane ragazza che camminava tra le ombre della sua stessa esistenza. Il suo corpo era un tempio di cicatrici, testimoni muti delle sue battaglie quotidiane contro un nemico invisibile, ma altrettanto devastante. «È come una droga», aveva confessato una volta, con voce spezzata e occhi velati di tristezza. «Appena ti senti male, vuoi sfogarti con una lametta. Appena lo fai, ti senti meglio. Ma dopo dieci minuti, ti accorgi che non è giusto. I tagli bruciano, devi mettere delle bende, e l'angoscia è ancora lì».
Il primo taglio, come una sottile fessura nel vetro della sua fragile esistenza, era arrivato quando Psiche aveva appena quattordici anni. Le crisi depressive e gli attacchi di panico avevano fatto irruzione nella sua vita come un uragano devastante, strappando via la tranquillità e la serenità che avrebbe dovuto godere durante l'adolescenza. «Non mi sono goduta la mia età» aveva confessato, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime di rimpianto.
L'innocenza perduta, il peso insopportabile di una sofferenza senza fine, la lotta costante per sopravvivere in un mondo che sembrava sempre più ostile e alieno.
I giorni si susseguivano, monotoni e grigi, come se il sole avesse dimenticato di sorgere su quel piccolo angolo di mondo che Psiche chiamava casa. I suoi genitori, intrappolati nelle loro stesse lotte e insicurezze, non riuscivano a vedere il dolore che logorava lentamente la loro unica figlia e Psiche, daltra parte, si trovava sola: circondata dalle ombre della sua stessa mente, senza una mano amica a cui aggrapparsi o una parola di conforto a cui affidarsi.
E così, in una fredda e solitaria notte, uno di quei tagli fatali ha finalmente aperto la strada verso la liberazione.
Una vena recisa, un flusso di vita interrotto, e Psiche se ne è andata via, lasciando dietro di sé tutti i suoi pesi e le sue sofferenze. La sua anima, ora libera dalle catene del dolore, si è alzata come una farfalla verso l'infinito, cercando finalmente la pace che tanto bramava e che le era stata negata in vita.
E così, mentre la sua storia giunge al suo amaro epilogo, io, la Morte, rimango qui, silenzioso testimone delle sue battaglie perdute e dei suoi sogni infranti.
Il destino di Psiche è stato segnato da una tragica fatalità, un'ombra che ha oscurato la sua giovane vita e ha infranto le sue ali prima che potessero prendere il volo.
E mentre la mia mano invisibile racchiude la sua anima, mi chiedo se ci sia stato qualcosa che avrei potuto fare per evitarne la fine prematura, ma il passato è scolpito nell'eternità, e i rimpianti non possono cambiare ciò che è già stato.
♪|farfalle - Michele Merlo
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Il narratore di suicidi
Non-Fiction⚠️| Questa storia tratta di tematiche delicate come: autolesionismo, disturbi alimentari, disturbi post-traumatici, disturbi psicotici, stupro, violenza su minori, abusi e tanto altro ancora. Se siete sensibili a queste tematiche, non siete obbligat...