Capitolo 3

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Quando ritornai a casa mia madre non c'era. E nemmeno mio padre ovviamente. Così decisi di andare dalla nostra vicina,la signorina Viviane,molto giovane,che aveva ricevuto un'eredità enorme quando era appena una bambina di dieci anni. Era e probabilmente è ancora,  una di quelle persone che ti migliorano la vita, che ti rendono immune dalle disgrazie del mondo esterno.
Prima di uscire di casa presi il mio libro e un blocco di foglietti consumati dal tempo. Era l'unico quaderno su cui potevo scrivere e prima di me, l'aveva usato mio padre quando, da piccolo, annotava le notizie e tutto ciò che gli adulti dicevano e lui trovava interessante. 
Passavo molto tempo con Viviane perché lei era un'appassionata di libri e scrittura,proprio come me. E a differenza di molte ragazze nobili,era brillante, intelligente, senza un uomo più vecchio al suo fianco e poi...mi capiva più di chiunque altro nell'universo.
Bussai alla porta e dopo pochi minuti mi aprii lei -Buongiorno!- la salutai, drizzando la schiena -Ciao Julie!Entra pure!- aprì completamente la porta e mi lasciò entrare -E permesso...- sussurrai quando varcai la soglia dell'enorme casa. La prima cosa che balzava all'occhio di chi entrava in quella dimora era sicuramente la semplice e raffinata bellezza con la quale era arredata:' Molti quadri e poco oro è ciò che rende una casa l'abitazione perfetta' ripeteva sempre -Come mai qui?Anzi,no. Fammici pensare...libri!- strizzó gli occhi e poi scoppió in una risata cristallina -Come sempre- risposi sorridendo, scrollando le spalle, come se mi fossi rassegnata al mio stesso comportamento -Allora andiamo!- si avvicinò alla porta della sua meravigliosa biblioteca,per poi aprirla pochi secondi dopo -Ogni volta rimango stupefatta dalla maestosità di questa biblioteca!- inspirai l'aria sublime, che era un misto di fogli,colla e magia. Aspettai che lei si sedesse su una poltrona,prima di farlo io -Questa settimana hai scritto qualcosa di nuovo?- mi chiese.
Solo io e lei lo sapevamo. Stavo scrivendo una sorta di libro e lei mi aveva promesso che lo avrebbe fatto pubblicare da un suo amico scrittore e giornalista -Si!- le dissi aprendo il quadernetto -La nostra protagonista adesso è intrappolata nel castello a causa di un incantesimo di una cattiva strega che vuole sposare il suo amato...- iniziai a dire -Mi sembra un bel continuo...ma bisogna vedere il lessico e il contenuto!- delicatamente prese il taccuino che avevo tra le nani. Aveva tutta l'aria di un'intellettuale mentre leggeva e annotava a matita qualche errore. E lo era - Questo è lavor suo,Viviane!- le dissi ridendo -Ma questo è ovvio,mia cara Julie!- rispose ridendo anche lei.
-Posso posare il libro?- chiesi sostenendo a stento quel mattone -Si,se vuoi puoi prenderne uno nuovo- mi rispose senza muovere gli occhi dalle pagine che avevano accolto il mio racconto. Prendere un nuovo libro per me equivaleva a tenere tra le mani una nuova vita che doveva essere vissuta da me stessa.
Mi avvicinai a quei meravigliosi libri e misi tra loro quello che avevo finito. Mi misi alla ricerca di un racconto adatto a me, dato che la maggior parte di essi erano destinati ad un pubblico adulto, e non certo ad una ragazzina come me, che non capiva niente né di politica, né di storia, né di niente.
Finalmente lo trovai.

La ladra di roseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora