XIX

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"le scritte dicevano di un-"

"finalmente ti ho travato!" disse una voce roca, dietro di loro.

"adesso sei mio"

i due ragazzi si voltarono.
il bosco era oscuro e il buio non permetteva loro di guardare e riconoscere a chi appartenesse la voce. non riuscivano a vedere nemmeno l'ombra della persona che aveva parlato.

videro, pian piano, accendersi una luce.
quella luce apparteneva alla torcia che quella cupa e preoccupante figura teneva in mano.
la torcia si accese, ne illuminó il viso, rivelandone l'identità.

Chan si pietrificó, rimase immobile. gli occhi spalancati, sentiva il fiato che iniziava a mancargli, il cuore nel petto accelerato, che batteva velocemente nella gabbia toracica.

avvicinò a sé Jeongin, intrecciando con lui le dita e avvolgendolo con le braccia, come per proteggerlo e tenerlo al sicuro.
Jeongin si strinse al maggiore, quasi nascondendosi dietro di lui, stringendo la mano calda di Chan.

Chan non riusciva a muoversi, era davvero pietrificato.
forse preoccupato, quasi deluso.

come poteva una persona che amava così tanto, una persona a cui teneva, 'tradirlo' in quel modo?

era quel sentimento che lo bloccava, che lo stava facendo impanicare e sudare.

sentiva le lacrime agli occhi, ma non aveva aveva la minima intenzione di piangere.
non voleva farsi vedere debole da Jeongin, in quel momento voleva fornirgli protezione, da appoggio.

"curioso.." disse la figura, inclinando il capo su un lato.

Chan fece un passo indietro, facendo indietreggiare assieme a lui anche Jeongin, che continuava a tenersi stretto al maggiore.

"curioso.." sussurró ancora tra i denti la figura "trovarti qui stanotte.."

Chan boccheggió, provò a dire qualcosa ma dalla sua bocca non uscì nemmeno un suono.

"nipotino mio.. dovresti essere a casa ora"

"..non-na.." balbettó Chan. le parole gli usciva spezzate, sommesse, tanto era lo shook.

Jeongin si strinse al maggiore, come se avesse paura di una misera vecchia.

"nonna.. perché sei q-qui?" si azzardó a chiedere Chan.

"non ti sembra ovvio?!" esclamó la nonna "sono qui per lui"

la nonna indicò Jeongin, allungando il bastone di legno scuro verso il ragazzo.
Chan se lo portò dietro la schiena, nascondendolo dalla vista della vecchia.

"cosa vuoi da lui?" chiese Chan, cacciando via la sorpresa iniziale e lo stupore, con la voce che gli si faceva cupa e scura.

"secondo te, cosa vorrebbe una persona da una fata?" disse la vecchia, facendo dei piccoli passi veloci verso i due ragazzi, avvicinandosi ai due.

"come fai a sapere che è una fata?" chiese ancora Chan, con un leggero tocco di preoccupazione e sorpresa, allo stesso tempo.

la vecchia puntó lo sguardo su Jeongin. lo guardava fisso, con gli occhi chiusi in fessure ed al ragazzo pareva di esser trafitto la lunghe, affilatissime lame.

"tu non ti ricordi di me.." sussurró la nonna.

"perché... dovrei?" balbettó Jeongin, facendosi leggermente avanti.

la vecchia si avvicinò a Jeongin, fu così vicina da toccare il viso pallido del ragazzo con le dita raggrinzite.
Jeongin riuscì a scostarsi subito, non voleva essere toccato da quella mano.

~I saw him standing there~ ^JeonChan^ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora