16 Apefa e la sua voce d'angelo

2 0 0
                                    

«Non so che cosa altro si potrebbe far fare a questi bambini e, inoltre, penso siano già troppo occupati!». Tata e Davi, l'educatrice della Maison, stavano parlando, sedute nel refettorio. Davi insisteva, dicendo che il corso di acrobazie e giocoleria era inutile e che dovevano sostituire l'attività con qualcos'altro.

«Ma ai bambini piace molto quel corso e il maestro di giocoleria è davvero bravo e ama il suo lavoro. Continuare il corso farà bene sia a lui che ai bambini», ribatté Susanna.

Una volta a settimana, infatti, i bambini venivano allenati da Cosha, un insegnate davvero in gamba che portava sempre con sé qualche attrezzo di giocoleria. Insieme, maestro e allievi, saltavano, facevano la torre umana e azzardavano capriole che mettevano ogni volta alla prova l'ansia di Tata. Era il momento della settimana che tutti i bambini aspettavano con gioia. Ognuno di loro si destreggiava in una o più attività: chi provava a far ruotare le palline, chi faceva muovere il diablo sul filo, chi cercava di non cadere dal monociclo.

«A me, invece, non piace e, per di più, è pericoloso. A che cosa serve saper far girare tre palle piene di sabbia?». Davi si ostinava a non capire il punto di vista di Tata, non faceva nessuno sforzo per comprenderla e questo scoraggiava molto Susanna.

«Davi, non deve per forza servire a qualcosa. È un'attività divertente ed è anche sportiva. Quando arriva l'ora di acrobazie si allenano i muscoli e nell'ora di giocoleria i bambini si divertono. Non è necessario che sia per forza utile a qualcosa».

Parlarono per molto tempo senza trovare un accordo: una voleva mantenere il corso di acrobazie e giocoleria e l'altra no. Come uscire da questo garbuglio?

«L'unica cosa da fare in questo caso è far decidere ai bambini. A molti piace, ad altri no, vediamo con il voto democratico che cosa ne viene fuori», disse Susanna.

Il giorno dopo, le due ragazze riunirono i bambini ed esposero il problema: Davi desiderava cambiare attività, trovava inutile imparare la giocoleria e l'acrobazia e proponeva invece il canto, per creare una corale alla Maison sans Frontières.

Purtroppo per entrambe il voto risultò pari. Uno dei bambini era malato e dormiva nel dormitorio dei maschietti; non l'avrebbero disturbato per farlo votare. «Bene, direi che ora ho bisogno di qualche minuto di riflessione da sola».

A Tata non era venuta nessuna idea migliore di tutte le altre già esposte. Si assentò per mezz'ora e andò a fare una passeggiata in cima alla collinetta vicino a casa. Da lì poteva godere di una bella vista e soprattutto di un'arietta quasi fresca, ma comunque piacevole.

Susanna tornò sorridente; evidentemente aveva trovato la soluzione, cosa che preoccupò non poco Davi.

«Bene, ho riflettuto e penso che sarebbe bello provare canto, come suggerisce Davi. Sono comunque contraria a bloccare l'attività di giocoleria ed acrobazie, quindi ora decideremo insieme un giorno adatto per fare il corso di canto».

Molti bambini applaudirono. L'idea di un coro entusiasmava tutti. A chi, infatti, non piaceva cantare? Forse solamente a Bienvenu e ad Angelo che si erano subito messi in un angolo facendo il broncio.

Tata disegnò una tabella sulla lavagna e divise le varie attività della Maison per i giorni della settimana. In effetti avevano già parecchie cose da fare. Il venerdì la giocoleria, il sabato lo sport e la domenica pomeriggio il corso di danza e musica tradizionale. Il resto della settimana dovevano tenerlo per i compiti scolastici, il riposo ed il gioco libero. Decisero di comune accordo di fissare canto il mercoledì alle quattro del pomeriggio, in modo da avere tutto il tempo per fare gli eventuali compiti.

«Non vedo l'ora che sia mercoledì», disse Apefa, una delle ragazze più grandi della Maison, stupendo Tata, che non conosceva la sua passione per il canto.

Storie di bambini senza confiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora